Questo titolo è un platform game classico, uscito in quell'anno per Nintendo 8 bit e sale giochi (1987 per l’Europa), per 1 o 2 giocatori (2 giocatori a turni, prima gioca player 1 e poi gioca player 2, NON in contemporanea), con scrolling orizzontale a senso unico: non si può tornare indietro.
La storia è molto semplice: Peach, la principessa del regno dei funghi, viene rapita dal malvagio Bowser; nessuno pare in grado di poterla aiutare ma l’idraulico Mario insieme a suo fratello Luigi si lanciano in un disperato salvataggio.
Per chi non conoscesse il gameplay di Super Mario Bros
La meccanica di gioco è quella, come già detto, dei platform game a scorrimento orizzontale: il nostro personaggio si muove da sinistra a destra e, mentre lo schermo scrolla, salta di piattaforma in piattaforma, stando attento a non cadere nel vuoto o su terreni pericolosi. Si uccidono i nemici, si raccolgono power up e, in questo caso, si entra in enormi tubi.
In aiuto al player vengono alcuni bonus che sono quasi sempre contenuti in speciali blocchi: il fungo che trasforma Mario in Super Mario ingrandendolo, il fiore che permette a al nostro eroe di lanciare palle di fuoco, la stella che dona invincibilità per un breve periodo di tempo e il fungo 1up che regala una vita. Per far uscire i bonus dagli appositi contenitori e necessario dare loro una testata dal basso, premendo il pulsante del salto, ed ovviamente tutti questi bonus funzionano anche con Luigi. Per finire, ci sono le monetine; preziosi oggetti dorati, sparsi un po’ ovunque oppure contenute nei blocchi bonus o in altre semplici “parti” dello scenario; 100 di questi scintillanti preziosi regalano una vita.
Molto importante è la capacità dei nostri personaggi di correre. Questa abilità viene attivata tenendo premuto il tasto “B” (lo stesso che permette anche di sparare le palle di fuco). La corsa è utile perché solo con essa si possono fare salti più lunghi raggiungendo zone altrimenti precluse, anche se il suo utilizzo rende il controllo da parte del giocatore più difficile.
Il gioco si compone di 8 schemi che vantano 4 livelli ognuno; l’ultimo stage sarà sempre un castello, alla cui fine vi è Bowser pronto ad accoglierci con l’ospitalità tipica di una gigantesca tartaruga/drago inferocita, mentre gli altri schemi SOLITAMENTE sono: il primo ambientato a terra, il secondo sotto terra o sott’acqua e il terzo nel cielo sopra grossi funghi oppure su lunghissimi e pericolanti ponti.
Ovviamente i livelli differiscono tra loro per l’aspetto visivo anche se non c’è da aspettarsi grossi cambiamenti, i quali si notano soprattutto nel level design, mentre gli elementi grafici veri e propri differiscono di poco. Da segnalare comunque alcuni livelli ambientati di notte.
I nemici, che per la maggior parte sono tartarughe e funghi cattivi, rispettivamente i Goomba e i Koopa Troopa (ma anche i pesci, le piante Piranha, le pallottole arrabbiate, le tartarughe armate o volanti, i Lakitu: strane tartarughe sopra le nuvole che lanciano a terra altri nemici decisamente spinosi, eccetera….), non vantano estrema varietà, ma possono contare su un fornitissimo campionario di diversi stili d’attacco.
Per uccidere i “cattivi” di turno, è necessario schiacciarli saltandogli sopra (salvo nemici particolari) oppure si può lanciar loro addosso le roventi palle di fuoco.
Considerando che questa produzione è stata ideata dal grandissimo Shigeru Miyamoto a metà degli anni Ottanta, bisogna dire che il gameplay è molto vario: propone diverse situazioni di gioco, come per esempio, i livelli subacquei in cui Mario nuota, i castelli in cui è necessario un pizzico di strategia in più, le piattaforme mobili e molto altro.
Ad infarcire il tutto troviamo i livelli bonus (a cui di solito si accede entrando in tubi o trovando delle piante nascoste) e la possibilità (celata) di “saltare” dei livelli.
Ora, la recensione potrebbe finire qua se Super Mario Bros fosse un gioco bello come tanti altri, il problema è che esso è molto di più……
Tanto per cominciare nel 1985 Nintendo creava per la prima volta la sua vera mascotte, che avrebbe contraddistinto il nome “Nintendo” rispetto a tutte le altre aziende del settore e che avrebbe continuato a farlo per molto molto tempo! Il personaggio darà il volto alla storica casa e la renderà celebre in giro per il modo.
Certo non era la prima volta che Mario compariva su schermo, basta citare Mario Bros, un giochino simpatico che rendeva al meglio nel gioco a 2, oppure Donkey Kong in cui era presente uno sprite molto simile a Mario di nome Jumpman.
Ad ogni modo, è con il titolo in esame che Nintendo cominciò ad essere conosciuta dalla grande massa di possibili acquirenti (e non). In poco tempo divenne sinonimo di Mario, che a sua volta era sinonimo di videogiochi. Mi ricordo che a quei tempi le persone poco esperte, per parlare di una console, parlavano del “Nintendo” anche se era di marca Atari o Sega, e al termine videogioco abbinavano immediatamente Mario. Un po’ quello che succedeva fino a pochissimi anni fa con il termine “Playstation” o più semplicemente “la Play” usato per indicare indistintamente le macchine per videogiochi.
