Attack of the Mutant PenguinsMutanti, mutanti ed ancora mutanti: tartarughe mutanti, formiche mutanti, cammelli mutanti, mutande mutanti, frutta e verdura mutanti... Potevano mancare pure i pinguini mutanti? No, anche se qui dentro sono il problema minore...

Cervello off-line
Se non si sapesse davvero come distinguersi dalla massa e non si brillasse di carisma naturale, come sarebbe possibile farsi notare? E' un problema che non riguarda figure dal fascino incontenibile come (ovviamente) noi retrogiocatori, soprattutto non di chi è così furbo da spendere tanti soldi per il Jaguar e le sue "primizie", ma le persone normali come farebbero? C'è chi indossa vestiti di cattivo gusto, chi si tinge la barba di verde, chi si ubriaca e vomita in discoteca a centro-pista, chi si riprende mentre tira delle testate al muro... Insomma, la bassezza umana fornisce esempi in quantità, ma per un videogioco la situazione è un po' più complessa: un programmatore con un pizzico di talento, magari, grazie a un briciolo di ragione, certe idiozie le evita, e può darsi anche che covi il sogno di mettere in piedi un videogioco bello, divertente, importante. Ma quando si trovano di fronte ad un prodotto basato sul nonsense, i giocatori navigati aprono gli occhi e stanno ben attenti a non farsi abbindolare. Tuttavia, alcuni team AAA sono riusciti a dimostrare come i concept deliranti possano resituire divertimento in quantità, tra questi i DMA Design che scrissero il codice dell'intramontabile Lemmings: bestioline “antopomorfizzate” alle prese con le azioni più improbabili protagoniste di un gameplay sopraffino, geniale e letteralmente mai visto prima. Da allora si è formato una sorta di sottogenere dei puzzle games dagli alti e bassi, ai quali è riconducibile anche questo Attack of the Mutant Penguins, pubblicato su Jaguar e DOS tra il 1995 e il 1996, in poche parole sulle piattaforme sbagliate nel momento sbagliato.
La trama racconta di... uhm... dal gioco non si capisce un tubo, meglio prendere il manuale, dove a sorpresa troviamo una sceneggiatura articolata! Interessante, e potrebbe essere basata su una storia vera: noi terrestri abusiamo delle trasmissioni televisive, non curandoci dei posti nei quali il nostro segnale possa andare a finire (Futurama docet). A quanto pare esso giunge fino alla galassia Bleuurgh, abitata da una strana specie di alieni verdi. L'unica frequenza che riescono a captare è quella che trasmette documentari sui pinguini, tant'è che arrivano a supporre che essi siano la specie dominante del pianeta. Siccome la Terra, immortalata nei suoi scenari più suggestivi, li aggrada molto, decidono di partire per conquistarla, camuffandosi proprio da pinguini per non dare nell'occhio. Essi, tuttavia, senza chiamare in causa gli umani, decidono di organizzare una resistenza, ma sono soprattutto altri due alieni a poter offrire un contributo decisivo: Bernard e Rodney, praticamente un peperone verde con l'alito pestilenziale ed un pomodoro armato di mazza da baseball. Ma, un attimo, nel gioco ci sono anche dei gremlin e la loro origine non ci viene rivelata. Urca!


