La Procura Nazionale portoghese (Departamento Central de Investigação e Acção Penal) ha stabilito un significativo precedente giuridico in materia di file-sharing.
I punti salienti di questa decisione sono:
- la condivisione di contenuti protetti da copyright non è illegale se non fatta a fine di lucro;
- l'indirizzo IP non può identificare in modo certo una persona, quanto piuttosto il sottoscrivente di un contratto.
La Procura del paese lusitano ha posto così fine ad una controversia che era iniziata con la segnalazione da parte della ACAPOR (Associação do Comércio Audiovisual, Obras Culturais e de Entretenimento de Portugal) di 2000 indirizzi IP di "utenti pirata P2P".
Di seguito uno stralcio delle motivazioni addotte dal Procuratore Generale in merito a questa decisione pro-P2P, che considera il diritto di copyright secondario rispetto alla libertà di espressione e alla privacy dell’individuo:
"Dal punto di vista giuridico, pur tenendo conto del fatto che gli utenti agiscono sia da uploader che downloader nelle reti file-sharing, la condotta è lecita, anche se continuano a condividere una volta che lo scaricamento è completato."
Ovviamente il punto di vista di ACAPOR è ben diverso:
"Personalmente penso che i procuratori abbiano trovato solo un modo per adattare la legge ai loro bisogni - e il loro interesse è di non dover spedire 2mila lettere, ascoltare 2mila persone e analizzare 2mila computer." (Nuno Pereira, presidente di ACAPOR)
LINK
http://www.impariamocuriosando.it/co...-il-portoghese
In ogni modo, mi chiedo cosa potrebbe succedere in Italia se qualche associazione di autori presentasse 2000 IP "P2P pirati" ad un tribunale al fine di avviare una causa contro i rispettivi titolari... buonanotte! Prima di arrivare al verdetto finale i videogiochi oggetto del contendere farebbero tranquillamente in tempo a divenire abandonware...
D'altra parte è pur sempre vero che i titolari dei copyright risultano danneggiati dal fatto che n utenti scaricano e non acquistano i loro prodotti. Se si suppone che, su 100 persone che scaricano un prodotto via p2p, 10 (numero del tutto teorico) si sarebbero magari risolte ad acquistarlo in mancanza di "scorciatoia", si comprende come il danno ipotetico agli sviluppatori / publisher possa anche essere tutt'altro che trascurabile.
Il conflitto tra paladini del p2p e titolari dei copyright vede ragioni dall'una come dall'altra parte... peccato che la soluzione sia un po' come la quadratura del cerchio. In via strettamente teorica, i peer-to-peer services dovrebbero servire per il solo materiale non protetto da copyright... già... ma chi s'incarica di controllare? E come?