Con questo cappello introduttivo, sulle note reinventate della famosa canzone di Gianna Nannini (a sua volta rieditata in coppia con Eduardo Bennato per il mondiale Italia '90) un redattore della nota rivista italiana The Games Machines introduceva alla recensione di quest’Arabian Nights nell’ormai lontano 1993. Oggi riprendiamo esattamente dove la storica rivista si fermò, poiché anche per il sottoscritto, come per il redattore che stese l’articolo a suo tempo, il videogioco in questione risulta una gradita novità.
Come anticipato poco sopra, l’anno di uscita è il 1993, periodo in cui un'altra software house decise di donare al mondo Amiga un ulteriore platform game che, a differenza di questo recensito, si apprestava a lasciare un segno indelebile nell’utenza Amiga: parliamo di SuperFrog. Con un tale fardello da portarsi dietro, Arabian Nights, pur essendo un prodotto di tutto rispetto (ed ora posso pienamente affermarlo), fece non poca fatica per ritagliarsi uno spazio tutto suo, essendo praticamente inghiottito dal turbine creatosi intorno al titolo Team 17.
Il videogioco di cui parliamo è un esempio lampante del buon platform, dove ogni tassello che ne compone la programmazione è incastrato nel modo giusto. Graficamente accattivante, Arabian Nights ci teletrasporta in un mondo arabo/fantasy con ambientazione, nemici, amici, principesse e via dicendo, tutto strettamente ancorato a tale stile. Noi vestiremo i panni di Simbad Junior, che, mentre si adopera nel suo hobby preferito (il giardinaggio) sotto gli occhi attenti della bella principessa Leila, assiste in prima persona al misfatto a discapito di quest’ultima: improvvisamente un demone alato di colore rosso arriva a palazzo portando via in volo la principessa proprio sotto il suo naso. Scattati in casa per avvisare il califfo dell’accaduto, quest’ultimo, facendosi pienamente beffa delle sincere parole di Simbad, lo ripaga facendolo rinchiudere in cella con l’accusa di complotto verso il rapimento della figlia. Triste destino per il nostro eroe, che non lasciandosi comunque andare al facile sconforto, decide ben presto di fuggire dalle carceri dove è rinchiuso, fiondandosi verso il salvataggio della povera principessa (sempre colpa loro…), riscattando in questo modo anche la propria posizione d’innocenza. Ecco come comincia la nostra avventura, tutto spiegato attraverso una simpatica intro animata di buona fattura.
Inizialmente Arabian Nights, oltre a presentarsi come un classico platform ben strutturato, ci delizierà con semplici ed efficaci puzzle da risolvere per andare avanti nel gioco. Purtroppo tale struttura di adventure mista a platform ci lascerà subito dopo i primi due (bellissimi) livelli, facendo spazio, di lì in poi, ad un normale salta, schiva, colpisci, dei più classici. Soprattutto l’ultimo livello, il palazzo del Visir, sarà un vero test alla nostra bravura col joystick/joypad, catapultandoci in un vero tour de force di salti minuziosi e movenze centellinate. Sempre parlando del gameplay, è presente una bella variante che ci vede affrontare due missioni a bordo del noto tappeto volante presente in ogni degna storia dal sapore arabo. Questi livelli, che dovrebbero comportare una piacevole variazione sul tema principale, si riveleranno drasticamente il lato debole del gioco. Questo perché la manovrabilità del nostro tappeto tenta di simulare l’andamento del vento contromano, rallentando e forzando ogni nostra possibile manovra, rendendoci in questo modo facile bersaglio dei nemici. Questi ultimi, diversamente, non sembrano fregarsene tanto delle leggi atmosferiche, essendo sempre velocissimi e agguerriti nel venirci ad attaccare. Il tutto senza tralasciare che gli sprite, in questi livelli, sono disegnati in dimensioni veramente minuscole, e sono di un’assurdità senza precedenti. Va bene mantenere in questa tipologia di gioco una dose di sano humour, ma vedere a cielo aperto cani che pilotano deltaplani, navi fluttuanti, e mucche sparate in aria a mo' di cannonate, spezza con tutto il resto della coerente linea scenografica. Poco male, comunque, poiché questi piccoli appunti non minano, di fatto, la stupenda esperienza che il gioco propone.
Il sonoro si mantiene in linea con il resto della produzione, facendoci ascoltare tutta una serie di moduli dal sapore fantasy/arabo, accompagnati da effetti sonori mediamente buoni. La parte audio, quindi, aiuterà non poco a farci calare nelle situazioni proposte, risultando efficace e mai fastidiosa.
La longevità si attesta sulla media durata, proponendo tre livelli di difficoltà per nove scenari da superare. Se siamo tra i retrogiocatori bene allenati alla tipologia del gioco recensito, non penso ci vorrà poi tanto per zittire il visir salvando la nostra amata principessa. Per tutti gli altri la sfida si rivelerà comunque appagante e mai frustrante, potendo assaporare nuove mete per ogni nuova partita, in un crescendo di difficoltà equilibratissimo.
Che altro descrivere di questo bel platform tutto da giocare? Che ne esiste una riedizione per Amiga CD32 praticamente identica a quella sui due floppy Ocs-Ecs, che i caricamenti per entrambi i supporti sono indolori, e che personalmente mi ci sono divertito veramente tanto.
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