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Reset... Cervello on-line
Il recupero delle funzioni cerebrali è prioritario in Attack of the Mutant Penguins. Non è un gioco stupido, sebbene ciò possa risultare inverosimile dopo gli eventi narrati poco sopra. Il gioco è un pastrocchio di idee che difficilmente associeremmo fra loro, ma qui pare davvero tutto possibile.
Il ruolo del giocatore è quello di impersonare uno dei due supereroi intergalattici per aiutare i pinguini terrestri a disfarsi della minaccia aliena. Il piano dei nostri nemici prevede l'attivazione di una superarma presente in ogni livello: essa è strutturata come una bilancia che porta aldisotto di un piatto un interruttore. Se su tale piatto vi saranno abbastanza pinguini mutanti da farlo arrivare all'interruttore, la superarma colpirà e non potremo evitare il “game over”. Sull'altro piatto, per fortuna, potremo farci arrivare i pinguini “buoni” e finchè questi ultimi saranno in maggioranza potremo stare tranquilli.
Obiettivo primario è quindi il non far raggiungere tale aggeggio agli invasori. Essi batteranno più strade e voi spesso faticherete a controllarle tutte, ma ci sono alcuni strumenti da sfruttare. Innanzitutto, i cartelli: sulle mappe di gioco vi sono delle indicazioni di direzione che verranno seguite tanto dagli alieni quanto dai pinguini amici e potremo usarle per stabilire la loro rotta. Se buoni e cattivi si troveranno l'uno di fronte all'altro, cominceranno a picchiarsi e quindi a rallentare, ma la lotta si concluderà il più delle volte a favore degli alieni che potranno perdere alcune unità, distruggendo, però, tutti i terrestri che potevamo piuttosto usare come contrappeso sulla bilancia, quindi sarà necessario valutare bene le nostre strategie.
Non solo. Gli scenari di gioco pullulano di gremlin azzurri che potremo raccogliere ed utilizzare per attivare macchinari o aprire bauli. I primi sono delle vere e proprie armi di distruzione come catapulte oppure tritacarne che sbricioleranno grandi quantità di nemici, ma potremo attivarli per una quantità limitata di tempo, dopodichè sarà necessario ritornare in loco per farle ripartire sempre grazie ai gremlin raccolti. I bauli, invece, contengono bonus fondamentali: potremo trovare item per attivare istantaneamente i macchinari (che altrimenti impiegano una manciata di secondi per partire), candelotti di dinamite per liberarci di qualche alieno oppure potremo trovare i pezzi per mettere insieme l'arma di ordinanza dell'eroe da noi controllato. Bisogna recuperare le tre lettere che ne compongono il nome (PAN o BAT), dopodichè potremo divertirci a colpire a bastonate i nemici che, tuttavia, non moriranno, piuttosto rimarranno per qualche secondo storditi rilasciando delle sfere di energia che se raccolte potranno attivare i poteri speciali dei nostri avatar: cinque sfere ci potenzieranno per ammazzare gli alieni con l'arma standard (per un massimo di cinque colpi), mentre se arriveremo a dieci ne otterremo una devastante (da utilizzare per massimo dieci colpi). Il problema è che il contatore delle sfere si azzera ogni volta che useremo la nostra mazza prima del raggiungimento del bonus, per cui il metodo migliore per accumularle è di colpire più nemici possibile per farne uscire molte e poi fiondarsi nella raccolta senza toccare più il tasto di fuoco. Una volta ammazzati tutti gli alieni, il livello è concluso. A quel punto accederemo ad una fase bonus a caso fra tre disponibili: un clone di Galaxian, un tiro al bersaglio o un altro minigioco in cui manovrare delle catapulte per centrare delle imbarcazioni. In relazione ai punti conquistati potremo partire nel livello successivo con alcuni pinguini amici in più dalla parte giusta della bilancia.

Un doveroso riepilogo
Bel casino, eh? In realtà basta poco per farci l'abitudine ma da spiegare è complicato. Facciamo un riassunto!
Nelle mappe di gioco arrivano orde di alieni cattivi che vogliono raggiungere una superarma a forma di bilancia per attivarla mettendosi sul piatto sopra l'interruttore. Per evitarlo potremo usare i pinguini terrestri come contrappeso o per ammazzare qualche alieno sacrificandoli in massa. Tornano utili anche alcuni marchingegni da attivare con dei gremlin celesti da raccogliere in giro che, una volta messi dentro i macchinari, faranno partire l'aggeggio uccidendo nemici in quantità. Nel frattempo dovremo anche raccogliere i frammenti della nostra arma per massacrare ancora più pinguini mutanti. Una volta fatti fuori tutti, ci sono la fase bonus e il livello successivo. Va meglio?

Aspetti “ordinari”
Per fortuna, Attack of the Mutant Penguins ha anche cose normali come grafica e sonoro. Dal punto di vista cosmetico siamo messi più che bene: la rappresentazione è perfettamente bidimensionale, ma c'è un uso apprezzabile dei colori, con fondali molto sfumati e gradevoli, sebbene siano soprattutto gli sprite a convincere per design. I pinguini mutanti, infatti, si presenteranno sotto le spoglie più improbabili, da emuli di Elvis ad investigatori privati, strappandoci una cascata di sorrisi. I nostri avatar sono demenziali e incomprensibili, certamente la parte più debole del complesso, ma è impossibile che stonino in un contesto così dichiaratamente insensato. E' presente anche uno strato di parallasse aldisotto della zona percorribile dal giocatore, nulla di straordinario ma fa sempre piacere. Il Jaguar non è certo sfruttato al massimo delle sue capacità, anzi, bisogna sottolineare che in casi di eccessivo affollamento (e non intendo meno di trenta sprites contemporaneamente a video) si avverte qualche fugace rallentamento, ma il risultato generale è indiscutibilmente gradevole. Qualche appunto se lo merita il sonoro che, forse per sottostare ai limiti imposti da una cartuccia di soli 16 megabit (quindi appena 2 megabytes), non offre che un'unica musica nella schermata introduttiva e degli effetti sonori piuttosto scialbi. Ne risulta un'atmosfera dominata dai rumori di fondo che esalta ancora di più la demenzialità del resto, avvicinando Attack of the Mutant Penguins ad una sorta di esperienza onirica, un buffo incubo in cui correre da una parte all'altra per effettuare le azioni più strane.


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Visto che abbiamo la superbilancia...
...Tiriamo le nostre conclusioni! E' arrivato nel 1995 e lo ha fatto sulla console più sfortunata della sua generazione, solo per questo meriterebbe un monumento al coraggio. E' un gioco che l'utente medio scarterebbe immediatamente per la sua criptica meccanica, ma che risulta invece tagliato su misura per l'utenza Jaguar: se acquisti un gioco per nulla pubblicizzato su una macchina di modestissima popolarità quando in giro ruggiscono Saturn e Playstation, allora di sicuro sei ben intenzionato a spendere qualche minuto per entrare nella filosofia di gioco. E così è, infatti. AOMP premia il giocatore paziente, senza pregiudizi, disposto a farsi sorprendere da qualcosa di seriamente diverso e la cosa più bella è che risulta del tutto privo di gravi difetti. Le partite sono furiosi “corri-corri” da una parte all'altra delle mappe per attivare questo o quel marchingegno, raccogliere sfere di energia, massacrare pinguini cattivi, il tutto studiando sapientemente ogni livello ed i possibili approcci alla missione. In una sola parola: divertente!
Gli unici appunti che mi sento di muovere riguardano una longevità piuttosto contenuta a causa dei soli 20 livelli a disposizione che, tuttavia, risultano ostici al massimo grado di difficoltà, e una calibrazione della sfida non impeccabile, con alcuni stage troppo più complicati di quelli precedenti o di quelli immediatamente successivi. Per tutto il resto avrete di che rimanere soddisfatti e forse, se fosse nato qualche anno prima su una console più importante, lo avremmo ricordato come un piccolo classico.

La conversione
Ad un anno dall'uscita per la console Atari, il team Sunrise ha stretto accordi con la Gametek per regalare al suo gioco anche un'edizione PC, da giocare sotto DOS, rinominata per l'occasione semplicemente Mutant Penguins. Il porting presenta alcune differenze e “pesa” ben più dell'originale: quindici megabytes contro soli due! C'è stata una corposa iniezione di livelli extra, compresi alcuni di training per prendere dimestichezza col software. Affianco al contatore di alieni rimanenti, presente anche sul Jaguar, ne compare un altro che ci indica la quantità di gremlin raccolta. Dal punto di vista tecnico manca il parallasse, ma sul fondale possiamo tuttavia gustarci un dettaglio maggiore grazie all'inserimento di numerosi elementi decorativi. Apprezzabile anche l'ottimizzazione delle fasi bonus, ora più bilanciate.


VIDEORECENSIONE
COMMENTO FINALE


“Sarebbe difficile per chiunque scommettere su un gioco come AOMP. Al suo interno vi sono mille idee alquanto eterogenee che vengono miracolosamente tenute insieme da una struttura di gioco complessa, non immediata ma sorprendentemente efficiente. Nonostante le tante cose da fare, le partite hanno un sapore arcade, furioso e mai stupido a dispetto del tema contemplato. Tecnicamente ha tutte le carte in regola per piacere ed un sonoro con molti limiti finisce col rendere ancora più surreale l'esperienza di gioco. Un'esperienza consigliata ed un must-have per ogni amante del Jaguar!”

Gianluca "musehead" Santilio





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