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ID: 245810Graftgold, nel 1992, forte dei successi in precedenza accumulati con le conversioni di Rainbow Island e Paradroid '90, si cimenta nella creazione di un platform game che vede la luce in primis sulla macchina Commodore a 16bit. Di stampo puramente occidentale, questo videogame fu leggermente sopravvalutato al tempo della propria uscita, restituendo oggigiorno un prodotto non certo da disdegnare, ma sicuramente da rivalutare con occhio più attento e, soprattutto, tenendo ben presente la spietata concorrenza che negli anni si è perpetuata sui nostri monitor.

La trama ci vede indossare i panni (forse meglio dire pelle e peli) di un coyote abitante delle terre fredde del Polo Nord, dove da un po’ di tempo avvengono strani cambiamenti atmosferici, con le temperature alzatesi al punto da rischiare lo scioglimento dei ghiacci. Il nostro compito sarà dunque quello di capire chi o cosa stia provocando tale disastro, nel dilungarsi di un platform game diviso in sette livelli.


Graficamente il prodotto è accettabile, facendo buon uso dei chip Amiga. I colori sono nitidi e ben distribuiti, i mondi ospitanti tutti ben caratterizzati e particolareggiati per meglio differenziarsi tra loro. Le animazioni sono minimali ma buone, ecco, forse avrei gradito più frame per il nostro personaggio principale, poiché oltre al consueto movimento delle braccia e delle gambe resta veramente ben poco di animato. Lo scrolling è fluido anche se afflitto da lieve flickerio, e solo in caso di affollamento si possono notare piccoli rallentamenti. I tocchi di classe sul lato tecnico vanno riconosciuti in due punti ben precisi: in primis nel delizioso effetto copper creato sullo sfondo, atto a simulare lo scorrere del tempo con graduali passaggi tra giorno e notte. Il secondo è nel riflesso in basso allo schermo lungo tutta la mappa di gioco. Posso assicurare che tali soluzioni tecniche non lasceranno certo indifferenti, facendo trapelare un’ottima conoscenza delle caratteristiche peculiari della macchina Amiga da parte del programmatore (Andrew Braybrook). Anche il sonoro si attesta su buoni livelli, con musichette carine ed effetti sonori nella media.
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La giocabilità richiede un minimo di pratica prima di poter controllare bene il nostro personaggio. Quest’ultimo esegue balzi che certo non rispettano le leggi della fisica, rendendo talvolta difficile il controllo per un corretto atterraggio. Si rischia spesso, infatti, di saltare troppo lontano da una piattaforma o, contrariamente, troppo poco da non arrivarci. La caduta in fossati, vulcani di lava, cascate di acqua, provoca la morte istantanea, stessa sorte se il coyote entra in contatto con qualunque cosa a noi ostile. Purtroppo il nostro personaggio non dispone di energia, quindi è doveroso un controllo meticoloso ed elaborato, fino a memorizzare ogni singola sezione anticipando in questo modo le contromosse per il pericolo. La difficoltà ci risparmia per i primi tre livelli, impennandosi drasticamente allo scoccare del quarto. Il gioco, da questa fase in poi, si capovolge letteralmente, divenendo un vero test per hardcore gamers, mostrando anche un’anima “leggermente nascosta” da “run and gun”. Per fortuna gli aiuti da parte del programma non mancano, lasciandoci trovare spesso e volentieri diverse vite sparse per i livelli, talvolta nascoste, talvolta alla portata di tutti.

Insomma, un minimo d’impegno Fire and Ice lo richiede, soprattutto considerando che, oltre a saltare da piattaforma in piattaforma sparando a tutto ciò che si muove, avremo anche lo scorrere del tempo contro cui lottare (evidenziato dall’effetto copper sopra descritto) senza dimenticarci del salvataggio di piccoli coyote sparsi (non si capisce bene per quale reale motivo) per i livelli. Il salvataggio di questi ultimi, comunque, è opzionale: starà a noi scegliere se occuparcene o meno, beneficiando nel primo caso del loro aiuto nell’affrontare i nemici, oltre che di vite extra per ogni salvataggio compiuto. Potremo scegliere di lasciarli lì dove sono, proseguendo per la nostra strada senza che il gioco ne risenta minimamente. Dovremo, inoltre, preoccuparci di ricostruire una chiave che servirà ad aprire un portale dimensionale che ci consentirà di proseguire al quadro successivo. I pezzi per ricomporre tali chiavi sono rilasciati dai nemici una volta eliminati, quindi sarà necessario eliminarne un grosso numero nel minor tempo possibile.

