A fronte del notevole quanto inaspettato successo riscosso da Raiden, gli altri "eredi" di Flying Shark e 1943 non hanno lasciato tracce altrettanto durature. Se 1941: Counter Attack, 4° capitolo della 19XX series inaugurata da 1942, ha goduto di una buona riuscita in virtù del richiamo dei predecessori, i predetti shoot 'em up più simili al celebre coin-op Taito sono decisamente meno noti e solo Gun Frontier è stato oggetto di un porting su sistema domestico (Saturn).
Uno degli sparatutto che hanno interpretato un ruolo di secondo piano nelle sale giochi dei primi anni '90 è senz'altro il succitato Lightning Fighters / Trigon, interessante reinterpretazione "Made in Konami" dell'arcade hit firmato Seibu.
Questo titolo realizzato dalla storica casa di Osaka presenta una struttura piuttosto canonica: classiche modalità di fuoco contrapposte (Vulcan Missiles e Spread Shot), imprescindibili smart bomb e 8 livelli presidiati da carri armati, caccia, elicotteri, postazioni fisse, unità fluviali e marittime, nonché da agguerritissimi end boss. Grazie all’antefatto che accenna all'improvvisa invasione di una misteriosa specie aliena, Konami ha potuto sbizzarrirsi premendo l'acceleratore sul fantascientifico-futuristico e proponendo una sorta di versione "estremizzata" di Raiden.
Le peculiarità di Lightning Fighters sono essenzialmente legate ai "fireworks" messi in campo dagli sviluppatori per conferire personalità al vertical shooter.
Uno degli elementi più vistosi è costituito dalle smart bomb che replicano su larga scala la dicotomia Vulcan Missiles / Spread Shot: Particle Beam e Dragon Laser. Se la prima si mostra come un enorme fascio di energia che avvolge la navicella proteggendola e colpendo i nemici posti di fronte ad essa, la seconda ha le fattezze di un coreografico "drago di fuoco" che sembra irrompere da un'altra dimensione, per poi seminare devastazione imperversando sullo schermo o infierendo sul boss di turno. Particle Beam e Dragon Laser non sono intercambiabili, giacché la potenza distruttiva di quest'ultima è decisamente maggiore, sia pur a prezzo di una certa lentezza, una minore affidabilità in termini di protezione e una fastidiosa inefficacia al cospetto di determinati avversari.
Un'ulteriore particolarità è rappresentata dalle 2-player Trigon weapons, tre specifiche super-armi il cui utilizzo è riservato alla modalità a due giocatori e vincolato alla presenza di entrambi. In sostanza si tratta di un multi-function pod che mantiene una posizione equidistante tra i due caccia e, secondo l'item raccolto, bersaglia il nemico con impulsi energetici, lo tempesta di missili o lo spazza via con un imponente "megalaser" a ricerca calore. Anche se questi generosi extra legati alla co-op sembrerebbero sconsigliare il single player mode, in realtà non mitigano più di tanto la difficoltà dello shoot 'em up Konami. Le Trigon weapons, infatti, richiedono uno spiccato affiatamento tra i due player che devono modificare in tandem la direzione di fuoco e rischiano di incrociare le rispettive traiettorie, rendendo così inutili determinate armi comuni. Lo stesso "laserone" di cui sopra, peraltro, riesce sì a deviare autonomamente per colpire gli avversari più grandi, ma non gode della stessa "indipendenza" del suo vivacissimo "erede" in Raiden II, limitandosi ad una sorta di "auto-aim".
Lightning Fighters valorizza efficacemente gli effetti di scaling che già avevano contribuito all'impatto visivo di Ajax / Typhoon (Konami - 1987). Le hardware's zooming functions, infatti, sono utilizzate per spettacolarizzare l'ingresso dei boss, arricchire l'estetica delle smart bomb e, in generale, accentuare il dinamismo del titolo. Di rilievo, poi, le animazioni che non lesinano in fotogrammi nella rappresentazione di cascate, corsi d'acqua, fumo, vapore, esplosioni e progressivo cedimento degli sprite più grandi sotto il fuoco delle navicelle.
Il confronto visivo con Raiden vede prevalere di misura quest'ultimo sullo sparatutto firmato dalla casa di Osaka, in ragione di una scelta più azzeccata dei colori e di un look complessivamente più incisivo. Se difatti Lightning Fighters sfoggia una tavolozza più vivida rispetto a quella del “sobrio” arcade hit Seibu, non brilla altrettanto sul fronte estetico e soffre di un tratto meno convincente nella resa dei fondali.
Al di là di scelte cromatiche non sempre felicissime e di un comparto grafico che forse si affida un po' troppo agli effetti, il coin-op Konami evidenzia una programmazione piuttosto solida: buon ritmo, fluidità sempre perfetta, accurata rilevazione delle collisioni e scarsa propensione ai rallentamenti.
La perizia degli sviluppatori nipponici, poi, non manca di farsi sentire nelle musiche e negli FX. Le enfatiche BGM sono particolarmente adatte al dinamismo dello shoot ‘em up e coniugano alla perfezione vivaci rhythmic bases campionate con orecchiabili melodie in sintesi che contribuiscono al giusto grado di gasamento. La valida soundtrack di Lightning Fighters si affianca ad espressivi sample vocali e ottimi effetti sonori digitalizzati che sottolineano a dovere gli eventi clou: dall’esaltante lancio del Dragon Laser con annesso stridore alle potenti esplosioni dei boss, allo sfrecciare dei veicoli in primissimo piano, passando per i vari FX “ambientali”.
Il vertical shooter Konami costituisce senz'altro un apprezzabile “quasi-clone” di Raiden. La giocabilità non smentisce gli alti standard della gloriosa casa giapponese che, complice lo skill level sapientemente calibrato, si avvale dell’accorta struttura dei livelli e dell’azzeccata disposizione dei nemici per garantire un notevole divertimento. Se dunque Lightning Fighter risulta un po’ anonimo, delegando soprattutto al weapon system i propri caratteri distintivi, non mostra tuttavia debolezze di ordine ludico e riesce a coinvolgere grazie ad una ricca dotazione di avversari agguerriti, boss fight avvincenti, buone idee e dinamiche ben articolate.
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