A quei tempi esisteva anche un certo signor “Commodore 64” che disponeva di decine e decine di titoli meravigliosi, ma non poteva contare (quantomeno in quel preciso anno) su un personaggio di spicco di cui la gente potesse innamorarsi.
Inoltre, va detto che il capolavoro Nintendo non era certo il primo platform a scorrimento orizzontale, basti ricordare il buon Pac Land uscito circa un anno prima, ma Mario riuscì a dettare nuovi canoni per i platform bidimensionali.
Parlando di giocabilità, questo titolo non è superiore ad altri prodotti usciti poco dopo (uno a caso il grande Wonder Boy!), di sicuro, però, questa produzione riuscì meglio di altri a suscitare l’interesse del giocatore medio.
Il perché è difficile da dire, ne hanno scritte di tutti i colori, di sicuro, a vantaggio della creazione di Shigeru Miyamoto, ci sono:
- controlli perfetti, anche se poi verranno ulteriormente migliorati dai sequel
- immediatezza perché il gioco propone un gameplay semplice e controlli intuitivi e reattivi
- profondità perché le diverse tipologie di attacco dei nemici e il fantastico level design, dotato di una rara e stupefacente architettura, obbligano il giocatore a trovare sempre nuove strategie di attacco/fuga per terminare i livelli.
- un personaggio carismatico
- una giocabilità perfetta
- un’ottima longevità (tenendo presente la tipologia di gioco)
- un impianto tecnico di ottima fattura (considerando che si era nel 1985)
- una caratterizzazione grafica e sonora che hanno fatto la storia della casa
Personalmente le cose che più mi affascinarono quando ero piccolo e provai Mario erano la possibilità di entrare nei tubi, la soddisfazione che mi dava lo schiacciare gli avversari sotto i piedi e la possibilità di trasformare i livelli acquatici in livelli sparatutto per mezzo del bonus fiore.
Visto oggi, il regno dei funghi del 1985 è un giochino immediato e ancora carico di divertimento, personalità e stile, ma limitato e troppo poco vario. I controlli non sembrano più tanto superbi come un tempo, visto che i sequel li hanno migliorati e l’impossibilità di far scrollare lo schermo al contrario è un difetto troppo grave per un giocatore odierno.
Ciò che oggi rende fantastico il primo vero gioco dell’idraulico più famoso è soprattutto (ma non solo) il suo valore storico: possedere Super Mario Bros a casa, per un appassionato di videogiochi, è come possedere una Ferrari d’epoca che vinse molti gran premi per un ricco collezionista di automobili.
Ormai Mario fa parte della poesia Nintendo esattamente come Link, Samus e altri tra i più famosi, e il merito è proprio di questo videogioco, che seppe incantare migliaia di bambini (e anche adulti) che nei fratelli Mario trovavano il divertimento, l’evasione e la spensieratezza di un mondo magico fatto di tartarughe e funghi.
Per quanto riguarda l’ambiente delle “sale giochi”, visto che questa recensione è appositamente dedicata all’arcade, va detto che il titolo in esame uscì in un momento in cui i platform bidimensionali erano ancora un genere apprezzato nei luoghi dedicati all’ancora giovane divertimento elettronico e nei bar. La postazione da gioco “PlayChoice” era costituita da 2 schermi posti verticalmente; quello inferiore mostrava il gameplay vero e proprio, quello superiore le istruzioni. Personalmente avrò inserito centinaia di “200 lire” nel cabinato, ma poi con l’arrivo, in casa, della versione su cartuccia abbandonai il grosso cabinato per dedicarmi con più calma al NES, comodamente seduto sul divano e senza quella storica puzza di misto “sigaretta e silicio caldo” che caratterizzava i luoghi che disponevano dei coin-op (almeno quelli che potevo frequentare io).
Oggi non può certo impressionare come un tempo, ma il particolare stile adottato dai grafici, la distribuzione dei colori, il disegno essenziale ma ispirato creano un’atmosfera che il termine “Nintendosa” esprime al meglio. Quelle colorazioni marroncino, rosse, azzurre, frutto della palette limitata dell’ hardware, quel mondo colorato in cui poter entrare in un tubo e ritrovarsi faccia a faccia con una tartaruga arrabbiata o un fungo ostile, in cui poter sparare palle di fuoco sott’acqua, in cui poter sentirsi in un’interpretazione della realtà “altra”, sono caratteristiche magiche e uniche nel panorama di videogiochi, peculiarità che non troverete altrove.
E, ancora al giorno d’oggi, guardare quello sprite pixelloso di Mario… con il suo cappellino, la sua salopette e i baffi… non è meraviglioso?...
Sul fronte sonoro abbiamo motivetti che non si possono dimenticare e che ormai sono entrati nella storia ed effetti perfettamente integrati con lo stile del gioco e piacevoli da ascoltare.
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