Agli appassionati di videogiochi d’annata basterebbero già queste poche informazioni per avere la certezza di avere a che fare con un gioco esaltante, tecnologicamente avanzatissimo e dalla giocabilità sopraffina. Tuttavia la recensione che vi appresterete a leggere non sarà di tipo “tradizionale” ma piuttosto più volta alla celebrazione di ricordi e sensazioni di un tempo lontano; d’altronde il retro-gaming è anche questo: celebrazione di tempi andati, di memorie e nostalgie, di sensazioni irripetibili e (forse) ineguagliabili poiché legate ad una enfatizzata, magari anche a sproposito,”prima volta”.
Certo, le “età dell’oro” e della felicità non sono mai esistite e non esisteranno in futuro, ma talvolta abbandonarsi ai ricordi di giorni lontani e felici non può che giovare ed aiutare a farci comprendere il “vero” senso del giocare “antico”.
Ricordo una fredda e piovosa domenica mattina del lontano tardo autunno 1985, l'inverno era alle porte e di norma usavo trascorrere tali mattinate spendendo una parte dei miei miseri risparmi, derivanti da paghette e regali da parte di parenti, nella mia sala-giochi preferita in compagnia del mio amico Marco.
Tuttavia quella mattina, non so esattamente il perché, forse volevo soltanto risparmiare qualche migliaio di lire in più, in previsione del Natale o forse solo per pigrizia, decisi di restare a casa e giocare col fedele C64 dando così buca al mio migliore amico.
La mia decisione si rivelò fatale, in quanto lasciai l'onore di una nuova "scoperta" (l'arrivo di un nuovo gioco in sala) proprio al mio amico, e che gioco!
Ricordo ancora che Marco mi chiamò al telefono nel primo pomeriggio (i cellulari erano solo un sogno fantascientifico per noi ragazzini di allora), mentre fuori diluviava, narrandomi meraviglie inaudite circa un nuovo gioco, addirittura tridimensionale, con draghi volanti, esplosioni gigantesche, astronavi grandi come case che schizzavano alla velocità della luce verso l'impavido giocatore armato di cannone laser, il tutto con una grafica da "cartone animato" (sono le esatte parole che Marco mi disse) ed un sonoro da urlo!
Incredibile, tanto incredibile che all'inizio credetti che il mio amico stesse scherzando, tentando di farmela pagare per la buca datagli in mattinata.
Era tutto vero, invece. Quella meraviglia inusitata, quel favoloso gioiello tecnologico, come scoprii in seguito, non solo era reale ma davvero qualcosa di speciale: si trattava di Space Harrier, furioso e spettacolare sparatutto “3D” di casa Sega.
Il gioco aveva davvero una grafica straordinaria ed assolutamente superiore per qualità e quantità a qualunque altro gioco dell'epoca (tranne forse i famosissimi ed altrettanto discussi laser-game), per non parlare dei comandi idraulici e della fantastica colonna sonora stereo che accompagnava il giocatore nella sua selvaggia opera di distruzione.
Pur essendo un semplicissimo sparatutto (mai come in questo caso, letteralmente!) il gioco Sega maschera il suo elementare gameplay con tonnellate e tonnellate di grafica a dir poco sensazionale (tuttora è apprezzabilissimo, figuratevi nel 1985 cosa doveva essere): decine e decine di sprite enormi, dettagliatissimi, coloratissimi, visionari si muovono sullo schermo con una fluidità stupefacente e senza il minimo segno di flickerii o rallentamenti della velocità di gioco, che resta ancorata su livelli decisamente alti.
Space Harrier è un trionfo di tecnica videoludica e Yu Suzuki è il suo profeta.
Per muovere cotanta magnificenza grafica fu necessario accoppiare due processori Motorola 68000 a 10 Mhz dedicati.
Per darvi un’idea della potenza bruta del gioco ecco alcuni numeri:
-fu uno dei primi coin-op ad utilizzare grafica a 16 bit
-la sua architettura hardware è in grado di muovere, scalandoli, fino a 128 sprite contemporaneamente (tecnologia Sega’s Super Scaler)
-32 mila colori su schermo contemporaneamente
All’epoca tutto questo era semplicemente mostruoso.
Mai si era visto cotanto spettacolo né in sala giochi né, figuriamoci, sul mercato casalingo.
Space Harrier è un inno alla bellezza, alla tecnica, alla fantasia (non a caso il mondo in cui il videogioco è ambientato è stato chiamato Fantasy Zone) e…alla distruzione !
La difficoltà è elevata, certo, ma mai esagerata e una volta acquisita la pratica necessaria (i proiettili nemici vengono sparati esclusivamente verso la posizione del personaggio principale sullo schermo e in nessun altro luogo, quindi il segreto è muoversi costantemente senza ritornare sui propri passi), possibilmente affidandosi a riflessi fulminei per evitare i micidiali ostacoli fissi, si prosegue nel gioco in una esaltante e furiosa “cavalcata” (anche in questo caso…letteralmente, visto il famosissimo quadro bonus disponibile…) che gratifica il giocatore esperto con una strepitosa sensazione di potenza e furia selvaggia.
E poi ci sono i draghi di fine livello, i mitici robottoni giganteschi, i funghi allucinogeni extra-large (il quadro dei funghi è un omaggio a Centipede!), le astronavi immense che solcano i cieli al tramonto….
Space Harrier è una pietra miliare del divertimento e Yu Suzuki è il suo profeta (la consacrazione definitiva avverrà di lì a pochi anni con la pubblicazione di Out Run… ma questa è un’altra storia), geniale e rivoluzionario “progettista” di alcuni dei giochi più belli e famosi di Sega stessa e della storia dei videogames in generale.
