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ID: 258939Strano a dirsi, ma il “bestseller” letteralmente inteso dell’Atari 2600 fu un grandissimo flop. Quando nel marzo del 1982 comparvero sugli scaffali i primi esemplari di Pac-Man, il richiamo all’epoca ancora fresco delle conversioni da coin-op e la straordinaria popolarità del mangiapalline giallo spinsero un gran numero di possessori di VCS, suppergiù sette milioni, a fiondarsi nei negozi per accaparrarsi una copia così, sulla fiducia, a scatola chiusa. I problemi sorsero quando la scatola venne aperta, la cartuccia estratta ed introdotta nella console, il gioco avviato e provato: un vero abominio. La conseguenza fu che molti utenti insoddisfatti restituirono il prodotto, mentre il passaparola tenne lontani quasi tutti gli altri potenziali acquirenti. Risultato finale: cinque milioni di invenduto su un totale di dodici milioni di cartucce sfornate da Atari sulla base delle ottimistiche previsioni iniziali.

Quando venne il momento di convertire il sequel, ossia Ms. Pac-Man, ci si rese conto che il bonus di pazienza degli appassionati era già stato esaurito, e che non era il caso di sprecare per la seconda volta una licenza di tale richiamo. Si decise così di fare le cose in grande mettendo a disposizione 8 KB di memoria, il compito fu affidato alla General Computer Corporation ed il frutto della sua fatica vide la luce nel 1983.


“She wore a yellow ribbon...”

Inserita la cartuccia e accesa la console, ecco l’immagine di un classico maze con all’interno i quattro fantasmi e la nostra Ms. Pac-Man. Giusto il tempo di godersi un po’ l’impatto iniziale e la scena comincia a muoversi in modalità demo: potrà sembrare poca cosa per il giocatore moderno, ma era la prima volta che ciò accadeva in un titolo VCS e questo, dopo un Pac-Man tanto sciatto e abbozzato, dà già la cifra dell’attenzione e della cura trasfuse in questa seconda conversione.
Premiamo il tasto del controller e diamo il via alla partita, celebrato dall’inconfondibile jingle dell’originale arcade: nitido, grazioso, riconoscibilissimo, bene così! Diamo un’occhiata generale e notiamo subito che i cambiamenti rispetto al predecessore sono tanti e molto gradevoli, perciò sarà meglio procedere con ordine. Innanzitutto lo sprite principale: Ms. Pac-Man parrebbe molto simile alla controparte maschile non fosse per il ben noto fiocco in testa, che tuttavia in questa versione non è rosso bensì giallo esattamente come lei. Le differenze principali riguardano però il modo di aprire e chiudere la bocca, molto più simile al coin-op, e soprattutto la non trascurabile circostanza che la protagonista si degna di rivolgersi alla direzione del movimento anche lungo l’asse verticale, laddove lo stanco Pac-Man VCS si limitava a girarsi soltanto a destra o a sinistra. Inoltre nell’atto di mangiare le palline, che anche stavolta sono in realtà delle barrette in tipico stile Atari 2600, la gentil dama emette un effetto sonoro decisamente più amabile di quella specie di raucedine robotica che affliggeva il marito.

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Quanto ai fantasmi, perdono la colorazione pallida e quasi indistinta che li definiva in Pac-Man ed acquistano le giuste tonalità a tinte brillanti, ma quel che più conta è che guadagnano in personalità. I quattro beoti che si muovevano randomicamente per il labirinto lasciano il passo ad altrettante ben riuscite repliche degli originali arcade, ognuno con i propri pattern peculiari. E così il rosso Blinky si rivela il più pericoloso ed aggressivo,l’azzurro Inky imprevedibile ma meno accanito, il roseo Pinky ha il vezzo di tagliare la strada mentre Sue di arancio vestita sostituisce Clyde di Pac-Man ma si comporta alla stessa maniera molto naif, ossia non si rende ben conto di quel che la circonda. Inoltre i simpatici lenzuoli animati possono dirsi quasi del tutto guariti dalla malattia che li aveva colpiti piagando enormemente la loro prima esperienza casalinga, ossia il mostruoso flickering. È pur vero che gli sfarfallii non mancano, specialmente quando gli sprite si trovano in fila, ma non è più nulla di tanto abnorme e fastidioso, e non vi capiterà mai di incappare in un fantasma senza averlo visto arrivare.


Quattro al prezzo di uno

Quel che bisogna fare lo sanno anche i sassi: mangiare tutte le palline/barrette sparse nel labirinto e fuggire i letali fantasmi o tentare di acchiapparli in cambio di punti dopo avere ingerito una delle quattro pillole giganti per renderli temporaneamente vulnerabili. Il copione è però arricchito sia dalle migliorie apportate dal cabinato di Ms. Pac-Man, sia dalla maggiore fedeltà con cui le dinamiche classiche e le novità del secondo capitolo sono state riportate su console.
La differenza più lampante è l’area di gioco, che alterna ben quattro maze diversi. Qui si cela, però anche la principale correzione rispetto all’arcade, poiché i labirinti, pur ricordando evidentemente gli originali, se ne discostano parzialmente e ne offrono una versione sensibilmente modificata, probabilmente per venire incontro alle capacità della macchina. Personalmente trovo che il level design sia comunque eccelso e contribuisca a rendere più “unica” questa conversione, ma di certo i puristi del coin-op potrebbero storcere il naso. Saranno invece lieti di sapere che i warp tunnel, che consentono di passare da un’estremità all’altra del labirinto, sono correttamente sistemati sulle pareti laterali e non più in cima e sul fondo, dove senza un logico motivo li aveva posti il mai troppo vituperato predecessore.

