Millipede parte con un tono più apocalittico: si parla di un giovane dalla nobile stirpe che, nel momento della sua incoronazione a re, attira su di sé una maledizione proprio dal suo morente padre, con tutto l'ambaradan di insetti e mostri vari ad invadere la sua terra. In realtà, il peso della sceneggiatura è nullo durante il gameplay, ma è bello sapere che alla Atari qualcuno si sia ingegnato per scrivere una pur inutile trama. Ma forse era meglio quella del giardino da disinfestare...
Precedentemente inteso per intitolarsi Centipede Deluxe, questo secondo, e ultimo, episodio della serie non recava con sé propositi rivoluzionari. Bene così, dopotutto il vecchio Centipede era ancora in ottima forma. Il vero problema nacque dai gestori di sale giochi: il gioco soffriva alcune strategie dei frequentatori più in gamba, diventati veri e propri assi a due anni dalla pubblicazione, e gli incassi potenziali ne risentivano a causa della prolungata durata delle singole partite. Era tempo di diventare hardcore.
Inseriamo il gettone. Esteticamente, ci sentiamo subito a casa: le differenze con Centipede sono risibili, pochi cambiamenti cromatici e qualche elemento in più sul video funzionale al gameplay, rimangono il look acido e i disegni minuti, necessari per offrire un'area di gioco così ampia e piena. I comandi sono anch'essi immutati, con la stessa trackball a muovere il nostro avatar e l'unico pulsante per scoccare le nostre frecce. Anche in Millipede la nostra area di spostamento è limitata al quarto inferiore dello schermo, ma questa volta è evidenziata dalla grafica, colorata in una tonalità leggermente diversa dal resto. Diciamo pure che in foto le somiglianze col passato sarebbero fin troppe ed anche il gameplay rimane molto simile, peccato per quella spiccata inclinazione al game over.
Dal basso dello schermo, il nostro compito è sempre quello di abbattere il millipede/centipede. Esso continua a mantenere il suo script di movimento che lo vede dirigersi a destra e sinistra di continuo, cambiando senso di marcia ogni volta che raggiunge il bordo dello schermo o cozza contro un fungo. Colpendolo, esso si dividerà in due parti indipendenti che si dirigeranno lungo vettori opposti. Perdiamo una vita ogniqualvolta veniamo toccati dal millipede oppure da uno degli altri abitanti del giardino che descriveremo a breve.
Come dicevamo, Centipede cominciava a fruttare meno alle sale giochi ed i soldi non potevano che determinare un cambio di direzione. Le contromisure attuate dalla Atari erano volte ad ostacolare la modellazione del territorio a fini strategici: innanzitutto, aumentarono la resistenza dei funghi che in Millipede necessitano di quattro colpi, invece che tre, per essere abbattuti; inoltre, dato che una delle prime mosse dei giocatori di Centipede era quella di sgombrare l'area di movimento da ogni ostacolo, venirono introdotti degli insetti che cospargevano lo schermo di nuovi funghi non appena quelli nelle nostre vicinanze scendevano sotto il numero di cinque; come se non bastasse, per impedirci di stazionare in posizioni convenienti, sono state aggiunte fastidiose creaturine pronte a stanarci, costringendoci a “ballare” per tutta l'area di gioco senza possibilità di sosta; per concludere, sono presenti anche scarafaggi che rendono indistruttibili i funghi ed altri insetti che li avvelenano (come gli scorpioni di Centipede) provocando un aumento della velocità del millipede in seguito ad un eventuale contatto. Per fortuna, qualche piccolo aiutino ci viene fornito da un insetto che, se centrato, rallenta temporaneamente la velocità del gioco e da alcune taniche di DDT che per una manciata di secondi distruggono ogni nemico li si avvicini.
Ciò che alla Atari non avevano preventivato era l'effetto boomerang di queste introduzioni. A conti fatti, Centipede era improduttivo in mano a veri mostri, ma rimaneva efficiente con gli altri e, soprattutto, divertiva tutti. Giocare a Millipede è dura: dopo pochi livelli appare subito impossibile controllare tutte le variabili, talvolta ci si ritrova a sparare a caso soltanto perchè non si può distaccare lo sguardo dal nostro sprite, assediato da tutta la fauna possibile ed immaginabile. La pianificazione strategica concessa da Centipede, additata quale difetto dai gestori di sala giochi, si rivelava, in realtà, un importante valore aggiunto capace di premiare i giocatori più caparbi e preparati, in grado di interpretare il gioco come una sfida articolata piuttosto che una gara di riflessi. In Millipede, appunto, rimangono solo i riflessi, la profondità sparisce, la varianti del gioco corrono più veloci della mente e delle mani del giocatore che perde buona parte del gusto.
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