Da un punto di vista tecnico il gioco era valido, con sprite grandi e cartooneschi, fondali coloratissimi e animati, con in più l'implementazione del trascorrere del tempo e delle condizioni atmosferiche che donavano alle ambientazioni una maggiore varietà, ma da segnalare, in negativo, la non inclusione di una chicca come il pavimento prospettico, col parallasse presente solo negli sfondi, le animazioni dei personaggi un pò scattose (una costante in diversi beat'em up Neo Geo) e il disegno degli stessi che, in taluni casi, poteva essere più curato.
Le musiche non lasciavano il segno, pur attinenti agli stage, varie e ritmate, spaziando dal funky al rock, dall'etnica a quella orientale, ma senza uscire dal semplice gradevole accompagnamento. Discreti il parlato e gli effetti sonori anche se un pò ripetitivi (come i monotoni fischi di approvazione del pubblico a fine round).
La giocabilità era quella che era... la sensazione di colpire l'avversario quasi del tutto assente, la risposta dei personaggi non curata come nel titolo Capcom e la tecnica andava a farsi benedire. Particolare nota di demerito per questo settore: avversari apparentemente difficilissimi ma, una volta scoperto il trucco per sconfiggerli, diventava uno scherzo farli fuori.
Per fare un paio di esempi, si prendano Rayden e Billy Kane (gli ultimi due sgherri da affrontare prima del boss finale): alla mia seconda partita in sala con Andy Bogard, sotto suggerimento di un amico più esperto, ho battuto il primo semplicemente eseguendo una sola mossa (ma una di numero!) al momento giusto che lo ha privato di tutta l'energia ed il secondo stando in parata e lasciandolo sfogare fino alla perdita dell'arma, ritrovandosi così alla mia mercè. Ovviamente ho finito il gioco, tra l'altro avendo eseguito quasi esclusivamente la mossa dello "scatto" con un minimo di tempismo: assurdo.
A onor del merito, va detto che Fatal Fury vantava un paio di innovazioni, ossia l'implementazione di un secondo piano di combattimento, anche se non in tutti gli stage (al giocatore veniva concesso solo di inseguire un avversario qualora vi si fosse rifugiato) e la possibilità di trovarsi con tre combattenti contemporaneamente su schermo se un secondo player avesse deciso di inserire un gettone (due combattenti umani più quello del computer, interessante).
I personaggi tra cui scegliere il proprio alter ego erano pochini: oltre al citato Andy, c'erano suo fratello Terry e Joe Higashi, tutti e tre "buoni" e nemmeno così tanto diversificati a livello di mosse se non scenograficamente: lo scontro con SF2 era impietoso, non solo a livello numerico, ma proprio in quanto a diversità di attacchi.
I nemici pure erano in numero esiguo, solamente otto e alcuni anche abbastanza anonimi, uniti ad altri scopiazzati, vedasi Michael Max (un pugile... chissà a chi si saranno ispirati...), Geese Howard, il super cattivone finale (un sosia di Souther di Hokuto no Ken - Ken il Guerriero per i non otaku) e Joe, un clone di Ryu con tanto di fascia sulla fronte. Da segnalare in positivo, sempre in tema di somiglianze, l'ottimo Tung Fue Rue che ricorda, nella sua trasformazione, il maestro Muten di Dragon Ball (l'eremita delle tartarughe) quando lancia la Kamehameha e si ingrossa: non originale, ma troppo bello!
Il quadro bonus era di una tristezza quasi infinita, un braccio di ferro virtuale stile cabinato da luna park in cui premere il più velocemente possibile un tasto.
Dopo tante critiche, la bocciatura dovrebbe essere una semplice formalità, eppure ancora oggi, a fronte di centinaia di beat'em up ad incontri usciti, oggettivamente migliori in tutto di questo primo vagito di Fatal Fury, qualche partita ci scappa ancora volentieri. Sarà che ad un certo punto i picchiaduro offrivano una valanga di personaggi giocabili con in più una caterva di mosse ciascuno e per apprezzarli davvero bisognava dedicarci anima e corpo; forse il bello di Fatal Fury è proprio la sua semplicità, tre soli tasti (pugno, calcio e presa), poche mosse speciali a disposizione, una manciata di combattenti tra cui scegliere, nemici che erano avversari e basta (poter controllare i boss in SF2CE, stupendo a livello di gameplay, li privava di parte di quell'aura di onnipotenza che li circondava) e poi, nonostante tutto, assistere a certi combattimenti è davvero spettacolare, con alcune mosse molto coreografiche, ma questi ovviamente sono punti di vista soggettivi, che nulla tolgono alla assoluta deficitarietà del titolo in alcuni settori.
Fatal Fury va ricordato principalmente in quanto prodotto seminale, iniziatore di una saga storica della SNK, raggiungendo vette importanti dal terzo episodio in poi, peccato che ciò accadrà quando il Neo Geo non sarà già più di moda e stava anzi lasciando inesorabilmente il passo a console che, pur inferiori in ambito 2D, puntavano sull'innovazione tridimensionale e sulle lusinghe poligonali.