Inoltre fu, e forse lo è tuttora, uno dei maggiori successi arcade di casa Sega e, ovviamente, passò immediatamente alla storia dei videogiochi.
Le conversioni di questa meraviglia non si fecero attendere ed il successo in sala giochi fu così vasto e straordinario che Space Harrier è uno dei giochi più convertiti in assoluto con decine di versioni differenti; praticamente ogni console e/o computer casalingo dell’epoca (e non solo) ebbe la propria edizione. Eccone una breve carrellata.
Commodore 64
Chiariamoci, data la qualità assoluta della programmazione, questa versione è ampiamente giocabile e riproduce in modo assolutamente sorprendente, date le limitazioni apparentemente insuperabili dell’hardware, la potenza e magnificenza grafico/sonora del coin-op. Tuttavia la versione US è più rifinita, più dettagliata e addirittura ancor meglio realizzata di quella europea (semplicemente per il maggior tempo a disposizione di Butler). In ogni caso ancora una “missione impossibile” portata a termine felicemente sul C64.
ZX Spectrum/Amstrad CPC
Incredibilmente e nonostante i limiti soprattutto grafici della macchina, Space Harrier sul piccolo gioiellino inglese è un buon gioco ed una eccellente conversione. Tra l’altro questa fu l’unica versione ad 8 bit casalinga a riproporre il famosissimo “pavimento a scacchi” della mitica Fantasy Land immaginata dal visionario Yu Suzuki come scenario delle gesta di Mr. Harrier nel coin-op a lui dedicato. L’unica pecca di questa versione è rintracciabile, forse, nell’eccessiva confusione di sprite e fondali (tutti monocromatici) che si viene a creare nelle situazioni in cui sullo schermo appaiono più oggetti contemporaneamente. In ogni caso un buon lavoro.
Per quel che riguarda la versione Amstrad, essa è pessima e confusionaria poiché fu deciso stranamente di adottare uno strano miscuglio di grafica realmente tridimensionale “a vettori” per gli oggetti nemici e di sprite tradizionali per gli sfondi ed il nostro Mr. Harrier. I vettori, sebbene svolgano egregiamente il ruolo di riproduzione del finto effetto tridimensionale del coin-op, sono tuttavia totalmente inadeguati per rappresentare la magnificenza grafica del gioco originale e, perdipiù, generano solo confusione a schermo con sovrapposizione di oggetti in “trasparenza” dando la sensazione di sparare letteralmente nel vuoto. Un vero peccato soprattutto alla luce di quanto visto su questa macchina l’anno successivo con l’eccellente, tecnicamente parlando, Space Harrier II.
NES
Sega Master System/Game Gear
Sulla console 8 bit targata Sega, Space Harrier fu una conversione epocale! Praticamente tutto il coin-op fu incredibilmente compresso e riportato fedelmente sia per quel che riguarda la coloratissima e bellissima grafica originale (ovviamente fatte le dovute proporzioni) sia per quel che riguarda l’eccelsa giocabilità. Un gran bel gioco ed una eccezionale conversione del “mostro” tecnologico che fu Space Harrier. Sul “Master System portatile” Sega (il Game Gear aveva lo stesso identico hardware del suo “fratello” da salotto ma adattato al “mobile gaming”) il gioco è, fatti salvi alcuni particolari grafici modificati e ridisegnati per l’occasione, la fedele riproduzione della versione Master System e quindi anche in questo caso un gioco ottimo. Semmai a sorprendere fu il fatto che finalmente era possibile giocare a Space Harrier mentre si aspettava il treno oppure sull’autobus andando a scuola… assolutamente impagabile per noi videogiocatori dell’epoca!
Conversione assolutamente fantastica per il gioiellino NEC sia per quel che riguarda la grafica, che il sonoro, ma soprattutto la giocabilità. Questa versione è decisamente una delle migliori in assoluto ed un gran gioco in generale. Ancora un capolavoro per quel che riguarda questa macchina dalle straordinarie potenzialità.
Amiga/Atari ST
La versione ST, stranamente, deriva da quella per PC-compatibili anziché da Amiga; in ogni caso trattasi di un’ottima conversione, veloce, frenetica e dalla grafica molto bella e vicina all’originale. Peccato, a differenza della versione Amiga che non sia a tutto schermo: la presenza di una totalmente inutile ed inopportuna finestra laterale sullo schermo nella quale vengono riportati il punteggio ed il logo di Space Harrier riduce l’area di gioco e ne incrementa di conseguenza la già elevata difficoltà.
X68000
In pratica, si tratta dell’adattamento della già notevole versione PC Engine alle ancora migliori caratteristiche tecniche del 16 bit Sharp, quindi garanzia di qualità assoluta.
L’unico appunto da fare è la strana assenza del “pavimento a scacchi” (ovvero del terreno di Fantasy Land) sostituito da una serie di fittissime linee raster che simulano la tridimensionalità della grafica. Ciò è strano poiché l’X68000 aveva tutte le capacità per riprodurre anche questo dettaglio. In ogni caso, la qualità assoluta e granitica di questa conversione conferma ancora una volta la potenza dell’hardware Sharp e la capacità dei programmatori giapponesi di sfruttarlo a dovere producendo giochi incredibili.
Game Boy Advance
Sulla mitica ma sfortunata edizione “potenziata” del Megadrive si ebbe finalmente il primo porting “arcade perfect”. Il secondo fu su Saturn, la console 32 bit avversaria di Playstation. Eccellente sotto ogni punto di vista, quindi.
Playstation 2