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ID: 250811Dire che gli sparatutto sono stati i giochi più diffusi dei primi anni Ottanta è un vero eufemismo. Da Space Invaders in poi, i programmatori ne hanno pensati per tutti i gusti e per tutte le ambientazioni. Di conseguenza, anche la possibilità di innovare cominciava a esaurirsi rapidamente, perlomeno finchè i vari hardware non si fossero potenziati a dovere. L'infaticabile Atari, tuttavia, ebbe l'ennesima genialata e colse due piccioni con una fava. Già dai suoi albori, infatti, il mondo dei videogiochi era guardato con relativo disinteresse dal sesso femminile, nient'affatto attratto dalle rudi astronavi a caccia dei soliti, rudi alieni. Cosa fare allora? Creare un gioco con tanti elementi originali per rompere la monotonia del giocatore medio, magari facendolo progettare da una ragazza cercando di irrompere nei cuori di una potenzialmente grossa fetta di nuovo pubblico. L'Atari supportò il lavoro iniziato da Dona Bailey, un progetto riguardante un giardino e i suoi naturali abitanti.

Come sempre accade per videogiochi così anziani, la trama è ridotta all'osso o, come in questo caso, non esiste affatto. Per lasciarci quantomeno guidare dall'intuito, è necessario dare un'occhiata a ciò che il video ci presenta: nella parte bassa dello schermo, ci siamo noi, per l'occasione sotto forma di un triangolino che forse, e sottolineo forse, potrebbe rappresentare un umano o perlomeno un umanoide. Si, direi un umanoide, vuoi per la forma inconsueta vuoi per il raggio laser che possiamo sparare. Davanti a noi, una fitta disposizione di funghi, dislocati in maniera disordinata e capaci di reggere ben tre laserate prima di distruggersi del tutto. Dalla parte più alta dello schermo, inoltre, vedremo spuntare il nostro vero obiettivo: un centipede. Povera bestia, a dire il vero, appare come l'anima più innocente di tutto il gioco: si limita ad andare a destra e sinistra proprio come ci si aspetterebbe da un simile microcefalo, cambiando direzione dopo ogni urto con un fungo, non curandosi minimamente di noi. Da veri bastardi, dovremo trastullarci sparandogli, per vederlo dividersi ad ogni nostro colpo in due pezzi, ognuno con la propria capacità motoria. Ma non ci accontenteremo, vorremo eliminarlo completamente da questo mondo, annientando ogni frazione rilasciata dopo ogni colpo subito, mentre lui... cosa farà? Niente! Continuerà a muoversi a destra e a sinistra, non ha nemmeno un arma, uno sputo, nulla. La designer sarà stata pure donna, ma di sensibilità femminile non è che ce ne abbia messa molta... Inoltre, crea giustificati dubbi nelle menti dei giocatori che non capiscono in che situazione si sono calati: potremmo essere dei giardinieri che vogliono eliminare fastidiose presenze dal giardino, ma allora perchè usiamo un raggio laser e siamo piccoli come funghi? O forse sono loro ad essere giganti? Allora si potrebbe ipotizzare un futuro apocalittico con la Terra invasa da insettoni macroscopici. Mah...

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Ad ogni modo, tornando al concept di gioco pare piuttosto semplice limitandosi a quanto descritto finora. In realtà non è tanto il centipede a crearci problemi quanto piuttosto tutta la fauna accessoria: pulci saltellanti, ragni saltellanti (???) e scorpioni, passeranno per lo schermo intenzionati a creare le situazioni adatte a farci rimettere la pelle. E spesso ci riescono, soprattutto perchè Centipede è un gioco veloce, molto veloce. La trackball tramite la quale controlliamo il nostro alter ego consente spostamenti fulminei, necessari per evitare gli improvvisi attacchi dei ragni e seguire le tortuose traiettorie del centipede. Potremo far fuoco solo verticalmente e, discostandoci dalle regole dei fixed shooters, potremo muoverci nelle otto classiche direzioni, anche se solo in uno spazio di circa un quarto di schermo, impossibilitati ad andare a stanare il nemico fino alle parti superiori della videata.

Mescolati, gli ingredienti di questo gioco funzionano alla grande e creano quella sensazione di dipendenza che ci è tanto cara. Tecnicamente ci troviamo di fronte al solito, poverissimo sonoro, con un assortimento di effetti piuttosto banali ed una grafica molto semplice ma ben definita, con delle colorazioni insolite, tendenti all'acido e cangianti durante l'esperienza di gioco. Gradevole, quindi, nonostante i punti forti di questa produzione risiedano nella rapidità del gameplay e dall'imprevedibilità delle situazioni di gioco, con dei nemici che si liberano, finalmente, della schematicità dei loro attacchi e delle formazioni per adattarsi ad un “campo di battaglia” in costante cambiamento.

Originale e innovativo, abbiamo detto, ma limitatamente influente: non si è assistito alla nascita di degni eredi e per godere di questo vincente concept, vi consiglio vivamente di giocare questo capolavoro non troppo celebrato.

Altre versioni
Non avrà generato tantissimi successori, ma di conversioni di Centipede ne esistono a bizzeffe. Fu la stessa Atarisoft, una divisione Atari col preciso obiettivo di convertirne i giochi, ad occuparsi dei lavori su quasi tutti i computer, sempre con risultati apprezzabili dagli 8 ai 16 bit. Anche tutte le console hanno ricevuto la loro bella conversione, comprese le rivali Intellivision e Colecovision. Alla fine degli anni Novanta venne riproposto un remake di Centipede per PC, Playstation e Dreamcast con risultati profondamente deludenti, soprattutto a causa della denaturazione del gameplay originale.

COMMENTO FINALE


"I programmatori donna irrompono nel mondo dei videogiochi con Centipede e Dona Bailey realizza uno splendido shooter libero dalla solita sceneggiatura della categoria. Interessante la possibilità di muoversi omnidirezionalmente in un determinato spazio di gioco, perfida e geniale l'idea del centopiede che si divide dopo ogni nostro colpo, erede biologico dei macigni di Asteroids. Estremamente godibile oggi come allora."

Gianluca "musehead" Santilio




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