In un futuro lontano lontano (ma nemmeno troppo), i bambini che non vivono secondo le ferree leggi dittatoriali imposte dal gran capo di turno, sono trasportati di peso in celle buie e prive di qualsiasi comfort moderno (niente dvd, cartoni animati e, soprattutto, NIENTE VIDEOGAMES) per poter cosi pagare la ”giusta” pena per il loro comportamento degenerante.
Sorvolando sulla trama tristemente inventata (non troppo poi), ci concentriamo sulla struttura di questo puzzle/platform prodotto dalla sempreverde Psygnosis e partorito dalla mente dei ”flipper maniaci” Digital Illusion nel lontano 1994.
Ciò che toccherà fare una volta calatosi nei panni di questo benefattore, sarà veramente salvare questi strani esseri simili a bambini dalle celle in cui sono rinchiusi, in una struttura di gioco apparentemente vicina al famoso Lemmings, ma sostanzialmente diversa. A differenza di quest’ultimo, l’azione non andrà a svolgersi tramite mouse pilotando il nostro eroe solo nelle movenze basilari, bensì sarà in stile platform, manovrando in toto le azioni del nostro benefattore. In ogni livello affrontato ci saranno in media 3-4 paffutelli da salvare, tra mille insidie e centomila trabocchetti. Aprire le celle comunque non basterà per dire di aver effettivamente salvato i piccoletti, anzi, tante volte (quasi sempre) dovrete interagire con loro per poterli portare all’uscita del livello in corso, aiutandoli e facendoci aiutare in una cooperazione del tutto spassosa e intelligente.
Sul lato tecnico Benefactor, a un primo approccio, si potrebbe rivelare povero dal lato grafico, non avendo come biglietto di presentazione, effetti particolarmente all’avanguardia (nemmeno per il suo tempo) né schermate con milioni di colori, né tantomeno animazioni d’intermezzo ma tutto quel ”poco” che è mostrato, bisogna sottolinearlo, è fatto maledettamente bene. Anche sullo stile grafico il prodotto dei Digital Illusion potrebbe essere accostato al già citato Lemmings, per via degli sprite minuscoli e della struttura in generale, ed anche stavolta il dettaglio è minuziosamente ricercato. Le animazioni di ogni singolo sprite sono fantastiche, tutto si muove a meraviglia, dal nostro personaggio fino alle fiaccole animate sulla parete, passando per tutte le tipologie di mostri che incontreremo (spassosissimo quello che soffiando tenta di respingerci indietro). Il sonoro è anch’esso ottimo, con musiche adeguate a ogni tipo di stage ed effetti sonori in abbondanza, carini e mai fastidiosi.
Nella giocabilità si potrebbe trovare il punto debole di questa altrimenti perfetta produzione, in quanto il giocatore può soffrire un po' di frustrazione. Eh sì, Benefactor non pigia in modo leggero sul pedale della difficoltà, e già dal secondo stage in poi (cioè circa verso il decimo quadro) il cervello non sarà l’unica cosa a fumare per superare le insidie proposte, ma polpastrelli e joypad andranno completamente alla deriva. A una grafica minuziosa va accostata una minuziosa tecnica di gioco, quindi di quelle che prediligono il salto perfetto, misurato in pixel, per intenderci. Per i poco pazienti, la frustrazione sarà sempre li, dietro l’angolo ad attendere la prossima dipartita, quando dopo aver scelto l’opzione "continua", ci ritroveremo comunque a dover ripetere dall’inizio il quadro in corso. Per tutti gli altri, invece, quelli tenaci che non si lasciano piegare e trovano nella sfida ragione di continuare, si troveranno immersi in questo puzzle/platform veramente unico nel suo genere, dove la meticolosità e la cura riposta nella struttura vanno ripagate con una concentrazione e una dedizione al gioco fuori parametro. Non si pensi comunque a Benefactor come a uno di quei videogame tutta concentrazione e poco divertimento, poiché sarebbe del tutto sbagliato. Il divertimento è anch’esso assicurato, anzi, torno a ripetere che tutto il primo stage (i primi dieci quadri) fornisce una sorta di tutorial per ciò che ci attende di più serio andando avanti nel gioco.
Nota:
• Di Benefactor fu realizzata anche una conversione Amiga CD32, che oltre a non sfruttare le caratteristiche proprie di questa macchina, non estese nemmeno i colori adattandoli al potenziale del chip set AGA. La trasposizione risulta cosi praticamente identica alla versione (già perfetta) sui tre floppy disk Amiga OCS-ECS.
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