Gli hardware hanno fatto passi da gigante, in concomitanza con la crescita ormonale, ed ecco che i primitivi astratti pruriti dietro una sessione di strip poker, si traducevano in qualcosa di più concreto, il poter sbavare vedendo una donna integralmente spogliata. Ma non era la nudità ad eccitare: delle misere schermate hard fini a sé stesse non avrebbero avuto alcun significato. Era più intrigante l'idea di guadagnarsi tale compenso visivo stabilendo innanzitutto una sorta di simbiosi con l'alter ego digitale, quasi si fosse dinanzi ad una donna reale, arrivando ad un passo dall'arrossire di fronte ad ogni ulteriore desabillè della ragazza raffigurata sul nostro monitor.
Allo strip poker proposto dalla francese ERE, sono sempre stato legato in maniera viscerale. Sebbene di versioni ludiche del gioco ce ne siano a bizzeffe, anche di ben realizzate, questo videogame (basato non sulla più nota variante del Texas Hold'em ma su quella classica a 5 carte) tuttora mi affascina come nessun altro. Mi diverte l'idea di una CPU che bari, puntando una caterva di chips pur non avendo alcun punto in mano, benché dopo un po' si riesca ad intuire tale stratagemma e ad ovviare; mi piace che la sfida si basi su di un semplice heads up, un uno contro uno che non contempla scervellamenti nello studiare le mosse di mezza dozzina di avversari, e sono ammaliato dalla stupenda ragazza ivi presente, non una donna in carne ed ossa digitalizzata, ma inventata di sana pianta. Non tutte le pics sono allo stesso livello, ma in quelle più ispirate il tocco di Jocelyn Valais somiglia maledettamente a quello di un mostro sacro del genere erotico, l'italianissimo Milo Manara, e la carica sensuale che riescono a trasmettere è forte. Si inizia con questa affascinante pulzella ritratta con indosso addirittura un cappotto, quasi a voler sottintendere la richiesta di un grosso impegno per poter sbirciare qualche dettaglio sexy e così, solleticati da tale dispettoso capo d'abbigliamento, si inizia la scalata per toglierli tutti. I disegni di tale spogliarello, specie gli ultimi, pur presentando un forte tasso erogeno, non risultano mai volgari; anche quando la giovane rompe l'onnipresente silenzio generale con qualche gemito, non si ravvisa nulla di sguaiato.
Ovviamente la componente spinta va di pari passo con un gameplay gradevolissimo, certo basilare, ma che rispetto alla maggior parte dei prodotti similari non annoia, così lontano dall'adrenalina di un action, eppure a suo modo ugualmente appagante. Ed è così che, senza quasi rendersene conto, si giunge alla fatidica schermata conclusiva, in cui c'è in serbo un clamoroso colpo di scena: sorpresa che forse non tutti gradiranno, tuttavia una trovata spiazzante per un ending geniale, specie rapportato ad un videogioco di poker.
Spesso i ricordi fanno vedere con gli occhi di un tempo, arrivando ad illudere sulla bontà di un prodotto che, obiettivamente, non meriterebbe tante lodi. Da un punto di vista oggettivo, Teenage Queen non emergeva particolarmente già all'epoca, ne convengo, tuttavia ogni volta che mi ritrovo a giocarci, pur conoscendo a menadito i suoi dettami e le mise dell'avversaria, ci trascorro, piacevolmente più tempo del previsto. E questo è un merito, sicuramente personalissimo, che non posso in alcun modo disconoscergli.