Parliamo spesso di concept semplici, soprattutto in relazione ai coin-op dei primi anni Ottanta, ma in questo caso l'essenzialità è pura e cristallina. Noi prendiamo il controllo di tale Charley Chuck, un buffo personaggio dalla testa enorme che, come vedremo, soggiorna in un mondo evidentemente tutto pazzo. Charley è un inguaribile goloso ed è disposto a qualunque cosa pur di gustarsi un bel gelato, anche a contraddire alcuni chef furiosi per l'indifferenza nei confronti delle loro prelibatezze.
La partita ha inizio, anzi, si svolge interamente lungo una schermata nera, fissa. L'area di gioco è quindi una sorta di arena quadrata delimitata da bordi di colore blu, uno spazio vasto ma meno di quanto possa sembrare, vista la ragguardevole dimensione dei vari sprites. Charley partirà sempre dal lato destro della videata e, all'estremo opposto, vi sarà un invitante gelato, nostra bramata meta. Come vi anticipavo, non ci sono labirinti da affrontare per arrivarci, tuttavia saranno presenti ostacoli di differente natura: innanzitutto, gli scatenati chef! Queste simpaticissime figure si muoveranno, ad una velocità inferiore alla nostra, proprio nella nostra direzione per farci la pelle ed il contatto con loro sarà letale per la nostra partita. Potremo sbarazzarcene, ma ne parleremo tra poco. Un altro ostacolo al quale dedicare la giusta attenzione è rappresentato da una serie di buche dalle quali spuntano fuori proprio i nostri nemici, spesso improvvisamente: finirci dentro ci causerà la perdita di una vita.
Food Fight non è un semplice zig zag tra sprites in movimento: disseminati sull'area di gioco possiamo individuare del cibo sottoforma di frutta, torte e ortaggi. Si tratta delle “armi” del gioco, roba capace di accoppare ogni chef con un solo colpo. Passandoci sopra, infatti, ne raccoglieremo una o più unità, a seconda di ciò che troviamo, e con l'unico tasto a disposizione potremo lanciarla dove ci pare. Peccato che anche gli chef possano fare la stessa cosa: Food Fight si tramuta così in una frenetica corsa all'armamento ed alla successiva fuga, con tanto di finte di corpo utili a spostarci dalla traiettoria di lancio degli chef. E bisogna pure fare in fretta, dato che il gelato si scioglie piano piano, scomparendo del tutto dopo trentadue miseri secondi. Dannatamente geniale.
Le sovrastrutture poste tra l'essenzialità del concetto e il raggiungimento dell'obiettivo scongiurano alla grande il rischio di trovarsi con qualcosa di semplicistico. A rafforzare le proprie ragioni, del resto, la Atari aveva persino anteposto un controller insolito, uno stick analogico capace di esprimersi lungo 360° gradi di direzioni, in modo da consentire al giocatore di indirizzare al meglio il lancio della frutta. A voler esser pignoli, finisce col rimetterci un po' di reattività, conseguenza legata alla natura del controller, appunto, piuttosto che ad una deficienza dei programmatori.
C'è della strategia in Food Fight: per guadagnarci l'agognato gelato potremo anche lanciarci in una folle corsa divincolandoci tra uno chef e l'altro, ma difficilmente muoveremo molti passi negli stage avanzati. La chiave è pianificare per bene i movimenti in relazione alla dislocazione del cibo sulla mappa, studiando attentamente anche la comparsa dei nemici. Anche i frutti hanno il loro peculiare valore, specialmente le angurie, le quali ci consegnano un numero di colpi infinito, manco fossero postazioni di mitragliatrici. Tuttavia, il limitatissimo tempo a nostra disposizione ci fionda lungo partite furiose e frenetiche, costringendoci a tattiche precise ma rapide, in un tripudio di genuino divertimento.
Persino la cosmetica va elogiata: a dispetto di un fondale inesistente, gli sprites di Food Fight sono grandi e dettagliati. Charley è molto ben definito nel suo stile super-deformed e, con una sorta di animazione modulare, mostra occhi graziosamente espressivi ed animati. Le pietanze da lancio non brillano di particolari, sono semplicemente funzionali, ma la grafica ritrova simpatia nel disegno degli chef, simili ma non uguali fra loro. Non trascendentale il sonoro, limitato ai soliti effetti simpatici e qualche motivetto dimenticabile.
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