Lo scopo del gioco è uno: andare in buca, possibilmente sotto il par (per i non esperti: il numero di colpi ritenuto “standard” in una buca). Diversamente perderemo un credito o più, in proporzione alla nostra inettitudine. Che non è poi così difficile, considerando il tempismo necessario al settaggio di direzione-velocità-altezza. Bei tempi quelli, quando un millesimo di secondo faceva la differenza tra cinquecento lire spese bene e cinquecento lire spese male (che poi secondo mia madre eran spese male lo stesso!?). Al giorno d'oggi invece...ma è meglio chiudere subito una polemica interminabile.
Il sistema di controllo intransigente si rivela efficace, la fisica che ne soggiace piuttosto credibile (nonostante nessuno emotion engine del caso). C'è il vento che sbatte un po' di qua e un po' di là, vari tipi di terreno più o meno “scorrevoli”, un set di mazze di tutto rispetto e la possibilità, udite udite, di imprimere un effetto più o meno acuto al tiro. Tutto il necessario insomma per andare in buca in un colpo solo o far finire la pallina sulla Luna. I quattro circuiti disponibili (Germania, Giappone, USA, Australia) sono ben caratterizzati e presentano un livello di difficoltà progressivo di buca in buca con un netto stacco verso l'alto dal decimo hole in poi. Laddove in Giappone c'è la casa delle geishe (o come caspita si chiama) e il monte Fuji sullo sfondo, in Germania c'è la baita ristoro-vendita Krapften e una bella foresta di pini con i monti innevati e via dicendo. La grafica è nitida, i colori brillanti e i contorni definiti. Golfisti di dimensioni notevoli sono affiancati da una sorta di piccola mappa a volo d'uccello che facilità il rapido studio della strategia di tiro. Unica nota dolente, un' imprecisione tra due strati di parallasse contigui che si verifica talvolta sullo sfondo, facendo finire per esempio il green in mezzo al mare.
Fastidioso considerando la potenza 2d del sistema Neo-Geo, decisamente perdonabile se apprezziamo la cosmesi globale del gioco. Poi ci sono i personaggi selezionabili, che sono sei e ognuno di loro ha un proprio nome e cognome nonché nazionalità, e ognuno di loro, aggiungo presenta una struttura fisico-scheletrica taurina che, piccolo com'ero, mi aveva fatto credere che i golfisti fossero gli uomini più forti del mondo.
Si va dall'australiano simil-Tom Selleck all'inglese nerd, passando per l'attore americano, il gerarca delle ss tedesco, il giapponese (che di giapponese non ha proprio nulla tranne il nome) e il lottatore brasiliano. Ciascuno con i suoi bei parametri di potenza, precisione e accuratezza, capaci di variare significativamente la resa in campo. Poi c'è la musica: splendida. Ogni circuito ha il suo tema e se pensate che un gioco di golf richieda silenzio o al massimo folate di vento e starnazzare di anatre vi sbagliate di grosso: qui si rockeggia! L'accompagnamento è inusuale ma gradevole, comprensibilissimo trattandosi di un arcade, sinonimo di azione, velocità, frenesia. Anche se la musichetta australiana...lo ammetto, mi faceva un po' tristezza.
Ma quella degli USA mi tirava su una marea!
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