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E veniamo alla frutta, che in Pac-Man compariva temporaneamente al centro dello schermo, peraltro sostituita nella versione VCS da un semplice rettangolo sempre uguale a se stesso, pateticamente ribattezzato “vitamina” nel tentativo di giustificare la miserabile scelta grafica. In Ms. Pac-Man invece ad ogni stage compare per due volte un diverso frutto (o un pretzel, giacché nel Pac-mondo i pretzel crescono sugli alberi) che attraversa il maze da parte a parte saltellando secondo un itinerario tortuoso e tendenzialmente casuale: il divertimento ci guadagna, anche nella versione VCS in cui la frutta torna a somigliare a se stessa e si muove festosa, con effetto sonoro adeguato.
Ma la vera novità è che finalmente l’Atari 2600 restituisce pur con gli inevitabili aggiustamenti il feeling del cabinato, la sua essenza. Lo sprite principale si muove a dovere, con una risposta ai comandi pressoché immediata, e quasi tutte le componenti che rendevano l’esperienza completa e profonda in sala giochi, e che il Pac-Man per Atari 2600 aveva bellamente ignorato, sono qui riproposte con competenza. Non soltanto i fantasmi hanno riacquisito i propri pattern di movimento, ma esattamente come nel coin-op alternano momenti di caccia a fasi di riposo in cui si dirigono ai quattro angoli dello schermo senza curarsi di noi. Inoltre, quando Ms. Pac-Man inghiotte una pillola gigante, gli adorabili spettri non solo diventano blu di paura e vulnerabili, ma si danno comprensibilmente alla fuga invertendo direzione all’istante, diversamente dai rincitrulliti del primo episodio per VCS che proseguivano indolenti come nulla fosse, anche a costo di correre incontro a morte certa nelle fauci dell’eroe giallo. E ancora, il passaggio tramite warp tunnel si rivela utile anche perché la nostra eroina lo percorre più velocemente dei suoi nemici, di modo che può servirsene per distanziarli. A voler essere pignoli, sembra mancare quell’incremento di velocità che in sala giochi caratterizzava i fantasmi col progredire dei livelli, ma si tratta di una sottigliezza.

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Anche le scene d’intermezzo risultano tagliate, ma per quanto mi riguarda non lo trovo questo gran peccato, tanto più che al termine della partita viene offerta una schermata con il punteggio finale ed una coreografia animata in cui i fantasmi fanno un allegro girotondo intorno a Ms. Pac-Man: idea carina, e non spezza il ritmo del gioco in mezzo alla partita.
La difficoltà è sensibilmente più mite rispetto all’arcade, pur offrendo lo stesso numero di vite, ossia tre più una come bonus per i primi 10.000 punti, diversamente dalle più ardue conversioni per i cuginetti Atari 5200 e 7800 che concedono però da subito cinque tentativi. Fra l’altro qui per cambiare maze è sempre sufficiente completarlo per due soli stage consecutivi, mentre nell’originale da sala la progressione era ben diversa, col primo loop articolato secondo la sequenza: 1° maze due volte, 2° tre volte, 3° quattro volte, 4° quattro volte. La conseguenza di tutto ciò è un gradito regalo per i giocatori di livello medio-basso come chi scrive, dal momento che permette di apprezzare tutti e quattro i maze nello spazio di sette livelli in luogo dei dieci richiesti dal cabinato con una pretesa non esattamente alla portata di tutti. Per completezza riporto che oltre a quello di default sono disponibili altri tre livelli di difficoltà alternativi, rispettivamente con uno, due e tre fantasmi, ma è difficile non riconoscere l’insensata viltà di azzoppare a tal punto il gioco, snaturandolo pesantemente, e non stupisce che le icone distintive di queste modalità siano teneri musi d’orsacchiotti (uno per ogni fantasma presente), quasi a voler rimarcare che si tratta in fin dei conti di roba per poppanti.


Note

La meritoria opera riparatrice di Ms. Pac-Man ha dato il suo ultimo frutto nel 1999, quando con un hack della relativa rom Rob Kudla ha confezionato Pac-Man Arcade, conversione finalmente godibile del primo episodio di cui potete leggere QUI la recensione.

RH Spot


COMMENTO FINALE


"È proprio il caso di dire: buona la seconda! Atari si fa perdonare il massacro di Pac-Man e mette a punto una conversione curata e irresistibile, semplicemente obbligatoria per gli appassionati di maze games ma in generale consigliatissima a tutti i possessori di VCS. Senz’altro nella mia personale top ten per Atari 2600."