La versione Amiga CD32
Ben due anni dopo l’uscita dell'originale, Graftgold decise di salire a bordo del presunto successo che la console Amiga CD32 avrebbe dovuto riscuotere, convertendo Fire and Ice in modo più che dignitoso. In questa versione ”enhanced” appaiono miglioramenti sia grafici sia tecnici, senza limiti, come spesso avveniva, ad una semplice trasposizione da floppy a CD. La grafica si fa notare subito per l’aggiunta di fondali in Aga veramente da paura. Completamente in parallasse, questi ultimi, sono delle piccole e autentiche opere d’arte che non faticheranno minimamente a richiamare tutta la nostra attenzione mentre saremo intenti a giocare. Saltare sul picco di una montagna, ove dietro sorgono distese di campagne sterminate immerse tra castelli medioevali, fa veramente il suo bell’effetto, facendo notare una grafica pienamente ricercata e curata nei minimi particolari. Anche il sonoro riceve lo stesso trattamento, tramutando ogni modulo presente nella versione floppy in traccia audio di qualità CD di una bellezza disarmante. Tutte le musiche sono da Oscar, magistralmente orchestrate e adattate benissimo al livello ospitante, avvalendosi della superiorità di un supporto molto più performante come il CD a discapito dei seppur amati vecchi floppy. Arriviamo cosi a parlare dell’unico punto debole di questa versione (poiché la perfezione, forse, non esiste), riscontrabile in meccaniche di gameplay non proprio felici da parte dei programmatori. Fire and Ice in versione CD32 porta con sé il grosso limite di non lasciare accumulare più di dieci vite, rendendo quindi vano il ricercare di queste ultime nei posti più disparati, a patto di non averne veramente bisogno. Lampante è il retaggio di una struttura originalmente pensata per poterne conservare quante più possibile, e, purtroppo, la giocabilità non tarderà ad accartocciarsi su sè stessa, lasciandoci affrontare i primi livelli con abbondanti vite extra per certi versi superflue, lesinandole, contrariamente, nel momento in cui ce ne sarebbe maggior bisogno. Questo fattore, unito a una difficoltà più marcata rispetto alla versione floppy, finisce per tramutare tutta l’esperienza in uno stressante test di sopravvivenza. Il ritmo per certi versi blando, unito ai difetti appena descritti, più il dover ricominciare tutto daccapo ad ogni nuova partita, non spinge certo verso una forte rigiocabilità, rendendo questo prodotto fin troppo duro sul lungo andare. La versione CD32, comunque, resta una spanna sopra l’originale su floppy per quanto concerne la struttura tecnica, dimostrando come un porting dovrebbe essere eseguito per meglio sfruttare la macchina ospitante.
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Curiosità:
Sempre restando in tema versione Amiga CD32, nella schermata dei titoli, dove il coyote siede al pianoforte, premendo il tasto blu del joypad si potrà accedere ad un menù delle opzioni. Qui oltre a trovare le classiche scelte su quale controller utilizzare per giocare tra joystick/joypad e, per chi dovesse disporne, tastiera, noteremo una simpatica opzione che ci permetterà di poter attivare i moduli originali escludendo le tracce audio da CD. Perché informo voi lettori di questo?Perché guardando un po’ più in basso, si noteranno altre informazioni particolarmente interessanti, e cioè che la versione che stiamo giocando è quella “Aga 1.4”. Secondo un parere strettamente personale, la Graftgold aveva inizialmente pensato a questa versione come naturale evoluzione del titolo originale per Amiga 1200/4000, catapultata poi sulla nascente console Commodore per ovvie ragioni di marketing. Segnalo, dunque, per chi sia sprovvisto della suddetta console e abbia ugualmente voglia di provare il prodotto recensito, che tramite il Whdload (www.whdload.com), un Amiga Aga con lettore CD, più un hard disk e i file originali del gioco sia facilmente possibile installare il tutto avviando Fire and Ice dal proprio WorkBench. Bisogna solo preoccuparsi di settare la musica da CD a “On Chip” nel menù sopra descritto per ottenere in questo modo una versione Aga assolutamente giocabile.

Note:
• Oltre alla citata versione AmigaCD32, il gioco originale su due floppy venne quasi contemporaneamente sviluppato anche per il 16-bit Atari ST. In seguito arrivarono le conversioni PC-MsDos e per la console Sega Master System.
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• Nel Natale dello stesso anno della prima release (1992), Graftgold rilasciò in esclusiva per Amiga Power (storica rivista Inglese dedita ai videogiochi Amiga) un data disk contenente una riedizione natalizia di Fire and Ice. Un solo livello da affrontare sempre nei panni del coyote, che questa volta si presentava con un inedito vestito da Santa Claus. Una buona espansione da godersi in armonia col periodo Natalizio.

COMMENTO FINALE


"Aldilà dei gusti prettamente personali, Fire and Ice si presenta come un platform game dai toni particolari e strutturalmente lontano dai canoni da quelli di stampo nipponico. Potrebbe tanto piacere quanto essere odiato, soprattutto nella versione CD32, dove risulta “stupidamente” ostico da portare a termine. Merita sicuramente uno sguardo dagli amanti del genere, ma credo che in giro ci siano titoli molto più meritevoli di questo ivi recensito. A buon intenditor, poche parole."


Maurizio"Amy-Mor"Tirone




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