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ID: 251370Anni prima di The House Of The Dead, SEGA aveva già tentato di “spaventare” i frequentatori delle sale giochi con un cabinato a tema horror provvisto di light gun, il cui nome era Laser Ghost. È probabile che questo titolo non vi dica niente, infatti non è certo stato un successo annunciato, né ha saputo originare seguiti o altri modi per essere ricordato: si tratta infatti di un gioco senza innovazioni rilevanti, da ricordare quasi solo per il fatto che permetteva la partecipazione contemporanea di tre giocatori, come il quasi contemporaneo e molto simile (in quanto ad ambientazione) Beast Busters di SNK.
La fonte di ispirazione apparente di questo titolo sono i celebri Ghostbusters o, per essere più precisi, la serie animata che li riguarda: The Real Ghostbusters. Il gioco si distingue infatti per uno stile grafico colorato e “cartoonesco” e per un design dei fantasmi e mostri vari da affrontare che varia dal buffo all’inquietante, passando per il grottesco, esattamente come nella serie TV. La scusa che passa per trama, stavolta, prevede che una città fantasma abbia fatto la sua nuova apparizione dopo 13 anni e i suoi abitanti spettrali si siano sparsi per ogni dove: uno di essi rapisce una bambina per sacrificarla, e spetta ai tre sterminatori Max, Bill e Carol rimettere a posto le cose.

Sparare ai fantasmi, usare le “smart bomb” per ripulire lo schermo, eliminare i boss di fine stage e abbattere i fantasmi bonus (identici agli altri, ma di colore blu) per ricevere i classici kit medicinali: il gioco è tutto qui. Qualche elemento dello sfondo da distruggere, niente armi secondarie, niente percorsi alternativi, personaggi “buoni” da non colpire o finezze di altro tipo: da questo punto di vista il gioco ha un gameplay primitivo anche rispetto al classico Operation Wolf. Almeno nel corso dei livelli si cerca di spezzare la monotonia dello scrolling da sinistra a destra e viceversa, con la “soggettiva” virtuale che si sposta un po’ per tutte le angolazioni, specie nei livelli più avanzati, anche se così facendo vengono a volte evidenziati alcuni errori di prospettiva nel disegno delle ambientazioni. Da notare come in certe missioni il punto di vista sia chiaramente quello di qualcuno che sta volando, anche se non viene mai mostrato che i “nostri eroi” abbiano qualche mezzo a loro disposizione!

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Del design dei nemici s’è già parlato, a volte è originale e inquietante (il primo boss sono due figure di un cartellone cinematografico che si animano diventando due scheletri, le cui enormi mani escono dalle porte del cinema stesso), altre volte è solo stupido (un altro boss è una piovra che cammina per terra), ma non credo che i grafici puntassero all’horror puro, considerata anche la demenza di tutti gli oggetti posseduti che ci vengono contro e che comprendono camicie, bidoni, polli arrosto e ananas! Le musiche sono anonime, gli effetti sonori invece sono un po’ più originali e variegati, ma tutto viene sovrastato dal costante sparare e dall’effetto della smart bomb che ricorda più un aspirapolvere che altro.
In definitiva non c’è molto altro da aggiungere: le sei missioni mancano del tutto di varietà, oltre ad essere brevi e monotone; lo stile grafico, seppure ben realizzato, è sempre troppo indeciso tra buffo e macabro, dando l’idea di un titolo che non sa a che pubblico rivolgersi; tutto il gioco in generale è semplicemente poco divertente. Nel 1991 Laser Ghost venne convertito su Master System, ma non si trattò di un semplice porting, bensì di una sorta di re-invenzione che comunque comprendeva sempre l’utilizzo della light gun della console.


COMMENTO FINALE


"Laser Ghost è un gioco che non ha saputo resistere alla prova del tempo, né risulta divertente se giocato al di fuori del suo ambito (il cabinato) originale, e anche qui si dimostra inferiore ad altri titoli simili come Beast Busters o Space Gun della Taito. Un titolo che scivola via senza lasciare traccia e che può venire ricordato giusto per il design originale di alcuni nemici."


Federico "Boyakki" Tiraboschi




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