Durante il dibattimento sono state mostrate delle immagini tratte da World of Warcraft.
Il motivo? Sembra che il killer di Utoya abbia giocato con il titolo firmato Blizzard per un anno intero e con un'"assiduità" tale da tradursi in un totale isolamento dal mondo reale.
In questo caso, dunque, i videogiochi non sarebbero sul banco degli imputati, ma svolgerebbero, viceversa, il ruolo di "testimoni", dal momento che il carattere compulsivo della prolungata e totalizzante "dedizione" di Breivik a WoW e, per l'appunto, l'isolamento che ne è derivato sarebbero stati valutati tra i sintomi significativi della sua presunta instabilità mentale.
E' auspicabile che nessun "super-esperto" italiano si ispiri a quest'insolita "testimonianza videoludica" e prenda la palla al balzo per scatenare l'ennesimo caso mediatico all'insegna della disinformazione.
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no, non ci avrei mai creduto che avrebbero messo in ballo ancora i videogames!
http://blog.panorama.it/mondo/2012/0...r-su-internet/