Noi portiamo le lancette del nostro orologio spazio-temporale ancora più indietro, al 1992, quando i Devinart, per conto della 21st Century Entertainment, tirarono fuori un arcade adventure per Amiga Ocs-Ecs di prima qualità, tale Deliverance.
Nato dalle ceneri di Stormlord (gioco del1989 prodotto dalla Hewson) di cui rappresenta il seguito non ufficiale, Deliverance inserisce nel contesto del cerca/salta/ragiona, anche una buona dose di violenza in stile beat'em up. Alla guida del nostro alter ego digitale, difatti, dovremo vedercela con tutta una serie di orribili bestiacce partorite dai più profondi meandri dell’inferno, facendo affidamento sulla nostra unica arma da guerra: un’ascia che brandiamo con entrambe le mani, e che possiamo scagliare a nostro piacimento con tutta forza contro i nemici. Quindi, come si può capire, in Deliverance oltre che andare alla ricerca di chiavi per aprire porte, saltare di piattaforma in piattaforma risolvendo basilari enigmi, giocherà un ruolo fondamentale il combattimento a corpo a corpo in un misto di generi sapientemente miscelato.
Tecnicamente il gioco si mostra prorompente e massiccio, quasi in pieno overscan, seppur faccia perno su di una struttura già mostrata dai Bitmap Brothers con il loro Gods. Qui però il tutto è presentato in modo mastodontico, dal nostro personaggio principale, passando per i nemici, fino a sfociare in guardiani di fine livello che toccano l’incredibile. Tutto è mostrato tramite sprite grandi e ottimamente animati, i guardiani citati coprono sempre tutta l’aria di gioco (esemplare quello del terzo livello che lascerà sicuramente senza parole) e, in generale, la grafica ha in serbo sempre delle chicche che gli intenditori non si faranno certo sfuggire.
Il sonoro purtroppo non è d’impatto come la controparte grafica, facendoci ascoltare solo pochi sfx ambientali durante il gioco che si riveleranno anche di media fattura. Come si può intuire, nessuna musica ci accompagnerà durante la nostra avventura, ma almeno la title sound si salva, proponendo un brano abbastanza d’atmosfera e in linea con il resto del gioco.
La vera nota dolente dell’intera produzione giunge quando ci muoveremo e ci accorgeremo che lo scrolling dimostra non poca fatica nel gestire tutta la mole grafica di cui parlavo. Non parlo di scattosità dell’immagine, né di rallentamenti di sorta, no, quello che si percepisce muovendosi nel mondo di Deliverance è pura e semplice pesantezza. Sarà che il nostro personaggio non vuole saperne di correre proseguendo sempre e solo con una lenta camminata energumena, o sarà per via della visuale che inquadra tutta l’azione, sta di fatto che quest’ultima tenderà sempre a spostarsi troppo velocemente in avanti quando facciamo camminare il nostro eroe, ritornando “automaticamente” indietro una volta che ci si ferma, creando in questo modo una frenesia nell’immagine che non potrà non affaticare i nostri poveri occhi. Qualcosa di analogo a ciò che accade nei giochi moderni in 3D, dove la telecamera si porta sempre alle spalle del personaggio principale provocando cambi repentini che regalano, alla fin fine, solo forti e inutili mal di testa.
Devo ammettere che, seppur non passino inosservati, questa peculiarità dello scorrimento finirà presto in secondo piano, poiché una volta fatti i conti con la pesantezza di gioco, a prevalere sarà l’anima del prodotto, che ci saprà catapultare in un mondo gotico/fantasy non indifferente. L’ambiente in cui ci muoveremo è “violentemente” ricercato, con richiami al satanismo e alla magia nera, nonché alla tortura sfrenata. Nel fondale non si fatica a notare gente appesa per i piedi a testa in giù, uomini immolati su strani macchinari grondanti sangue sino al pavimento, croci capovolte, stelle di David, nonché statue enormi di donne nude. Come si evince le immagini non sono proprio alla portata di tutti, prediligendo un pubblico adulto che sappia metabolizzare e scindere la vita reale da quella proposta nel videogioco.La storia riprende proprio dove Stormlord termina, proseguendo sullo stesso filone narrativo. Una regina malefica dal nome Bahd tenta per la seconda volta di rubare tutte le fatine del regno Llin Carrig, poiché la leggenda narra che queste ultime siano le conservatrici del segreto della forza terrena, e che senza di loro, dunque, il tutto andrebbe probabilmente a rotoli, facilitando un’eventuale conquista da parte delle forze dell’oscurità. Noi, nei panni del valoroso guerriero Stormlord (appunto) non dovremo fare altro che addentrarci nel palazzo di Satana (alleatosi nel frattempo con la regina nera) e riprendere tutte le fatine intrappolate nel regno degli inferi, spazzando via, nel frattempo, chiunque si poni ad ostacolo tra noi e il nostro obiettivo. Quattro i livelli da superare di media difficoltà, dove qualunque giocatore ben allenato non faticherà tanto per giungere a termine. C’è da segnalare, infatti, una brevità dell’avventura davvero disarmante, dove non serviranno più di quattro/cinque partite ben studiate per zittire Satana e la regina nera, facendo apparire anche titoli notoriamente “corti” come Another World e il primo Metal Gear Solid delle avventure lunghissime se paragonate a quanto proposto qui dai Devinart.
Poco male comunque, poiché quello che c’è appare maledettamente bello e dirompente, costringendomi a replicare su di una realizzazione grafica di prim’ordine (da ammirare i demoni del secondo livello mimetizzarsi nelle pareti, oppure le passerelle che si animano nel terzo scenario, tutto da Oscar!) che fa il paio con una violenza visiva che saprà sfamare gli amanti più esigenti delle atmosfere più adulte.
Segnalo infine un ultimo livello a bordo di un non meglio precisato essere alato, in cui affronteremo una fase shoot’em up orizzontale che ci porterà sino al combattimento (e relativa scena) finale.
Nota:
• Oltre che per Amiga il gioco è disponibile per: Amstrad CPC, Atari ST, Commodore 64, Macintosh, ZX Spectrum.Le versioni a otto bit di Deliverance differiscono dalle altre presentandosi come diretti seguiti di Stormlord, riprendendone quindi anche la struttura più accomunabile al platform adventure, e presentando, pertanto, anche la denominazione “ufficiale” Stormlord 2, assente nelle versioni a sedici bit.
Altre immagini: