Review Bristles - Atari 8 bit, Action game by First Star SoftwarePensate ad un personaggio videoludico ideato nei primi anni '80, un game character baffuto in tuta da lavoro blu e cappello con visiera. Un idraulico di nome Mario? No! Si chiama Peter ed è un imbianchino.

Otto imbianchini per dieci pennelli

Nel fixed-screen action Bristles (1983) indossate appunto le tute da lavoro di 8 imbianchini: il già citato Peter the Painter, Pam, Patrick, Patty, Paul, Peggy, Perry e Priscilla.
La missione di questa squadra è semplice quanto ovvia: tinteggiare le pareti di 48 edifici suddivisi in 6 gruppi da 8 palazzi ciascuno e farlo senza perdere tutti i 10 pennelli disponibili, nonché entro un preciso limite di tempo per ogni fabbricato. Per portare a termine questo lungo lavoro, i painters dovranno vedersela con: ascensori in moto perpetuo, pericolose rampe di scale, fastidiosi secchielli da mezza pinta volanti (Flying Half Pints), irritanti creature a forma di secchio (Dumb Buckets), l'"adorabile" Brenda la Monella (Brenda the Brat), l'insidiosissimo leader dei secchi (Bucket Chucker) e, tanto per complicare ulteriormente le cose, i deleteri camini e tubi di vapore (Steam Pipes).

I nostri eroi, dunque, affronteranno i quarantotto edifici in un susseguirsi di altrettante schermate fisse che vedono rappresentati tali palazzi in modo schematico ma efficace. Le sei tranches di otto buildings corrispondono ad altrettanti livelli di difficoltà (Skills 1-6; ad esempio il 2° e 3° propongono rispettivamente vernice invisibile e luci spente), con i prodi imbianchini di turno che possono selezionare il gruppo di partenza in base all'entità della sfida che intendono fronteggiare. Dal momento che un edificio è stato interamente tinteggiato entro il limite di tempo previsto, il passaggio al fabbricato successivo viene preceduto dalla visualizzazione di una parola che compone uno dei sei messaggi nascosti, rivelati infine al completamento di ogni gruppo di palazzi. Da notare come l'incremento di difficoltà in ogni tranche di building derivi anche dal fatto che dal 6° all'8° fabbricato si dovrà anche ripristinare la scorta di vernice, visto che questa si esaurirà dopo 7 e 6 stanze rispettivamente. Per farlo sarà necessario raccogliere i bonus a forma di pennello collocati su alcune pareti degli edifici.

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Incerti del mestiere

I painters dovranno quindi tenere d'occhio due contatori: i pennelli a disposizione e l'inesorabile scorrere del tempo. Se si affronta la prima tranche di palazzi allo Skill 1, i 10 paint brushes inizialmente a disposizione, comunque incrementabili con il completamento dei buildings, saranno perduti in caso di contatto con Flying Half Pints, Dumb Buckets, Bucket Chucker, oppure in seguito ad una caduta in un camino o in uno Steam Pipes. Ai livelli di difficoltà 4-5-6, invece, la sottrazione dei pennelli avverrà anche in caso di urto con un ascensore, ossia quando non si prende quest'ultimo con la giusta tempistica, e per la caduta nel vano dello stesso.
Per non perdere rapidamente tutti i pant brush i nostri eroici imbianchini dovranno evitare di essere colpiti dagli onnipresenti Flying Half Pints, saltando o abbassandosi secondo la quota dei suddetti. Dumb Buckets e Bucket Chucker, invece, sono a grandi linee dei classici nemici da fixed-screen action anni '80 e richiedono l'attenta osservazione dei loro pattern di movimento per essere evitati, fermo restando che il secondo risulta assai reattivo, aggressivo e veloce, nonché molto pericoloso per la sua capacità di saltare i vani degli ascensori. Oltre a mantenersi a debita distanza dai loro nemici e, nel caso del Bucket Chucker, avvalersi dei paint mixer per bloccarlo temporaneamente dal momento che si trova di fronte ad essi, Peter e i suoi compagni possono anche contare sulle Safe Rooms, stanze off-limits per i Dumb Buckets.

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Tra i nemici merita una menzione a parte Brenda the Brat, la pestifera figlia del direttore dei lavori. Presente fin dal 3° building dello Skill 1, questa "deliziosa" bambina ha la "simpaticissima" abitudine di decorare le pareti appena tinteggiate con le impronte delle proprie mani. Va da sè che il povero imbianchino sarà a questo punto costretto a ridipingere le pareti così "timbrate", il che, visto i severi limiti di tempo, può rischiare seriamente di compromettere la partita. Per quanto, anacronisticamente parlando, soggetto ideale per la più truculenta delle fatality di mortalkombattiana memoria, Brenda è di fatto intoccabile e può solo essere distratta. Per farlo occorre uno dei candy cane presenti nelle varie stanze. Una volta raccolto un bastoncino di zucchero, infatti, basterà raggiungere la ragazzina per neutralizzarla temporaneamente con tale leccornia, tenuto conto che anche imbianchino stesso non sarà in grado di dipingere finché appunto non avrà dato a Brenda il suo dolce preferito.

Con una squadra di otto imbianchini a disposizione, poteva forse mancare il multiplayer? Certo che no! I nostri eroi senza macchia (a parte quelle di vernice sulla tuta) possono infatti affrontare la loro missione in modalità multigiocatore a turni. Possono così partecipare fino a 4 painters contrassegnati da altrettanti colori: blu, verde, giallo e viola. Il passaggio di turno da un player al successivo avviene dal momento che al primo viene sottratto il pennello.

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Il coin-op mancato (o quasi) e le altre versioni... inclusa quella "tardiva" per Atari 5200

Benché decisamente 80's arcade come impostazione e livello di sfida, Bristles, non è un coin-op, ma un titolo domestico sviluppato nel 1983 per Atari 8-bit computers e Commodore 64. Questo brillante fixed-screen action reca la firma di Fernando Herrera, autore già premiato da Atari nel 1981 con lo Star Award per l'educativo My First Alphabet, nonché co-fondatore della gloriosa compagnia statunitense First Star Software. Insieme ad Astro Chase (1982) dello stesso Herrera e al coevo Flip and Flop di Jim Nangano, Bristles si inserisce dunque nell'apprezzata produzione early eighties dell'etichetta principalmente nota per le serie Boulder Dash e Spy vs. Spy.

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Visto che gli home computer Atari 400/800/XL/XE condividono con la console Atari 5200 gran parte della componentistica, un porting diretto di Bristles su quest'ultimo sistema sarebbe stato nell'ordine naturale delle cose... e, in effetti, tale attesa trasposizione per A5200 è stata sì realizzata, ma, complice la famigerata North American video game crash del 1983, non ha visto la luce prima del 2004 e solo con la fondamentale collaborazione di Atari2600.com nel ruolo di co-publisher e distributore.

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I nostri imbianchini videoludici non hanno dunque mai esercitato in sala giochi? Non è proprio così, visto che nel 1984 Exidy e First Star Software produssero il Max-A-Flex System, un arcade multi-game basato sull'home computer Atari 600XL e contenente le cart di Astro Chase, Boulder Dash, Flip and Flop e appunto Bristles.

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Pittura fresca o screpolata?

Riprendere in mano un gioco dopo che sono trascorsi 30 anni dal suo debutto è sempre una scommessa. Riuscirà ancora a divertire dopo tre decadi di radicali cambiamenti nell'intrattenimento videoludico? Nel caso di Bristles la risposta è sostanzialmente affermativa. Nella sua magnifica linearità arcade-style, questo fixed-screen action è ancora capace di instaurare il circolo virtuoso dell'"una-partita-tira-l'altra", conquistando il giocatore con una decorosa realizzazione tecnica, un buon ritmo ed un livello di difficoltà tutt'altro che amichevole.

Ancora una volta non si può che ammirare l'ingegno dei migliori programmatori del periodo e, nello specifico, lodare l'abilità di Fernando Herrera, autore rivelatosi capace di sviluppare un gioco completo e apprezzabilmente ricco in termini di contenuti e potenziale ludico nei soli 16 kB di una cartuccia per Atari 8-bit computers. Nonostante i severi limiti di memoria, infatti, Bristles si avvale appunto di un decoroso comparto visivo, mostrando sprite discretamente animati e facendo leva su una buona velocità di gioco per garantire coinvolgimento e rendere intrigante la sfida. In effetti, se si escludeono le concessioni al flickering ed una rappresentazione assolutamente schematica dei vari buildings, l'estetica del titolo di Herrera non evidenzia particolari difetti, nè tantomeno riveste un ruolo di fondamentale importanza ai fini della sua valutazione.

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Le musiche di Bristles conferiscono al fixed-screen action di First Star un fascino peculiare, completando un quadro che sembra strizzare l'occhio alle vecchie comiche del cinema muto. Risulta vincente, infatti, la scelta di proporre alcune chiptune cover della famosissima Opera 71a di Pyotr Ilyich Tchaikovsky, la Suite del celeberrimo balletto Lo Schiaccianoci. Questi quattro brani, una breve title music e tre jingle, sono dunque le versioni "Pokey's tone" della Marcia, della Danza Cinese, della Danza Russa e dell'Ouverture firmate dal grande compositore russo. L'idea di associare ad orecchiabilissimi jingles di ascendenza classica determinati eventi in-game, ovvero la sporcatura della pareti appena dipinte da parte della stramaledetta Brenda la Monella (Chinese Dance), la sottrazione di uno dei pennelli disponibili (Russian Dance) e l'urto con uno degli ascensori (Ouverture), contribuisce difatti al pieno coinvolgimento del giocatore, traducendosi non di rado in comici "riflessi pavloviani", vale a dire in vibranti e colorite imprecazioni del player stesso sovrapposte a tali musichette. L'impronta tendenzialmente clownesca del gioco viene peraltro confermata dai buffi FX, degno complemento di un fronte sonoro tanto calzante quanto distintivo.


Video Gameplay Bristles


COMMENTO FINALE


"Pur non raggiungendo i livelli qualitativi e la valenza innovativa dei più noti classici First Star Software, ovvero i primi capitoli delle apprezzatissime serie Bouder Dash e Spy vs. Spy, Bristles si presenta comunque come un solido fixed-screen action, caratterizzandosi per un'estetica essenziale ma dignitosa, un sonoro particolarmente azzeccato e soprattutto per una giocabilità stile arcade che ha contribuito a mantenerne intatto il fascino a distanza di trent'anni dal suo esordio su Atari 8-bit computers. Questa fatica di Fernando Herrera è dunque un titolo da riscoprire nell'originale per i sistemi 400/800/XL/XE prodotti dalla storica casa di Sunnyvale, così come nella successiva versione Commodore 64 o anche nel tardivo porting per A5200."