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ID: 255565In un freddo giorno di inizio anni '90 un manipolo di piccoli e nipponici programmatori di Sega AM2, non si sa il perché, decidono di dire basta alla moltitudine di soccer game arcade rigorosamente di matrice bitmappiana che affollavano le fumose sale del tempo, inserendo nel panorama del genere l’attraente poligono. Nasce così Virtua Striker, uno dei primi esponenti del calcio poligonal-tridimensionale: peccato che manchi il calcio. O almeno il calcio arcade come lo conosciamo noi, quello fatto di semplicità, di passaggi ragionati e metodici, azioni verosimili ma non troppo, cross sulla fascia con tiri spettacolari e parate plastiche.
Virtua Striker è l’emblema del calcio dalla giocata casuale, sullo stile delle ultime puntate dell’ ”es-en-keyano” Super Sidekicks: prendi la palla, avanzi un po’ e fai un “random passaggio” sperando che ci sia un compagno di squadra che lo intercetti, scarti sulla fascia, fai un cross che, telecomandato, finisce in testa al nostro giocatore e la palla si insacca in porta a pochi metri da un portiere fermo come una sagoma fatta di marzapane. E via sempre così per tutte le 4 partite che giocherete se andrete avanti.

Sia ben chiaro, non è che ci aspettasse quale virtuosismo tattico, ma perlomeno un certo ordine in campo, invece di un guazzabuglio di giocatori che corrono dietro ad un pallone.
Eppure gli ingredienti per un calcio arcade semplice, divertente e spettacolare ci sono tutti senza essere però amalgamati e sfruttati a pieno.
Tre tasti deputati rispettivamente al tiro, cross, passaggio/tackle che può fungere addirittura da passaggio filtrate, che possono garantire una certa varietà nella manovra dell’azione. Il passaggio è mal implementato e non da soddisfazioni ma solo mal di pancia, perché delle volte parte via lungo, troppo lungo per la cavalcata del nostro attaccante virtuale e non viene inoltre aiutato dalle continue zoomate che la virtua camera fa sui calciatori a centrocampo, zona fulcro di un passaggio filtrante, impedendo di fatto al giocatore di vedere chi sta in attacco.

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Il famigerato zoom della telecamera, che risulta essere il neo più grande di un reparto grafico massiccio per l’epoca, si comporta bene solo nel momento di un cross sulla fascia, allargando la visuale. Per tutto il resto della partita, invece, crea solamente caos visivo e mental-tattico. Altro punto a sfavore di Virtua Striker è la totale deficienza dei portieri. Un esempio lampante sono le palle a metà area di rigore, dove la sfera sosta inverosimilmente al centro senza che il portiere faccia un uscita per spazzarla o farsene preda. Lo stesso succede nelle palle alte dopo un cross, momento in cui l’attaccante e il portiere si trovano spalla a spalla. In questo caso il portiere rimane impassibile, lasciando al Ronaldo del momento tutto il tempo e lo spazio per effettuare una rovesciata o colpo di testa con un 100% di goal sicuro. Percentuale che ritroviamo anche quando si tira da fuori area, dato che l’estremo difensore non ha voglia di tuffarsi. Certe volte si ha la sensazione che il portiere sia stato volutamente reso poco reattivo (e gli ho fatto un complimento), specialmente nelle palle ferme in area di rigore, per rimediare ai passaggi lunghi e ai passaggi random in avanti, in modo che ci sia sempre una possibilità di segnare. L’IA della CPU invece in attacco riesce sempre ad essere pericolosa, dimostrando una buona varietà di azione, specie nelle squadre più forti come il Brasile.

Altra grande pecca, che purtroppo si manifesta nei momenti più concitati, è un leggero ritardo nella risposta ai comandi da parte dei calciatori, specie nei passaggi e nei tiri. A volte, purtroppo, capita che il nostro alter ego, dopo la pressione del tasto deputato al passaggio, prima finisca l’ animazione che stava compiendo e poi parta con il comando datogli, cosa che comporta spesso la perdita della palla con la CPU pronta a partire al contrattacco come solo Lavezzi sa fare. Virtua Striker, insomma, sa anche divertire, ma prima dovrete entrare nel suo modus operandi per carpirne le meccaniche.

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Un gameplay altalenante è però supportato da un buon uso della Model 2. Escludendo i summenzionati problemi dello zoom della telecamera virtuale e alcune animazioni lente, Virtua Striker ha un reparto grafico risibile ai nostri giorni, ma veramente granitico per l’epoca (parliamo del 1994). Tutto “gira” con fluidità, i calciatori sono vari e dettagliati, animati egregiamente, alcuni caratterizzati con le sembianze delle stelle del periodo (si veda il divin codino di Baggio) e danno veramente una sensazione di fisicità: si sente che con la loro forza calpestano l’erba del campo. Anche lo stadio fa la sua porca figura avendo una struttura poligonale povera ma con un pubblico che, seppur spalmato come la nutella sul pane (solo le bandiere che sventolano sono poligonali) risulta essere convincente così come tutti i piccoli dettagli che si vedono a bordo campo. E’ invece mediocre il sonoro: i tifosi fanno casino ma non più di tanto, sarebbe stato bello sentire più cori e il telecronista sottolinea solo il Goal (e ci mancherebbe!), le punizioni e i falli laterali, compreso il corner.
Ritornando ai dettagli a bordo campo, vorrei sottolineare la presenza del cartellone pubblicitario che annuncia i mondiali in Jappolandia nel 2002 (quando all’epoca lo vidi mi fece sorridere non poco, mancavano ancora 8 anni!!) finiti con l’Italia sconfitta dalla Korea del Sud. Che sia stato il futuro mondiale in casa a far scaturire in un gruppo di piccoli e nipponici programmatori di Sega Am2 la voglia di creare Virtua Striker?

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COMMENTO FINALE


"Virtua Striker è il calcio discreto, che diverte solo se si è pronti a farsi assorbire dalle sue meccaniche bizzarre, fatte di telecamere che zoomano all’impazzata, portieri immobili, passaggi che partono dopo un quarto d’ora dal vostro input e azioni imbastite a suon di “random-passaggi”.
Il reparto tecnico, roccioso per l’epoca, ora non è altro che un cimelio del poligono che fu.