In questo fatidico anno, infatti, Taito produsse giochi del calibro di Rastan, Bubble Bobble, Operation Wolf, New Zealand Story, Arkanoid: Revenge of Doh ed anche un certo Flying Shark che esplosero in sala giochi in una sequenza pirotecnica da lasciare letteralmente estasiati i giocatori ed in grado di portare la stessa Taito a rivaleggiare con Sega per il titolo di miglior software house…e scusate se è poco!
Una tale messe di giochi incredibili raramente si è avuta nell’arco dello stesso anno, a conferma di un momento di grazia di Taito e dell’industria videoludica più in generale (chi ha detto Out Run?).
In particolare questa volta analizzeremo un’altra pietra miliare dell’intrattenimento video-ludico: Flying Shark (Sky Shark in America).
In pratica, trattasi dello sparatutto a scrolling verticale che ha definito in modo perentorio ed assoluto come doveva essere fatto un gioco di questo genere (sia per realizzazione tecnica che per game-design), purtroppo un po' dimenticato.
Flying Shark rappresenta in modo inequivocabile il paradigma di tutti i giochi di questo tipo poiché fu il primo ad unire determinate caratteristiche quali, ad esempio, la differenziazione di obiettivi da colpire, con una realizzazione assolutamente perfetta. Si avevano squadriglie di velivoli nemici alternati a ondate di veicoli e mezzi da combattimento terrestri, il tutto rappresentato a video in modo impeccabile. In particolare questi ultimi, trattandosi di carri armati e torrette contraeree blindate richiedevano non uno, bensì diversi colpi prima di essere distrutti completamente, ma era possibile anche soltanto danneggiarli in modo da renderli inoffensivi. Questo particolare all’apparenza banale tuttavia rappresentò una variante fondamentale che permetteva di estendere in profondità l’intera esperienza di gioco. Infatti si poteva tranquillamente evitare di distruggere completamente i nemici ed avanzare più velocemente nel gioco ma a discapito del punteggio, oppure si poteva scegliere di perseguire il fine della devastazione totale (era infatti possibile anche abbattere e o sfondare diversi settori dei fondali di gioco che celavano altri nemici nascosti) ma ovviamente questo richiedeva più abilità ed impegno poiché la difficoltà aumentava esponenzialmente.
Inoltre, ad incrementare la giocabilità del tutto c’erano anche numerosi power-up da raccogliere (abbattendo intere squadriglie di caccia particolari, oppure particolari obiettivi al suolo che rilasciavano smart bomb aggiuntive) e bonus da accumulare.
A rendere epico questo sparatutto fu anche la sua realizzazione tecnica.
I programmatori Toaplan produssero per Taito un vero e proprio gioiello audiovisivo per l’epoca.
Il gioco sfoggiava infatti una grafica fantasticamente definita, colorata e fluida con decine e decine di mezzi ed aerei nemici che affollavano lo schermo senza che il motore grafico ne risentisse minimamente. Per non parlare poi dell'eccezionale colonna sonora a metà strada tra l’epico ed il metal (i “giri” di basso in particolare sono grandiosi). Ma dove Flying Shark raggiunge davvero l’eccellenza assoluta consacrandosi tra i migliori sparatutto mai prodotti è nel sapiente ed attento game-design.
Il nostro aereo dovrà infatti farsi strada a suon di mitragliatrice tra decine e decine di nemici che ci si faranno contro in “ondate” dalla configurazione studiata così accuratamente ed ingegnosamente da consentire al giocatore esperto di “danzare” letteralmente da un lato all’altro dello schermo col suo aereo schivando, in un esaltante slalom di distruzione, i micidiali proiettili nemici.
Inoltre la difficoltà risulta essere calibrata certosinamente, con le formazioni nemiche che si alternano sullo schermo in modo continuo e furioso non concedendo il benché minimo attimo di rilassamento se non a fine quadro. Per tutto il tempo il giocatore si trova in uno stato di “tensione” con un’azione sostenuta e frenetica che tuttavia mai diventa frustrante, ma sempre assolutamente coinvolgente ed adrenalinica.
