Il plot fantascientifico è di gran lunga il più seducente se i propositi sono quelli di sorprendere tramite effetti speciali, e la Sega decise di fare le cose in grande acquisendo la licenza di Buck Rogers, un fumetto e poi un telefilm ambientato nello spazio. Non si può dire, tuttavia, che gli sceneggiatori abbiano attinto a piene mani dal potenziale di questo universo se è vero che pare non esservi alcuna trama alla base di questo gioco, privo di qualsiasi spunto narrativo.
Planet of Zoom punta dritto al suo obiettivo: sorprenderci. E ci riesce eccome! L'impatto iniziale, soprattutto considerando la data d'uscita, è sconvolgente, con sprite e fondali che si muovono con velocità e fluidità impressionanti, senza parlare della generosità di colori su schermo. La visuale di gioco è alle spalle dell'astronave da noi controllata e l'azione parte lungo un canale, mentre vi sfrecciamo dentro alla massima velocità. Sin dall'inizio saremo impegnati ad abbattere i primi mezzi nemici, prestando sempre attenzione agli ostacoli situati lungo il canale.
L'astronave dispone di un'unica modalità di fuoco, classica, ed anche i movimenti non celano nulla di elaborato. L'obiettivo principale sarà sempre l'eliminazione di un determinato numero di avversari entro un tempo limite per poi accedere allo stage successivo che, come da tradizione, si discosterà dal precedente per numero ed aggressività dei nemici. Per fortuna, anche gli spettacolari fondali varieranno, proponendo ostacoli diversi, come gli asteroidi di uno stage avanzato. Ci sono soltanto otto settori da affrontare, brevità che tradisce i limiti di memoria del tempo. Una volta sconfitta la spettacolare astronave madre, verremo ritrasportati al primo stage per un nuovo e più difficile round.
I nemici seguono schemi di movimento predefiniti, limitandosi a seguire il loro percorso e sparandoci addosso qualche assaggio del loro armamentario. Non ci vorrà molto per memorizzare i loro spostamenti e ci porteranno i pericoli maggiori solo quando ci piomberanno addosso alle nostre spalle, senza che vi sia alcun metodo per prevederne l'arrivo.
A dispetto di una tecnica formidabile e di una struttura essenziale ma tipica del tempo, Planet of Zoom soffre di problemi notevoli, per quanto ben camuffati. Il gioco è stato sviluppato per aggradare il giocatore, purtroppo nell'accezione più negativa possibile per l'espressione. Se gli artifici programmatori sono altamente apprezzabili, gli sforzi compiuti per abbracciare un pubblico più ampio possibile si ritorcono subito contro questo gioco: tutti avranno la possibilità di assistere alla conclusione dell'avventura, vista la bassa difficoltà della prima tornata di livelli, ma ciò implica un calo dell'interesse quasi immediato, soprattutto per i giocatori più esperti; il qualunquismo del gioco, poi, viene a galla nella povertà del gameplay, monotono all'inverosimile e privo di segreti fin da principio; per concludere lo sfacelo, non rimane neppure l'interesse ed il fascino dell'high score in quanto Planet of Zoom consente al giocatore di continuare la partita senza perdere il punteggio, permettendo a chiunque di piazzare record da capogiro semplicemente spendendo più soldi.
La Sega, già nel 1982, non era una software house di primo pelo, ma tendeva a farsi sedurre troppo facilmente dai guadagni trascinati dalla magnificenza tecnica piuttosto che ludica, un po' come accadde l'anno prima con Space Fury, spettacolare shooter vettoriale, altro titolo con grafica e sonoro stratosferici e dal gameplay superficiale. Peccato, Planet of Zoom mostrava un potenziale ragguardevole.
Altre Versioni
Altre immagini: