C’era qualcosa di magico in Final Fight: bastava far partire il gioco che il suo stile, i suoi colori, i suoni, i disegni, ti facevano subito intendere che stavi per giocare a qualcosa di massiccio, di bello, di gratificante. Final Fight è stato l’inizio della nuova era delle mazzate accompagnate, che avrebbero poi imperversato nelle sale giochi di tutto il mondo. Perché Final Fight era soprattutto la grafica nel 1989. Non si vedevano in giro picchiaduro con personaggi tanto grandi, tanto animati, tanto tutto. Sul fronte tecnico Capcom non si era risparmiata per nulla, mettendo le basi per quello che poi avrebbero offerto qualche anno dopo con re Street Fighter 2.
Ma non c’era solo la “rivoluzione” tecnica del genere in Final Fight. Con questo picchiaduro a scorrimento abbiamo assistito al concetto di Forte, Bilanciato e Veloce che tanto ha influenzato le produzioni a venire, non solo di Capcom, ma di tutte le altre software house. Haggar faceva tremare i nemici con la sua potenza, le sue prese plastiche, con quella volante che quando la sottomettevi su un nemico, finendo per atterrare su altri poveri malcapitati, ti sentivi una specie di padre eterno. Cody, nonché fidanzato di Jessica, ti galvanizzava con il suo stile bilanciato, i cazzotti precisi in faccia, calci volanti e “figaggine” assortita. E poi c’era Guy dalla velocità “ninjesca” fatta di pugni e calci veloci, prese acrobatiche e incazzatura orientale in bella vista. Spiegati così i tre protagonisti sembravano delle macchiette, i classici personaggi della cultura POP di fine anni 80, ma nella sostanza erano così iconici che hanno generato cloni a morire. Capcom avrà anche saccheggiato la cultura occidentale per molti personaggi e non solo, senza inventarsi nulla di nuovo, ma nessuno, fino ad allora, li aveva trasportati in un videogioco con così convinzione e prepotenza. Gli scenari, le musiche, le situazioni, l’atmosfera, le urla, i nomi, tutto ha un familiare sapore anni 80. Si narra che un dei maggiori programmatori di Final Fight ammise, durante un'intervista, che chi era incaricato di trovare i nomi ad ogni personaggio fosse una ragazza innamorata della musica anni Ottanta.
Final Fight è stato anche semplificazione. Tutto quello che stava alle spalle del titolo Capcom sembrava quasi complesso di fronte al minimalismo dei controlli che i programmatori pensarono per la loro opera. E così bastavano due pulsanti per far partite scazzottate monumentali. Un tasto saltavi, uno davi mazzate alla cieca tramite una combo di calci e pugni. La combinazione dei due creava un altro set di mosse volanti e l’inedita spazzata disperata che ti toglieva quel millimetro di energia che non te la faceva abusare. Addirittura, anche per afferrare l’avversario bastava solemanete avvicinarsi ad esso. Se non era immediatezza questa! Peccato che Capcom non avesse implementato la corsa, possibilità presente per esempio nel leggendario Golden Axe tra l’altro, che avrebbe reso ancora più vario il set di mosse.
Chissà se Capcom avesse mai immaginato che a distanza di molti anni, tutt’ oggi c’è che inserisce la monetina virtuale e scende al fianco di Haggar, Cody e Guy pronti a fare il mazzo a Mad Gear, ancora una volta.