Red Baron dona una grande sensazione di immersione, grazie un joystick/cloche a quattro direzioni e il tasto di fuoco presente su di esso, con il giocatore intento a mantenere la giusta quota tentando di scansare gli attachi nemici, specialmente quelli che vengono alle spalle, difficilissimi da evitare (comunque preventivamente segnalati tramite un avviso a schermo). L'unico neo, come per Battlezone, la continua ripetitività dell'azione, tollerabile all'epoca, data la bontà del gameplay. Grande pregio e novità è l'introduzione dell'adattamento della difficoltà in base alla bravura del giocatore, questo per far sì che i più abili non stessero troppo tempo vicino al coin-op. Tecnicamente Red Baron, pur adottando lo stesso stile e i classici due colori, bianco/nero di Battlezone, presenta più dettagli a schermo come le eliche del biplano che girano vorticosamente. Anche la parte sonora è curata molto bene, ricca di suoni e con il jingle della "carica" che si avvia ogni qualvolta che si abbatte un nemico dalla massima distanza. Come Battlezone, anche Red Baron, ha dato il suo netto contributo allo sviluppo dei videogames nel 1980, ribadendo il concetto che un gioco, se divertente, non ha età.
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