Flying Shark è il classico gioco tosto e stimolante da “ancora un’altra e poi smetto”…
Esso in definitiva rappresenta la “vecchia scuola” al meglio delle sue potenzialità sia dal punto di vista tecnico che di gameplay e andrebbe riscoperto, soprattutto da coloro che non hanno avuto la fortuna di giocarlo in sala giochi, per comprendere perché esistono ancora persone che preferiscono il retrogaming rispetto alle ultime produzioni poligonali.
Altre versioni
Flying Shark ebbe, neanche a dirlo, un notevole successo in sala giochi e, conseguentemente, numerosi adattamenti del gioco furono proposti per il mercato casalingo. Eccole.
Commodore 64
Delle volte anche semplicemente superare il primissimo quadro richiederà tanto sudore e capacità di sopportazione non comune, frustrando tutto l’iniziale entusiasmo per una conversione all’apparenza ben riuscita.
ZX Spectrum/Amstrad CPC
Flying Shark su ZX in definitiva è una buona conversione e, dato il livello di difficoltà calibrato in modo migliore rispetto alla corrispettiva per C64, questa versione del gioco è decisamente la migliore sui computer casalinghi ad 8 bit.
Per quanto riguarda la versione Amstrad c’è da dire che è praticamente identica a quella per ZX se non fosse per un leggerissimo e in definitiva inutile (visto che le differenze sono comunque minime ed il gioco risulta ancora pressochè monocromatico) tentativo di “colorazione” dei fondali.
In ogni caso sembra che il trapianto del codice sorgente dello ZX sulla macchina Amstrad non sia andato per il meglio poiché sullo CPC il gioco risulta più lento e meno fluido e presenta un bug davvero fastidioso: in pratica, lo sprite che rappresenta il nostro aereo slitta lateralmente mentre si fa fuoco, quindi per colpire i nemici si deve costantemente riallineare la posizione del nostro velivolo con quella dei nemici. Nulla di davvero grave ma si sarebbe potuto evitare.
Nintendo NES
Amiga/Atari ST
In ogni caso, le versioni per le due macchine 16 bit risultano godibili e abbastanza ben programmate (leggermente migliore la versione ST per la sua maggiore fluidità), riproducendo in modo sufficientemente accurato l’arcade originale, in particolare per quel che riguarda la giocabilità. Ciò che lasciò interdetti però, fu la grafica: i programmatori della versione ST (e di conseguenza di quella Amiga) decisero, senza alcuna ragione evidente, di modificare la grafica originale (molto più “realistica” e “seriosa”) producendone una per così dire “fumettosa”, quasi bambinesca, con sprite tondeggianti e dai colori eccessivamente vivaci che, anziché assomigliare a mezzi militari, sembrano piuttosto modellini giocattolo di questi ultimi in azione su di un plastico da tavolo, tradendo così completamente l’ambientazione bellica del gioco originale.
Questo apparve davvero strano soprattutto perché, dal punto di vista tecnico, anche il 16 bit Atari era perfettamente in grado di riprodurre più fedelmente la grafica originale, per non parlare poi di Amiga, e pertanto il tutto sembrò espressamente e deliberatamente voluto.
Certo dal punto di vista della giocabilità non cambia nulla (ripetiamo, le due versioni sono in ogni caso abbastanza buone e divertenti), ma il tutto lasciò i giocatori dell’epoca con la solita sensazione di “occasione sprecata”, soprattutto per gli estimatori del fantastico coin-op Taito.
Sharp X68000
Tutto è stato riprodotto alla perfezione: dalla grafica pressocchè indistinguibile dal coin-op alla grandissima giocabilità, e anche sul fronte sonoro, con addirittura la possibilità di scelta tra la colonna sonora originale (anch’essa ottimamente riprodotta) e diversi arrangiamenti, tutti di altrettanto elevata fattura, di quest’ultima.
Sull’X68000 si ebbe un vero e proprio "arcade perfect" quasi indistinguibile dall’originale se non per alcuni particolari secondari (tra questi l’impossibilità di distruggere parte dei fondali, a differenza delle conversioni per Amiga/Atari ST), e l’ennesima dimostrazione di classe dei programmatori giapponesi rispetto ai loro colleghi occidentali per quel che riguardava l’abilità di sfruttare appieno le capacità tecniche delle migliori macchine presenti sul mercato allora.
Altre immagini: