In ogni caso, difficoltà rivalutata a parte, il titolo conserva ancora il suo fascino, merito della struttura non lineare che, attingendo a piene mani dall'iconografia classica del personaggio (in una sorta di stereotipato ma affascinante compendio di quanto ruoti attorno all'universo creato da Ian Fleming), presenta sezioni mutevoli, che vedono il buon agente Sly (cui dovremo assegnare un codice identificativo ad inizio missione e già vi vedo affibiargli combinazioni tipo 666 o 123 ma non 007, per carità, troppo scontato!) lanciarsi da un aereo affrontando in volo gli avversari, atterrare per prenderli a pistolettate, arrivando a montare in sella ad una rombante moto per un inseguimento mozzafiato e finanche a tuffarsi, con sprezzo del pericolo, tra famelici squali. Nonostante la struttura portante sia riconducibile ad un Rolling Thunder qualsiasi (leggasi piattaforme con sparatorie a scorrimento orizzontale), il deja-vu che potrebbe provocare la schematicità del gameplay di tali sezioni viene a cadere perchè intervallato da altre che, pur poco originali singolarmente, nel complesso donano maggiore varietà. L'impressione è di trovarsi di fronte ad un tie-in multievento (non autorizzato) come era in voga un tempo per computer (cito The Untouchables e Batman the movie, entrambi della Ocean) ma scevro di stage eccessivamente sui generis, visto che gli stessi rimangono ancorati ad un concetto action piuttosto viscerale, colpa (o merito, a seconda dei casi) della natura arcade del gioco. L'asso nella manica di Sly Spy risiede nel suo rimescolare alternativamente i 4 elementi: aria (prologo in volo), terra (struttura principale) ed acqua (sezioni subacquee). "E il fuoco?" direte voi... bhè, quello è una costante per tutta la durata, visto che si spara sempre e comunque! Non tutte le parti sono all'altezza, intendiamoci; il breve ma efficace incipit del lancio col paracadute (eccezionalmente a scrolling verticale, ovvio) è più scena che altro, vista l'esigua durata (ma almeno colpisce nell'intento di spiazzare piacevolmente), e la - fortunatamente unica - sezione in moto è di una semplicità disarmante e a conti fatti alquanto noiosa.
A livello tecnico, una grafica gradevolmente colorata e ottimamente caratterizzata cozza con le animazioni essenziali degli sprite, mentre il sonoro scorre via senza colpo ferire, tra FX spudoratamente simili a quelli di Dragonninja (d'altronde il team di programmatori è praticamente il medesimo), un parlato ai limiti dell'osceno e musiche mediocri, anche se quella dei boss è quantomeno decente. E a proposito dei nemici di fine livello, c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Alcuni sono dei clichè che faranno sorridere (su tutti, il tipaccio che usa il cappello come arma, mutuato da Goldfinger) ma nel gioco ci stanno a pennello e tanto basta a non far storcere il naso. Certe scene che li riguardano sono tra l'altro gustosissime, vedasi il bestione che con un colpo di arti marziali priverà il protagonista della pistola, costringendoci ad un duello a mani nude (o meglio, calci) o l'enorme pescecane radiocomandato, sulla cui carcassa potremo infierire una volta sconfitto con tanto di squartamenti, solo per placare il nostro sadismo videoludico. Vero è che tali nemici risultino fin troppo facili da abbattere. Un esempio decisamente esplicativo è rappresentato da uno "scafandroide" (Big Daddy docet) che, dopo una breve apparizione nel primo stage acquatico (generando elevate aspettative), ci attenderà alla fine del secondo: dopo tale preambolo, l'attesa per lo scontro è spasmodica, salvo fallire miseramente, dato che il boss in questione non riesce a centrarci manco se colpiti da istinto suicida, e in ultima analisi l'unico duello che potrebbe procurare qualche grattacapo è quello con delle tigri, perchè abbisogna di un buon tempismo e una certa calma, ma, col timer che scorre inesorabile, risulta tutt'altro che consigliato prendersela comoda. Ciononostante, la pochezza di cui sopra viene bilanciata dalla frustrazione di alcuni passaggi messi lì appositamente per succhiare energia (esaurita la quale, scatta il game over) e inglobare continue, e dal sistema di controllo talvolta leggermente legnoso.
Tra gli item ottenibili, i proiettili per la pistola standard (da usare senza eccessiva parsimonia, perchè facilmente reperibili), una mitragliatrice, la Golden Gun (previo il ritrovamento dei suoi pezzi, l'arma definitiva ma il cui utilizzo è limitato), un jet pack con cui sorvolare i pericoli (tranne chiaramente quelli provenienti dall'alto), il solito orologio per aumentare il tempo a disposizione per terminare il livello e... per ripristinare parzialmente l'energia perduta? Ebbene si, la malefica Coca Cola (argh, lo sapevo!). Passi per le citazioni tutt'altro che velate del precedente Dragonninja (e non solo, vedasi Chelnov e Karnov, pure omaggiati da varie scritte e locandine) ma riciclarne persino le lattine...
Tirando le somme, il titolo Data East è divertente e godibile al punto giusto. Un buon gioco quindi, a suo tempo conosciutissimo e molto apprezzato, che tuttora si riprende volentieri. Benchè nessuna sezione raggiunga apici clamorosi (con quella in moto addirittura deleteria all'economia ludica), nel complesso globale ognuna è quantomeno accettabile e ben implementata, ergo si può chiudere un occhio sulla loro discontinuità.
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