Rampage-Atari-ST"I nuovi mostri"... nel 1986

Una terribile minaccia incombe sulle città statunitensi. Tre enormi creature fuggite dai misteriosi laboratori della Scumlabs Corporation si dirigono infatti sui principali centri abitati del paese, con l'intenzione di distruggerli completamente e farsi anche una ricca scorpacciata di succulenti cittadini americani.

Si tratta di George, Ralph e Lizzie, mostri giganteschi nati in seguito ad accidentali mutazioni di omonimi malcapitati, sfuggiti poi al controllo degli scienziati.
L'immediato abbattimento di un gorilla di proporzioni “KingKonghesche”, un lupo mannaro della stessa taglia e un "parente" di Godzilla è ora divenuto l'obiettivo primario per esercito e Guardia Nazionale, con il Presidente che ha decretato lo stato di emergenza.

Già... e voi cosa avete a che fare con tutto questo? Beh... voi siete... George, Ralph e Lizzie.

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È davvero azzeccata l’idea alla base di Rampage, noto coin-op realizzato da Bally Midway nel 1986 a firma di Brian F. Colin e Jeff Nauman, autori cui si devono anche Xenophobe (1987 -Colin-), Arch Rivals (1989), General Chaos (1994 -sviluppato per Mega Drive dalla loro etichetta Game Refuge Inc.-) e Rampage World Tour (Game Refuge, 1997/98; arcade, PlayStation, Saturn, Nintendo 64 e Game Boy Color). Far vestire ai giocatori i panni (o meglio: la pelliccia e le squame) di mostri chiaramente ispirati ai classici giant monster B-movies e impegnati a mettere a ferro e fuoco le città americane, abbattendone i grattacieli, distruggendo elicotteri, carri armati, taxi, auto della polizia, navi e tram, nonché divorando tutti i malcapitati a portata di zampa risultò indubbiamente una trovata vincente.

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Lo scopo di questo popolare flip-screen action è appunto demolire a suon di pugni tutti gli edifici ed evitare di: ghermire o fare un sol boccone di oggetti pericolosi (ad esempio perché sotto tensione) o poco salutari trovati negli edifici, essere folgorati da un fulmine di uno degli sporadici temporali, finire a mollo nelle acque di un canale, cadere da grandi altezze, subire brillamenti di cariche esplosive da demolizione piazzate da effettivi della Guardia Nazionale, essere centrati da salve di mitraglia sparate dagli elicotteri, venire stesi da una cannonata dei tank e "punzecchiati" dalle fucilate dei soldati. Visto il gran numero di insidie, va da sé che sarà necessario ripristinare con regolarità la propria energia, grazie alle proteine fornite loro malgrado in prima persona da civili e militari.

Il tutto lungo un arco di tempo di 128 giorni, un settore di una delle 85 città del gioco al giorno ed una videata per "isolato". Poi, una volta portato a termine il primo ciclo, il coin-op Bally Midway ne propone altri 4, per un totale di 786 giorni.

Ed ecco il punto dolente di Rampage: la sua fondamentale ripetitività. Nel radere al suolo decine e decine di "quartieri" da soli, infatti, è forse tendenzialmente più difficile combattere a lungo andare la noia strisciante che non l'esercito e la Guarda Nazionale.

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Chiaramente gli sviluppatori in forza a Bally Midway devono aver avuto ben presente il problema, visto che non solo hanno pensato bene di rendere il più possibile accattivante questo coin-op con un apprezzabilissimo comparto visivo stile "comic/cartoon", ma hanno anche giustamente puntato molto sull’allettante possibilità di giocare in due e persino tre giocatori. Risultato? Inizialmente i due/tre mostri cercheranno di collaborare e dividersi i compiti (possiamo provare ad immaginare un ipotetico dialogo tra i player: "OK… un grattacielo per uno...", "E non mi sbafare tutti gli omini!", "… abbatti gli elicotteri, visto che sei più in alto, mentre io a terra mi occupo dei carri armati."), ma in breve le cose inizieranno inevitabilmente a degenerare. Basterà un pugno "accidentale" e scatterà la "rissa", con inevitabile rincorsa al Game Over e ai Continue, come del resto ampiamente previsto dai “furbastri” della casa americana. Provare per credere...

Nonostante i rilevanti limiti sulla media e lunga distanza, il distruttivamente appagante Rampage ha comunque riscosso un notevole successo in sala giochi, come del resto testimoniato anche dall’omonimo adattamento cinematografico in cantiere, tie-in diretto da Brad Peyton (San Andreas), interpretato da Dwayne Johnson e previsto per il 2018.

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Come da copione, questo popolare arcade hit è stato oggetto di numerose conversioni, realizzate tra il 1987 e il 1992 per un'ampia rosa di sistemi: Atari ST, Commodore 64, Apple II, PC MS-DOS, ZX Spectrum, Amstrad CPC, Amiga, TRS-80 Color Computer, NES, Master System e Atari Lynx.


