Nel 1986 tale termine non era stato ancora coniato ma le radici degli stylish game moderni possono essere fatte risalire proprio a quegli anni “magici”.
Tra le proposte di quel tempo che, a posteriori, possono essere tranquillamente definite con questo nomignolo di moda al giorno d’oggi è sicuramente da annoverare Rolling Thunder di Namco.
Si tratta del “classico” gioco d’azione/piattaforme ma dalla spiccata personalità e caratterizzazione sia del protagonista dell’avventura (una sorta di agente segreto fine anni ‘60, in dolcevita, fondina ascellare e pantaloni a zampa d’elefante) che dei suoi nemici ovvero delle guardie incappucciate (ciascuna con la sua brava uniforme a seconda del ruolo rivestito nell’organizzazione, cioè soldati semplici, granatieri, killers addestrati, etc etc) dall’inquietante e riuscitissimo sguardo malvagio, appartenenti ad una fantomatica struttura segreta gestita dal classico scienziato megalomane in cerca di dominio assoluto.
La grafica del gioco, infatti, pur essendo abbastanza semplice in linee generali, presenta tuttavia un’ottima definizione, colori brillanti che rimandavano chiaramente ai fumetti anni ’ 60-'70 ed animazioni molto fluide, “cool” e straordinariamente convincenti e, dunque, per l’epoca stilosissime.
Le movenze degli sprite erano molto realistiche e contribuivano in modo deciso a calare il giocatore in una storia di spionaggio e di avventura dalla splendida atmosfera a metà strada tra la fantascienza ed i primissimi film di James Bond.
Dal punto di vista del gameplay, oltre ad una serrata azione a base di salti e sparatorie (sulla falsariga di Shinobi di SEGA) un ulteriore tocco di classe inserito dalla Namco consiste nell’introduzione di porte, sparse dovunque nei vari livelli e liberamente accessibili in ogni momento del gioco. Tali porte potevano essere utilizzate, accedendovi, per evitare tempestivamente e per alcuni secondi proiettili o colluttazioni con i vari scagnozzi dell’organizzazione terroristica che dovremo combattere o per avere accesso a rifornimenti di proiettili supplementari per le armi da fuoco in possesso del nostro agente segreto (una pistola oppure un mitragliatore). Tuttavia anche i nemici avevano accesso a queste porte e, spesso e volentieri, accadeva che gli avversari ne uscissero esattamente mentre il nostro eroe ci si trovava a passare davanti arduamente impegnato in conflitti a fuoco a cortissima gittata con altri avversari.
In pratica queste porte costituivano l’elemento “strategico” all’interno di un impianto di gioco d’azione piuttosto classico. A completare l’ottimo lavoro svolto da Namco nel donare al gioco una gradevole e affascinante atmosfera da film di spionaggio, contribuisce in misura rilevante anche la colonna sonora sincopata ma coinvolgente in grado di donare ritmo e suspense all’azione di gioco. Davvero un bel lavoro!
Rolling Thunder è un gioco che gli amanti del retrogaming (e non solo loro) dovrebbero riscoprire non soltanto per l’ottima atmosfera generata dalla realizzazione grafico/sonora, ma soprattutto per l’immensa giocabilità che possiede. Avanzare nei livelli alla ricerca della classica ragazza da liberare imprigionata dall’altrettanto classicissimo scienziato pazzo che vuole dominare il mondo risulta certamente duro ma molto divertente e coinvolgente con la tensione che si mantiene sempre su livelli alti e in grado di incollare il giocatore allo schermo sin dalle primissime battute.
Rolling Thunder in definitiva era tutto qui: inmensa giocabilità condita da uno stile grafico azzeccato e particolare con animazioni fluide e plastiche e una colonna sonora altrettanto intrigante... piu’ “stylish” di così…
Il gioco ebbe un ottimo successo di pubblico e critica e fu presto convertito per i più popolari sistemi domestici del tempo. Ecco le varie versioni in una breve carrellata.
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