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ID: 251646In molti pensano che i giapponesi siano un popolo di pazzi, e certo se dovessimo mostrare a costoro il qui presente Pu Li Ru la non credo che cambierebbero idea, anzi! La trama del gioco, strampalata come tutto il resto, narra dei due giovani Zac e Mel che devono riattivare il tempo nel paese di Radish Land. Un cattivo ha rubato la chiave che serve a regolare i meccanismi del tempo, così che tutta la zona è rimasta immobilizzata; armati di due bastoni magici donati loro da una specie di mago buono, i ragazzini devono rintracciare il ladro e rimettere a posto il normale ordine delle cose. I due protagonisti sono del tutto generici e non si differenziano in niente oltre all'aspetto; è probabile che questa sia una scelta voluta, dato che le stramberie che si incontrano per tutto il gioco compensano ampiamente l'anonimato dei due ragazzini. Oltre a dei robottini, i nemici più comuni e meno bizzarri, troveremo cose come meduse pelose fluttuanti, streghette che sembrano uscite da uno shojo manga, o ibridi di oggetti/animali/parti umane come fiaschette dotate di gambe, occhiali e cravatta, esseri formati da oggetti vari che si scaccolano oppure si staccano la testa e palleggiano con essa, e altri che sfidano ogni descrizione; i boss non sono da meno, basti pensare che i più normali tra tutti sono un attore di teatro kabuki e un capotribù indigeno con tanto di astuccio penico (!). Tutto il gioco sembra il sogno di un folle, con trovate che fanno seriamente dubitare della sanità mentale del team di sviluppo: una su tutte il faccione digitalizzato e la donna che sventola a mo' di bandiera all'inizio del terzo round! Per non parlare dell'affresco che sembra solo parte dello sfondo e invece attacca a colpi di lingua...

Se guardiamo oltre alla grafica, coloratissima e molto buona per essere un titolo del 1991, quello che resta è un picchiaduro come tanti, anzi sprovvisto di qualsiasi caratteristica innovativa e dalla struttura di base decisamente semplicistica. Zac e Mel non possono far altro che muoversi, saltare e prendere a bastonate i nemici, con l'unico aiuto delle magie: in cima allo schermo c'è un indicatore del livello di magia, che può essere innalzato raccogliendo alcune fatine che si trovano nascoste nelle zucche fluttuanti sparse per i livelli (altre fatine restituiscono un po' di energia). La scelta dell'incantesimo che si scatenerà e che colpirà tutti i nemici su schermo avviene in maniera casuale: essi spaziano dal patetico (una pioggia di stelline si spande su tutti gli avversari) all'assolutamente delirante (compare un gigantesco forno a microonde, e una sorta di demenziale "eroe" uscito da questo, si occupa di avvolgere i nemici in una pellicola per poi sistemarli nel suddetto forno!!!).

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I livelli sono 6, ma fin troppo corti (il primo addirittura conta solo 4/5 schermate in lunghezza) e abbastanza semplici da portare a termine, con l'eccezione dell'ultimo, un po' più esteso e densamente popolato di freaks vari. L'unico diversivo fra essi è un bonus stage che appare subito prima dell'ultimo livello, in cui bisogna prendere a mazzate quanti più pesci con gambe umane possibile, ma è breve, non particolarmente divertente né remunerativo e soprattutto appare troppo tardi nel corso del gioco, tanto da sembrare quasi un'aggiunta dell'ultimo minuto.
La sola particolarità nel gameplay sta nel fatto che i nemici sconfitti saranno liberati dall'influsso del mago cattivo e torneranno ad essere gli animali che erano (cagnolini, maialini, ornitorinchi...): se li si riesce a prendere prima che fuggano si otterranno un po' di punti, ed essi spariranno con un buon effetto di scaling dei loro sprite. I boss invece riprenderanno il loro aspetto da persone comuni (be', se un trapper stile Davy Crockett si può definire comune...), che per ringraziarci ci elargiranno dei consigli in un inglese tanto maccheronico da risultare esilarante e assurdo quanto il resto del gioco.

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Pu Li Ru La sembra più una sperimentazione di varie tecniche ed effetti che un gioco compiuto: da una parte lo stile è unico nel suo genere, a metà strada tra libro illustrato, collage e graffiti; l'ultimo livello poi presenta negli sfondi una serie di omaggi alle geniali illustrazioni di Escher, perfettamente intonate allo spirito delirante del gioco. Certi effetti inoltre sono molto pregevoli, come i riflessi sul ghiaccio del secondo stage, ed è notevole anche la grande cura riposta nelle animazioni dei vari sprite, tutte molto dettagliate e decisamente buffe. Una menzione anche per le musiche, composte dal celebre gruppo interno alla casa Zuntata: le melodie da essi composte non entreranno nella storia dei videogames come altre loro opere, ma hanno delle sonorità che definirei "oniriche" e pertanto molto azzeccate in rapporto al tipo di gioco. Per il resto però se si va al di là della veste grafica perlomeno insolita ed alla consueta maestria tecnica si trova un gioco divertente per le prime partite, ma semplice e limitato, e soprattutto che non invoglia più di tanto il giocatore a rigiocarlo una volta che si sono ammirate tutte le bizzarrie presenti, che pure non sono poche.


COMMENTO FINALE


"Pu Li Ru La è un perfetto esempio di bizzarria nipponica che per qualche strano motivo è riuscita a giungere fino a noi (anche se con qualche piccola censura e una traduzione dei testi a dir poco imprecisa), facendoci divertire con la sua insensatezza, ma che forse meritava di uscire dal proprio paese meno rispetto ad altri titoli più validi."

Federico "Boyakki" Tiraboschi





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