George, Ralph e Lizzie su Atari ST

L'ormai quasi trentennale coin-op di Bally Midway giunse sui computer prodotti dalla compagnia di Jack Tramiel nel 1987, inaugurando così la serie di porting che, al netto delle successive riedizioni per sistemi più recenti (da PlayStation fino a PS3, passando per Dreamcast, XBox, GameCube, PS2, Game Boy Advance, Sony PSP e X360), si sarebbe conclusa nel 1989 sul fronte domestico (Amiga, TRS-80, NES) e nel 1992 sul lato portatile (Lynx).
Activision, detentrice dei diritti per la conversione, la affidò a Catalyst Coders, stesso team che già aveva sviluppato su C64, Amstrad CPC e ZX Spectrum il trascurabile clone di Marble Madness intitolato Gyroscope (1985) e che si sarebbe occupata, anche in tandem con Software Studios, delle tutt’altro che memorabili trasposizioni per home computer a 8-bit di Super Sprint (1987) e Championship Sprint (1988). Per quanto riguarda poi nello specifico gli Atari ST, questo developer firmerà anche il modesto porting di Flying Shark (1988) per tali sistemi.

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A dispetto delle basse aspettative probabilmente suscitate da tutto ciò, la versione ST di Rampage si presenta nel complesso dignitosa sul piano audiovisivo, cosa peraltro non così sorprendente, tutto considerato. È bene tenere conto, infatti, che un flip screen action come quello di Bally Midway risulta tendenzialmente più semplice da convertire rispetto ad uno shoot’em up come Flying Shark, titolo che richiede anche l’implementazione dello scrolling ed è dunque molto più CPU-intensive per un sistema privo di co-processori dedicati come il 16-bit Atari.

Certo, appare evidente che questo porting è stato sviluppato nei primi anni del ciclo di vita degli ST e, com’è tipico di molte produzioni per un hardware non abbastanza “rodato”, non ne valorizza appieno le possibilità. Se già in un confronto con la contemporanea conversione di Bubble Bobble, ottimamente realizzata da Software Creations, si nota un ritmo di gioco più blando di quanto imposto dalla velocità di clock del Motorola 68000, cuore pulsante di questi sistemi, una comparazione con titoli più “maturi”, quali Parasol Stars, nonché soprattutto Rod-Land e Pang, rivela chiaramente significativi margini di miglioramento nel coding di Karl Jeffrey, programmatore alla sua “prima ‘AtariSTa’” che peraltro l’anno successivo avrebbe cofirmato in tandem con Rob Hylands la tutt’altro che esaltante trasposizione di R-Type per questi computer.

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Al netto dei suddetti rilievi, Rampage non sfigura appunto sui monitor a colori SC1224 e SC1425, oltreché naturalmente sulle TV collegate agli ST tramite il modulatore RF built-in nei modelli STFM. Tenuto conto infatti che la conversione è memorizzata in un unico disco single-sided da 360 kB e gira su sistemi dotati di 512 kB di RAM, le animazioni risultano più che passabili e i vari tagli contenutistici, quali ad esempio l’eliminazione delle nuvole tempestose che minacciano di folgorare George, Ralph e Lizzie, non ne inficiano più di tanto il gameplay.

Rispetto al coin-op il comparto grafico è sì assai più dimesso, essendo passato dall’originale 512X480 a 32 colori dell’arcade board alla più modesta 320X200 a 16 dell’ST, ma presenta in ogni modo una resa visiva assolutamente dignitosa, grazie all’apprezzabile lavoro dei grafici Jason Ford e Mark A. Jones. Sostanzialmente valido in rapporto alle limitate potenzialità del chip YM2149F, poi, anche il fronte sonoro, grazie alla firma del solito ottimo David Whittaker.

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Va da sé che il principale neo di Rampage, ovvero l’essenziale ripetitività dell’azione, affligge anche la versione Atari ST, con l’aggravante di un ritmo di gioco più blando e marginalmente impoverito in termini di diversivi rispetto a quello del coin-op. Questo comporta un’ancor più marcata “dipendenza” del porting dal multiplayer, visto che affrontare il gioco in singolo espone appunto al concreto rischio di annoiarsi.
Giocando insieme a uno o due amici, viceversa, il divertimento è pressoché assicurato, tenendo però conto che uno dei player dovrà ripiegare sulla tastiera (“Oh, io ho già dato… giù le mani dal joystick tu!”).


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Rampage - Atari ST - Video gameplay



COMMENTO FINALE


"Intelligente sberleffo videoludico ai giant monster B-movies, accattivante smashing-button game votato allo 'smashing-buildings' à la Godzilla e sorta di 'sfogatoio' per due o tre giocatori in cerca di divertimento semplice, istintivo e preferibilmente all'insegna della distruzione, Rampage, complice un accattivante stile grafico 'fumettoso/cartoonesco' ed una solida realizzazione tecnica, aveva tutte le carte in regola per imporsi nelle sale giochi della seconda metà degli anni '80 e così è stato. Nonostante un'impostazione fondamentalmente ripetitiva e dunque molto vincolata alla fruizione in multiplayer, quanto mai raccomandata per il divertimento 'fracassone' sospeso tra il cooperativo e il competitivo che garantisce, il coin-op di Bally Midway è stato appunto un action di successo, ponendo così le basi per ben undici conversioni, tra cui quella per Atari ST.
Malgrado i limiti tipici di un buon numero di titoli sviluppati nei primi anni del ciclo di vita di questi computer e un ritmo un po' blando dell'azione dovuto anche all'inesperienza del coder nei confronti dell'hardware, il porting per ST di Rampage risulta complessivamente apprezzabile, fermo restando che anche in questa versione domestica la condizione indispensabile per il divertimento rimane quella di affrontare il gioco con uno o due amici."