Il titolo è un chiaro rifacimento alla pellicola King Kong, parodia che costò alla grande N una denuncia da parte degli Universal Studios che, proprio in quei tempi, avevano rilasciato ad altri la concessione per l'adattamento in videogioco del famoso film.
A King Kong si ispirava anche la trama che prevedeva una donna rapita da un gorilla e portata in cima ad un palazzo. E qui entrava in gioco il nostro caro Mario o meglio Jumpman, come veniva chiamato ai tempi, con la sua coppola rossa e il suo inconfondibile baffo. La scenetta di apertura vede tale gorilla portare la nostra adorata Pauline su per un palazzo ed ogni livello rappresenterà scenari diversi a seconda dell'altezza, secondo un ordine indiscutibilmente anomalo.
Donkey Kong è un platform, il primo secondo l'erroneo immaginario comune, difatti è stato in realtà preceduto di un anno dal divertente Space Panic della Universal, seppur non sia riuscito a popolarizzare il genere. Ciononostante, il contributo della Nintendo a tale filone videoludico è stato decisivo grazie all'introduzione che più di ogni altra cosa lo peculiarizza nel concetto moderno: il salto, in quanto non è un caso che il protagonista si chiami Jumpman. Inoltre, quasi contemporaneamente all'appena più giovane Gorf, Donkey Kong fu caratterizzato da una storyline articolata, con un'apertura ed una conclusione, in perfetto accordo con la crescente capienza, assolutamente relativa, delle nuove schede di memoria.
La prima delle quattro fasi di gioco ci illustrava anche l'incipit della nostra avventura, mostrandoci il simpatico gorilla che, dopo aver rapito la donzella, la porta, piattaforma dopo piattaforma, nella parte superiore dello schermo. Noi, partendo dal piano più basso, saltellando e arrampicandoci sulle scale dovremo raggiungere la cima, completando il nostro obiettivo toccando Pauline. Non sarà facile, anzi, personalmente ho trovato Donkey Kong un gioco poco amichevole. Indiscutibilmente, è frustrante. Il nostro Jumpman, a dire il vero, si controlla magnificamente: abbiamo un solo pulsante a nostra disposizione oltre al solito joystick, quello del salto, che si abbina ad una velocità di movimento dello sprite calibrata per restituire una buona reattività senza scadere nella frenesia. Ci metterete tanto poco ad impratichirvi con i comandi quanto altrettanto poco ci impiegherete per realizzare che non sarà sufficiente per proseguire nella partita. Nel primo livello appena descritto, infatti, il gorillone ci subisserà di barili, talvolta facendoli rotolare lentamente, talvolta lanciandoli con foga, e dovremo spesso calibrare al millimetro le nostre acrobazie per non venir travolti da traiettorie difficili da indovinare. I barili, inoltre, potranno sia scendere regolarmente da una piattaforma all'altra, ordinatamente, sia accorciare per le scale disseminate sul nostro percorso raggiungendoci in pochi attimi. Bisognerà, quindi, valutare costantemente la condizione migliore per avanzare, cercando la conquista di posti strategici per analizzare nuovamente il campo e insistere col nostro tentativo. Seppure impegnativo, è eccezionalmente divertente toccando forse la vetta videoludica più alta di quel periodo storico. Divertimento che, ahimè, non è costante per tutto il gioco. Gli altri tre schemi, infatti, sono molto più prevedibili, quasi meccanici e, pur non presentando difetti gravi, si posizionano qualitativamente un po' più in basso rispetto al primo stage, frustrando il giocatore a causa degli spostamenti maniacali necessari per non fallire.
Le varie fasi di gioco seguono uno schema unico: durante la partita, la storyline si ripete più volte, arricchendosi di fasi intermedie ad ogni completamento. Per capirci, il primo “giro” è costituito da due livelli: il primo di cui abbiamo sufficientemente parlato e l'ultimo in cui riusciamo ad avere la meglio facendo crollare il gorillone giù dal palazzo. Queste due fasi rimangono sempre, rispettivamente, il primo e l'ultimo passaggio. La seconda tornata prevederà una fase intermedia aggiuntiva nella quale ci troveremo in una schermata con piattaforme semovibili e molle che schizzano per lo schermo, superata la quale riaccederemo nuovamente all'ultimo livello. Se riusciremo a proseguire, nella seconda fase del tentativo successivo assisteremo anche all'arrivo di un nuovo stage, differenziato da scale che scompaiono, Donkey Kong in movimento e una serie di rulli trasportatori in azione a peggiorare il contesto. Ripeto, si tratta di schemi sempre molto piacevoli, ma non straordinari come il primo. Una volta completata anche la modalità a quattro livelli, non ci saranno ulteriori introduzioni, ma la velocità degli avversari e la loro determinazione aumenteranno progressivamente fino al livello 22 dove saremo inesorabilmente fermati nientepopodimenoche dall'errore dell'uomo, nella fattispecie non nostro ma di un programmatore sbadato che non si era accorto di un bug che ammazzava il caro Jumpman dopo pochi secondi.
Il reparto tecnico è eccellente: i vari sprites hanno un dettaglio notevole e le animazioni, pur essendo dotate di un numero di frames molto limitato, risultano molto ben fatte. Il lavoro di design, d'altronde, può essere incorniciato come uno dei migliori esempi della storia dove, a dispetto di una risoluzione veramente modesta, alla Nintendo sono riusciti a creare due personaggi amabili, carismatici e simbolici per la storia del videogioco. Neanche il sonoro mostra punti deboli, con effetti sonori azzeccatissimi e di buona qualità ed una musica di sottofondo, molto rara a quei tempi, opportuna ed orecchiabile.
Altre versioni
Nei primissimi anni Ottanta, il NES non esisteva ancora e con esso nemmeno l'attualmente immancabile esclusiva Nintendo. Fu così che Donkey Kong fu convertito per TUTTI i sistemi e, in caso di licenza mancante, ne furono anche creati dei cloni. Viste le macchine sulle quali giravano, i primi tentativi non potevano considerarsi arcade-perfect, ma non si poteva contestare molto alla qualità delle versioni ma si ottennero discreti risultati su Atari 2600 ed Intellivision ed un ottimo lavoro su Colecovision. La perfezione giunse con la conversione per NES, ma impressionantemente fedeli risultarono anche i porting per Commodore 64 e Amstrad CPC.
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