Quanto descritto è ciò che accomuna la maggior parte di videogiochi appartenenti a questo genere, che ha visto prima su Commodore 64 un buon esponente nel 1986 dal nome Thrust, seguito a ruota su macchina Amiga da Gravity Force del 1989 (una vera e propria droga se giocato in doppio) e il cult game del 1991 Zarathrusta, diretto discendente del titolo citato per C-64.
Noi ci soffermiamo su Fly Harder, creato dalla Starbyte nel 1993 per Amiga Ocs-Ecs e rieditato appena un anno dopo per Amiga CD32 per conto della Buzz. Fly Harder segue a dettato tutto quanto sopra descritto in merito alla tipologia di gioco, variando sul tema per un’esposizione grafica più raffinata e una difficoltà più marcata.
Sul lato grafico, dunque, avremo veramente di che gioire, soprattutto se paragonato con le produzioni che l’hanno preceduto. La minuziosa grafica si sposa con un’estensione dei livelli ragguardevole, con picchi di maestosa potenza strutturale. Capiterà spesso di sentirsi piccoli e sperduti dinanzi a colossali strutture poste nel fondale che però, tengo a precisarlo, non sono in parallasse. Lo scrolling è fluidissimo, reggendo, di fatti, la forsennata frenesia che il gioco propone. La giocabilità, in fondo, risente proprio di questa frenesia, spiazzando l’utente alle prime armi con controlli quasi assurdi da gestire. Anche i veterani avranno pane per i loro denti prima di poter maneggiare il tutto con la dovuta cura, trovando in questo prodotto una solida sfida non solo per mostrare la bravura acquisita con il joystick, ma anche per testare i propri nervi saldi, riuscendo a proseguire nel gioco senza cadere vittima della facile frustrazione che si potrebbe avvertire in alcuni casi.
I livelli da superare sono “solo” otto e dispongono tutti della loro bella password, questo tanto per farvi capire quanto sia alto il livello di sfida, che accomuna una brevità clamorosa (ripeto, solo otto livelli) ad una difficoltà alta ma mai “punitiva”. In nostro soccorso, di fatti, oltre alle citate password, ci saranno tutta una serie di aiuti che, se attentamente raccolti, riusciranno ad accompagnarci lungo il corso dell’avventura facilitandoci non poco le cose. Andremo dal carburante piazzato in svariate posizioni del livello ai power-up per la nostra arma principale che, una volta raccolti, ci trasformeranno in un vero caccia da distruzione, forti di uno sparo multiplo devastante. Per di più, se la nostra navetta resta indenne agli attacchi nemici per un tot di tempo, l’energia a nostra disposizione andata precedentemente persa comincerà gradualmente a risalire, fino a ricaricarci del tutto. Insomma, non c’è proprio di che lamentarsi, poiché si evince che i programmatori siano stati bene attenti nel creare una buona sfida facendo leva su un game design intelligente e scongiurando l'eventuale frustrazione apportata al giocatore.
Il sonoro propone una buona musica nell’intro e un solo brano di accompagnamento per tutti e otto i livelli. Il modulo che ci accompagna per l'intera durata della missione potrebbe anche venire a noia, quindi preciso che tramite il menù delle opzioni è possibile disattivarlo, cosi come per gli sfx. Potremo, sempre tramite il menù delle opzioni, scegliere il livello di difficoltà, nonché la potenza della gravità che la nostra navetta subisce.
Ma esisterà anche una storia in Fly Harder? Certo, miei cari lettori, eccola descritta in due parole: siamo nell’aprile del 2103, la terra è oggetto della solita invasione aliena, questa volta da parte di un popolo chiamato Thargoid Empire. Questi ultimi (forti della loro nota intelligenza superiore) hanno ben pensato di piazzare sulla terra otto reattori che ne risucchino via l’energia vitale, per poi poterne usufruire a proprio modo. Noi, nei panni del capitano delle flotte interstellari a difesa della terra, non ci pensiamo due volte a salire sul nostro caccia per andare a scovare questi reattori sparsi per l’intero globo, distruggendoli e ricacciando via la minaccia aliena. Per far sì che questo avvenga, dovremo recuperare delle sfere di energia sparse per ogni livello, trasportarle fino a questi reattori, creando con loro un contatto, e provocandone in questo modo la distruzione. Ovviamente il tutto stando ulteriormente attenti a non sbattere contro le pareti, distruggendo in questo modo noi e le sfere di conseguenza, e vedendoci costretti a ripetere nuovamente la medesima procedura.
Buon Divertimento!
Curiosità:
Come detto a inizio recensione, nel 1994 fu prodotta dalla Buzz la versione CD32, che chiamare “versione” in senso stretto sarebbe fin troppo da buonista. In pratica è la versione floppy trasportata di sana pianta su CD, senza nemmeno l’accorgimento di adattare la manovrabilità alle possibilità offerte dal pad CD32 e dei suoi sei tasti che tanto avrebbero giovato alla giocabilità. Per fortuna, dove non arrivano i programmatori giunge l’utenza appassionata, e per non buttare via alle ortiche un possibile miglioramento di un prodotto già ottimo, Simeon C. Pashley e Pete Harrap hanno ricompilato il gioco per CD32, donando alla giocabilità quel giusto quid che gli mancava. In questa versione, sottotitolata Special Edition, la propulsione del motore e il relativo sparo, sono affidati ai due tasti rosso e verde del joypad CD32, con conseguente comodità garantita e sicuro ringraziamento da parte delle vostre mani. Attenzione! Non si tratta di un porting ufficiale, ma nemmeno di pirateria informatica, andrebbe vista come una patch fatta da utenti, ma mi astengo ugualmente dal lasciare link al seguito. Vi segnalo, per correttezza, che il tutto è facilmente reperibile sulla rete.
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