Se non fosse bastata la prova data dai Black Magic con il loro Gloom Deluxe a far capire cosa si potesse fare con un vecchio chip Ocs-Ecs a bordo degli Amiga 5000/600/2000/3000, ci pensarono in un secondo momento quest’altra schiera di giovani programmatori provenienti dalla fredda Polonia, i Virtual Design. Anche questi ultimi, come tanti altri, si cimentarono nella rincorsa forsennata della creazione del miglior Doom clone Amiga, anzi, proprio come precisato nella recensione di Gloom, anche in questo prodotto polacco, si arriva a clonare l’ancor più anziano Wolfenstein3D, che non Doom stesso.
Citadel (il nome del gioco qui recensito) si tuffa nell’affollato mare degli FPS made in Amiga proprio nel momento più duro. Gli utenti, bene o male, hanno già placato la fame di Doom-mania scesa su di loro con l’avvento di tutta la prima ondata di titoli provenienti dalle più svariate parti del globo e, proprio quando il passo successivo sembra pronto per essere compiuto con motori grafici più evoluti, arriva questo Citadel, che purtroppo non ha più nulla di nuovo da offrire a un’utenza vogliosa di spremere a dovere i propri sistemi appena upgradati con i sudati risparmi, a colpi di ram aggiuntiva e schede acceleratrici (e chi possedeva un Amiga in quei tempi, sa cosa volesse significare tutto ciò).
L’anno di uscita è sullo scadere del 1995. Gli Arrakis si preoccuparono della distribuzione nella terra di origine del gioco (Polonia), dove quest’ultimo è meglio conosciuto come Cytadela. Arrivato in Inghilterra, sarà invece la Black Legend a occuparsi della distribuzione per tutto il resto del globo, cambiando il titolo in quello più noto, Citadel.
Come accennato a inizio recensione, questo FPS (First Person Shooter) prendeva sulle spalle l’onore di sfruttare a dovere i chip Ocs-Ecs degli Amiga più vecchi, regalando all’utenza finale, non accorsa a comprare una macchina Aga, un buon sparatutto in prima persona degno di tale nome. Questo fece sicuramente la felicità di tanti utenti ancora legati a macchine come l’Amiga 500 e l’Amiga 600, che poterono, in questo modo, dare nuova linfa vitale a macchine superate ormai tecnologicamente dalle loro stesse “sorelle maggiori”. Certo, c’era uno scotto da pagare per far partire almeno “decentemente” questo Citadel, ma gli Amighisti ormai si erano evoluti, ed anche le vecchie macchine furono prontamente pompate quel minimo che bastava per garantire un altro paio di anni di vita con sessioni furiose ai videogame di nuova concezione.
La storia che sta dietro Citadel, narrata tramite una spettacolare presentazione animata in ray tracing, ci vede alla guida di una specie di marine spaziale inviato a debellare una rivolta avvenuta nelle carceri site a Cytadela. Il complesso da esplorare è suddiviso in varie zone non tutte strettamente legate alle carceri in questione. Andremo quindi dagli hangar, dove ci aspetteranno dei robot cattivissimi, alle paludi, dove dovremo stare attenti a non diventare il piatto preferito di piante carnivore. La varietà in questo gioco la fa proprio da padrone e, sebbene i livelli siano tutti un tantino piatti e ripetitivi per via di una mancata e “vera” tridimensionalità, avremo a controbattere texture tutte estremamente simpatiche e diversificate tra loro, sempre volte a caratterizzare nel modo giusto tutti gli ambienti che percorreremo. Frenare la rivolta dei carcerati, comunque, non sarà la nostra unica preoccupazione. Difatti, scopriremo ben presto scienziati impazziti, i già citati robot, alieni, mutanti e gli stessi poliziotti, tutti pronti a bloccare la nostra missione, oltre al fatto che dovremo, con l’avanzare del gioco, recuperare tutti i pezzi di un missile sparso per l’intera mappa, precisamente sei per ogni livello. Questi ultimi, che saranno in totale ventuno, saranno suddivisi a loro volta in otto zone da esplorare di gruppi da tre. Una volta superati tre quadri e quindi finito un livello, Citadel ci permetterà di salvare la nostra posizione, per poter cosi