La prima cosa che si nota è che la grafica, oltre ad essere dotata di colori molto più sgargianti (nonché un po' pacchiani) rispetto a prima, è decisamente più "ravvicinata" sugli sprites, e non mostra quasi nulla dei paesaggi in cui le avventure si svolgono, scordiamoci così le montagne maestose, i dirupi e i tramonti del primo episodio. "Va beh", penserà il giocatore alla prima partita, "magari questa è una scelta voluta per mettere l'enfasi sul combattimento uno contro uno, magari Rastan è dotato di più mosse e i nemici sono più reattivi, mi aspetto scontri all'ultimo sangue..." Invece, l'ominide tarchiato che ha preso il posto di Rastan, oltre ad essere rigidissimo e dotato di frames d'animazione che si possono contare sulle dita di una mano (come i suoi avversari del resto), non fa altro che camminare e distruggere mostri totalmente ebeti, in buona parte capaci solo di avanzare in linea retta, senza nemmeno girarsi quando vengono superati con un salto! Alcuni di essi non fanno altro che stare fermi e attaccare ogni tanto, in attesa che il barbaro venga a bastonarli sulle gengive. Il comparto armi è stato leggermente rinnovato, con alcuni giocattoli nuovi come degli artigli "alla Wolverine" e la possibilità di elettrificare l'arma in possesso o di renderla in grado di scagliare palle di fuoco; peccato che la profondità del gioco non ne risenta, al massimo certe armi possono essere un po' più utili negli scontri con i boss rispetto alla spada corta con cui si parte. Tra i bonus vi sono anche delle scarpe alate che velocizzano (fortunatamente, è davvero lento) il nostro "eroe", solo che la scarsità di frames lo fa apparire ridicolmente accelerato, come se fosse in una comica del muto.
A proposito di boss, le sfide sono decisamente impari, non solo per via dei controlli imprecisi (Rastan salta una frazione di secondo dopo che si è premuto il pulsante, in un titolo d'azione questa è una pecca di non poco conto), della lentezza del nostro e della grandezza del suo sprite che lo rende un facile bersaglio: gli scontri sono tutti basati sul riconoscimento di un pattern nel movimento dei mostri e sull'attesa del momento giusto per colpire, cosa che li rende piuttosto tirati per le lunghe e ripetitivi... ammesso che il giocatore rimanga vivo, a causa dei problemi di cui sopra o per le distrazioni che prima o poi fatalmente intervengono.
I sei livelli non sono più divisi in due sezioni (zona all'aperto e castello) come nel primo Rastan, ma sono lunghi (neanche troppo) scenari pianeggianti in scrolling solo orizzontale che conducono direttamente allo scontro con i boss. Siccome lunghe strisce di pianura non sono esattamente ciò che si definisce un terreno pericoloso, i programmatori hanno pensato "bene" di aumentare un po' la difficoltà inserendo qua e là salti scomodissimi (per intenderci, punti in cui Rastan ha scarsa possibilità di movimento e deve posizionarsi al millimetro per poter superare il baratro), o scemenze assortite come blocchi che piovono senza motivo dal cielo, annunciati da una risata stridula, oppure altre inutili trovate come blocchi da distruggere per poter proseguire.
"Nastar" riesce nella non facile impresa di distruggere completamente l'epicità del predecessore: subito all'inizio del gioco il nostro si appende a una liana... che penzolerà sì e no a tre metri da terra! Scordiamoci pure il barbaro cazzuto che supera strapiombi, scivola giù per pendii scoscesi e si getta nei canaloni spada in pugno: qui Rastan sembra un imbecille neanche troppo convinto di ciò che fa, e forse non lo sa nemmeno lui, dato che l'introduzione e le cut-scenes tra i livelli sono del tutto generiche e non spiegano assolutamente nulla della storia a parte il fatto che ci sono dei cattivi e vanno menati. Fine. I rimandi a Conan il Barbaro sono ormai un lontano ricordo, e non c'è proprio nulla che evochi la possenza del personaggio. Addirittura in uno degli intermezzi si lamenta di essere stanco e di temere di non riuscire più a reggere la spada!!!
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