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C'è da rimanere interdetti, sbalorditi per la velocità della giustizia americana e per il provvedimento che sembrerebbe troppo estremo intrapreso nei confronti di Megaupload, forse il più popolare sito di file sharing.

Da oggi, però, non esiste più e le motivazioni risiedono in presunte violazioni del copyright che hanno condotto anche all'arresto del suo titolare che si trovava in Nuova Zelanda, il che significa che ciò ha implicato anche l'appoggio di un paese straniero dove tale legge non vige.

Ma cosa faceva Megaupload? Permetteva a qualsiasi utente di uploadare un file e condividerlo tramite semplice link. Tali files, del resto, potevano essere del tutto anonimi, spesso criptati con password e quindi Megaupload non poteva conoscerne il contenuto, per quanto fosse ben noto che spesso si trattasse di materiale che violava i diritti di copyright. Inoltre, sono moltissimi altri i siti che offrono lo stesso servizio.

Considerando che il proprietario del sito non poteva controllare i files uploadati vista la mole enorme e che ogni utente si dichiarava responsabile dei contenuti proposti, è stato giusto arrestarlo coinvolgendo risorse politiche internazionali? E non accade forse lo stesso su Youtube che viola copyright di molte TV, come accade in altri campi, dal porno ai videogiochi?

Se ne parlerà a lungo, tanto delle motivazioni che degli effetti.

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