proseguire senza dover ricominciare tutto da capo una volta caduti sotto i colpi dei nemici. Anche perché, bisogna ammetterlo, in Citadel si muore spesso e volentieri. La difficoltà e tarata verso il medio/alto, soprattutto nelle fasi iniziali, dove saremo dapprima senza arma e in un secondo momento con pochissime munizioni, e restare in vita e non cadere vittima della frustrazione più acuta sarà impresa da veri hardcore gamer. Anche il sistema di controllo non verrà sin da subito in nostro soccorso, prediligendo l’esperienza all’immediatezza assoluta. Una parentesi strana va aperta in merito al discorso controllo, dove mi è capitato per la prima volta, parlando di FPS, di preferire il joypad alla consolidata tastiera. I movimenti legnosi del nostro alter ego digitale, difatti, risulteranno molto più gradevoli via joypad che non con la classica tastiera da sempre padrona incontrastata dei controlli degli sparatutto in prima persona. Sarà per via del fatto che Citadel è privo del comando “spostamento laterale” (utilissima in questa tipologia di gioco) o per l’avanzare morboso e lento quasi da stealth game che il gioco prevede, ma per il sottoscritto giocare dalla tastiera è stata cosa veramente frustante, prontamente curata dall’impugnare di un bel joypad del CD32.
Citadel, come detto, non prevede un tipo di gioco furioso alla Gloom, ma ne mantiene i lati splatter attingendo a una violenza esasperata, ma mai disgustosa né tantomeno pesante. Il lato horror di Citadel va vissuto e gustato come un genuino film di serie B dei tempi andati, dove il sangue dei nemici sparati schizza sulle pareti, la gente s’impicca, gli alieni vomitano e del liquido verde esce copioso dalle pareti, ma il tutto non potrà che strappare un ghigno sulle labbra più che trasmettere un puro terrore.
Il sonoro si mantiene anch’esso sulla linea della sufficienza con spari, esplosioni ed effetti in generale tutti nella norma. Saranno i versi degli alieni in sottofondo a divenire di tanto in tanto stonati e fuori luogo. Questo perché finché si affrontano livelli con ambientazione adatta (cioè contro creature d’ogni tipo) i suddetti versi, atti a creare la giusta atmosfera, suoneranno anche bene allo scopo, ma quando ad esempio ci si ritrova nelle carceri o, peggio, negli hangar contro dei tosti robot, sentire tali suoni in sottofondo spiazzerà un tantino il nostro rapporto inerente alla parte audiovisiva.
Vogliamo tirare le somme su questo FPS e vedere se merita o no un posto d’onore tra i migliori videogame da ricordare e rigiocare?Beh, per questo c’è il commento finale, ma posso comunque dire a tutti i possessori di Amiga Ocs-Ecs che sono al cospetto di un gran videogame da dare in pasto alle suddette macchine, magari meglio se espanse, per non rischiare di dover giocare in una finestra tipo francobollo.
Nota:
• Di Citadel è stato fatto di recente un remake, che si potrà trovare su internet sotto il nome di ”CITADEL REMAKE - L’ORRORE CHE ARRIVA DALL’AMIGA”. Ovviamente free, come ovvio è che per giocarlo avrete bisogno di un PC, ma a questo punto potreste anche optare di provare l’originale in emulazione sotto WinUae, dove Citadel, come gli altri FPS per Amiga, si comporta molto bene. Sta di fatto che il remake dà un taglio netto con la natività ai chip Amiga Ocs-Ecs, mostrando un motore grafico fluido e texture in 1x1. A voi la scelta.
• Posto su cinque dischetti, Citadel è installabile su hard disk (benché il sottoscritto non sia mai riuscito in questa seppur semplice impresa). Giocato direttamente da floppy, i caricamenti saranno abbastanza invadenti, siccome i primi tre fungono solo per la spettacolare introduzione animata, il quarto solo per arrivare ai menù, il quinto per il gioco in toto. La cosa irritante sta nella dislocazione dei file per i dischetti, fatta in modo quantomeno grossolana, che costringerà il giocatore a intercambiarli tutti prima di arrivare a iniziare una partita vera e propria.
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