Todd HowardNel corso di un'intervista concessa ieri alla testata tedesca Gamestar (LINK), il direttore e produttore esecutivo di Bethesda Game Studios ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni relative alla storia del noto team di sviluppo statunitense, con particolare riferimento alla seconda metà dei '90, ai primi anni 2000 e all'importantissimo ruolo giocato da The Elder Scrolls III: Morrowind (2002):

"[...] la compagnia viveva un periodo davvero complicato. Eravamo davvero vicini alla chiusura, alla fine degli anni Novanta. Daggerfall era andato bene, quindi abbiamo cominciato a dividerci, a realizzare un sacco di titoli che però non erano abbastanza buoni, e che non erano il tipo di gioco che avremmo dovuto realizzare in quel momento."

"Facemmo Battlespire, io realizzai Redguard – gioco che amo, ma che non andò molto bene per la compagnia – e lavorammo anche su Tenth Planet, ed anche su altri progetti di cui nessuno ha mai sentito parlare. Era un periodo così, da Daggerfall nel 1996 a forse più o meno il 2000, e fu davvero dura. Quello fu il momento in cui Bethesda divenne parte di Zenimax, e fu quello a darci una svolta, davvero. A quel punto, lavorammo su Morrowind."

"A quell'epoca, eravamo in sei, lo studio era diventato molto piccolo, ed io ero il direttore di Morrowind. In quel momento, arrivati a quel punto, non avevamo paura di niente. Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Potremmo fallire. Beh, allora rischiamo tutto. Questo è il nostro gioco, mettiamo tutte le nostre fiches sul tavolo. Questo è il gioco che le persone vogliono da noi, e quello che noi vogliamo realizzare. Sapete, altre volte quando realizzi un gioco hai un po' di paura della reazione della gente, ma noi avevamo semplicemente questa mentalità da 'va bene, lo faremo fino in fondo" [...] "E quella fu la nuova genesi di Bethesda. Puoi risalire fino ad allora anche nei giochi che realizziamo oggi, puoi trovarci dentro ancora piccoli scorci di codice che facevano parte di Morrowind. Per questo quello è un gioco speciale dal nostro punto di vista." (Todd Howard)

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