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ID: 258773L'accresciuto spessore narrativo dei videogiochi moderni sta dando la stura alle "polemiche" più bizzarre. Al di là dei rilievi in ordine a plot zoppicanti, delle difficoltà di rendere questi ultimi plausibili nell'ambito di un'insistita serializzazione e dei finali non sempre convincenti, fanno sorridere le "questioni" relative alla “parità videoludica tra i sessi” poste dai giornalisti di Kotaku (LINK). Questi ultimi, difatti, hanno chiesto ad Alex Hutchinson di Ubisoft i motivi della marcata impronta "maschilista" di Assassin's Creed III.

In altre parole, i giornalisti di Kotaku hanno domandato provocatoriamente ad Hutchinson se AC III avrebbe potuto fregiarsi di un'eroina.

Di seguito la risposta del creative director di Assassin's Creed III:

Sappiamo che gli appassionati sono curiosi di sapere quali strade potrebbero prendere la giocabilità e la trama impersonando un’assassina. Riuscire a far conciliare questo desiderio con il plot narrativo di Assassin’s Creed III, però, è un bel problema: la storia della rivoluzione americana è stata fatta da uomini, stravolgere questo aspetto avrebbe reso tutto molto meno credibile e per noi il realismo della trama è di fondamentale importanza. È vero, ci sono state delle figure femminili importanti in quel periodo, come la moglie di John Adams, ma questo non cambia il quadro complessivo, e cioè che in quegli anni sono stati dei gruppi di uomini a condizionare la storia e non il contrario: in un simile contesto, se avessimo accantonato Connor sostituendolo con una protagonista donna avremmo fatto la scelta sbagliata e non saremmo stati credibili.

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