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ID: 249402Immaginate la scena (tratta da una storia vera): svariati anni fa, in sala giochi, io e mio cugino siamo entusiasti all'idea di essere finalmente giunti all'epilogo del gioco Technos dopo aver superato decine di avversità ed esserci scambiati una serie quasi infinita di convenevoli ("lo affronto io questo nemico perché ho più energia di te" oppure "scusa, nella foga per sbaglio ti ho dato un pugno, restituiscimelo così siamo pari" e via discorrendo). Bene, dicevo, dopo tanta fatica, il titolo ci mette uno di fronte all'altro, per stabilire chi dei due meriti l'amore di Marion, la ragazza rapita, il motivo alla base di tutto il contendere (che, per inciso, non si fa scrupoli nel baciare appassionatamente il suo salvatore, qualunque dei due sia...). Lì dove si sarebbe tenuto il combattimento, giace inutilizzata una mazza da baseball, un'arma letale. Ci ripromettiamo di non brandirla per dar vita ad un duello leale: "che vinca il migliore" esclamiamo all'unisono. Passano pochi secondi ed io le sto buscando di santa ragione... allora, incurante degli accordi precedenti, mi accaparro l'oggetto contundente e faccio fuori a suon di bastonate il malefico parente che per la rabbia, senza pensarci su, mi molla un pugno!

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Evidentemente Double Dragon non era il classico beat 'em up a scorrimento, se aveva portato due cugini ad uno scontro fratricida nella realtà, simbioticamente a quanto accorso ai fratelli Billy e Jimmy Lee nel videogioco. In effetti il titolo Technos può essere senza alcun dubbio definito "il" picchiaduro a scorrimento degli anni '80, così come nel decennio successivo avrebbe spopolato Final Fight che, in una sorta di passaggio di consegne, ne avrebbe mutuato la stessa ambientazione, con strade marce e pericolose, affollate di sgherri della peggior feccia. Andando nelle sale giochi del periodo, era quasi una formalità trovarne il cabinato e il perché è semplice: questo beat'em up era davvero ben realizzato, sia tecnicamente, per via di un'accorta caratterizzazione che riusciva nell'intento di apparire degradante ma gradevole alla vista, sia per il buon ritmo degli scontri, più rilassati rispetto alle furiose scazzottate del titolo Capcom, tuttavia ugualmente appaganti, grazie all'eccellente sensazione di colpire l'avversario, con tanto di effetti sonori alla Bud Spencer ad enfatizzare il tutto.


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Ciononostante questo videogioco rimarrà indissolubilmente legato a due caratteristiche ad esso imprescindibili: si provi a chiedere ad un appassionato di descrivere Double Dragon e, dopo essersi asciugato le inevitabili lacrime per la commozione, menzionerà obbligatoriamente i termini "gomitata" e "mr. T", non si sfugge. La prima era una mossa ottenibile premendo in contemporanea il tasto del salto e quello del pugno, aveva un buon raggio d'azione e una certa lentezza di esecuzione, permettendo così di eseguirla con un tempismo non eccezionale e comunque di atterrare praticamente qualunque avversario, anche un nugolo di loro. Certo, mancando tale colpo ci si ritrovava scoperti, perché per la sua esecuzione si dovevano dare le spalle ai nemici, tuttavia era un rischio da prendere qualora si volesse avere qualche concreta possibilità di finire il gioco, altresì decisamente arduo, con un solo gettone. Per quanto concerne invece il protagonista del serial A-Team, alla fine del primo stage (e non solo) si affrontava un boss che ne aveva le fattezze. Ad onor del vero non è che gli fosse spiccicato al 100%, ma era un bestione di colore, con un taglio di capelli identico e tanto bastava per identificarlo con quel mitico personaggio televisivo, così caratteristico e peculiare da essere conosciutissimo all'epoca, anche da parte di chi non seguiva il relativo telefilm.

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Non mancavano altre chicche, tra tutte uno dei nemici più grossi che sfondava a cazzotti un muro per fare la sua improvvisa e trionfale entrata in scena, e il fatto che, ad un certo punto, tali energumeni si ripresentassero con la pelle di uno strano color verde (evidentemente incavolatisi dopo essere stati sottoposti ai raggi gamma...) forse per dare un'illusoria sensazione di varietà, dato l'esiguo numero di avversari, comunque compensato dalla varietà dei loro attacchi. Gli stessi fratelli Lee disponevano di un ottimo repertorio di mosse, ottenibili grazie alla combinazione dei tre pulsanti, quasi tutte puntualmente inutilizzate perchè alla fine si usava quasi esclusivamente la gomitata, ma questa era una scelta del giocatore. Il titolo Technos non disdegnava inoltre di poter mazzuolare per bene anche delle ragazze dotate di fruste che era possibile raccogliere, stessa sorte per bidoni, pacchi, coltelli, candelotti di dinamite e, ovviamente, mazze da baseball (ahia!). Per rendere il tutto più difficile bisognava anche superare determinati punti in cui era contemplato il morire direttamente (cadendo in un burrone o in un fiume, ad esempio) ma grazie alla citata gabola il gioco, pur impegnativo, non risultava frustrante. Eccezione era rappresentata dallo stage finale, ambientato nella base segreta dei nemici, in cui prima bisognava oltrepassare delle statue armate di lance e dei mattoni animati che, fuoriuscendo dal muro, non mancavano di colpire il protagonista (e nemmeno San Gomito poteva nulla, in questo caso), e poi, come tradizione del periodo voleva, scontrarsi con tutti gli avversari fino ad allora affrontati, col boss finale dotato addirittura di una micidiale mitragliatrice.
Per il resto, non posso che consigliarvi di rispolverare questo gran bel pezzo di storia e di farci qualche partitina perché, valore storico a parte e nonostante gli anni che porta sul groppone, Double Dragon appare invecchiato proprio bene ed è tutt'ora godibilissimo, specie se affrontato in due contemporaneamente. E a tal proposito, credo sia finalmente giunto il momento di fare il primo passo e chiamare mio cugino per chiedergli scusa per la storia di cui sopra... magari dopo tanto tempo gli sarà passata e tornerà a rivolgermi la parola...

COMMENTO FINALE


"Double Dragon è l'antesignano dei beat'em up a scorrimento. In verità non è stato il primo, né il migliore, ma coi suoi dettami ha fissato delle regole che hanno influenzato l'intero genere, costruendo la propria fama senza uno straccio di marketing, ma tramite un'infinità di gettoni inglobati da parte degli innumerevoli giocatori desiderosi di rivivere, rigorosamente previo sudatissimi doppi, le mitiche gesta dei tostissimi fratelli Lee."

Giuseppe "Epikall" Di Lauro