Benvenuto!

RH è il posto ideale per ogni retrogiocatore che si rispetti. Se vuoi farne parte e poter commentare gli articoli o partecipare alle discussioni del forum, registrati.

Registrati

Differenze nello sviluppo dei giochi tra Giappone e occidente secondo Peter Garza (Tecmo Koei)

Differenze nello sviluppo dei giochi tra Giappone e occidente secondo Peter Garza (Tecmo Koei)

Comprimi
X
Comprimi
  •  

  • Differenze nello sviluppo dei giochi tra Giappone e occidente secondo Peter Garza (Tecmo Koei)

    Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   tecmo_koei_logo.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 86.6 KB 
ID: 254836Per quanto sintetica e massimalista, la considerazione espressa da Peter Garza, producer di Tecmo Koei specializzato nella localizzazione dei prodotti, sembra tutt'altro che irrilevante, evidenziando lapidariamente in un'intervista rilasciata a GamesIndustry.biz quelle che sarebbero, a suo avviso, le importanti differenze tra la produzione videoludica nipponica e quella occidentale: << I videogiochi in Giappone esistono in uno spazio differente dell'intrattenimento rispetto all'occidente. I giochi in occidente vanno invece verso l'esperienza cinematografica, mentre in Giappone sono praticamente parificati ai giocattoli, passatempi più semplicemente ludici. >> (Peter Garza)

    LINK

    • musehead
      #1
      musehead ha commentato
      Modifica di un commento
      Ha ragione, ma con la doverosa eccezione di alcuni sviluppatori come Sega, Capcom e Sony che ormai da un decennio abbondante si misurano (almeno in parte) con altri obiettivi come testimoniato da ShenMue, Resident Evil, Granturismo e ICO, che sono giochi spiccatamente "adulti", difficilmente equiparabili a giocattoli.

      La produzione Nintendo, invece, è aderente alle parole di Garza, forse perché in Giappone c'è più bisogno di "tornare bambini" ad una bolla contenente un universo colorato, spensierato e poco impegnativo. E' una componente imprescindibile del videoludo, ma non se sarà quella che "tirerà" nel futuro prossimo (forse no).

      Tuttavia ritengo che gli esempi citati di prodotti "adulti" giapponesi siano molto interessanti ed artisticamente significativi. Sono mosche bianche, però. Nel Sol Levante credo ci sia una penuria di game designers: per troppo tempo si sono limitati a copiare poche strutture consolidate e sembra che oggi fatichino ad inventare altro, a differenza dell'Ovest.

    • AlextheLioNet
      #2
      AlextheLioNet ha commentato
      Modifica di un commento
      La dichiarazione del producer di Tecmo Koei è piuttosto interessante. Dalle sue parole sembrano emergere delle marcate differenze tra due concezioni di produzione videoludica.

      Per quanto le interpretazioni possano essere più d'una, pare che Peter Garza alluda in particolare ad un peso della componente narrativa che, a suo modo di vedere, si farebbe sentire maggiormente nei titoli occidentali piuttosto che in quelli nipponici.

    • pckid73
      #3
      pckid73 ha commentato
      Modifica di un commento
      Concordo con Alex. Non credo che la distinzione riguardi titoli per bambini ed altri più spiccatamente adulti: penso invece, come giustamente rilevato, ad una componente narrativa che spesso, nei titoli occidentali prevale su quella prettamente ludica. Due esperienze di gioco diverse quindi, più voyeuristica la prima (in definitiva i pacioccosi bimbi americani adoravano i giochi in FMV su MegaCD), più hardcore e concentrata sulla giocabilità pura la seconda, in tipico Nintendo-style. Non saprei se il mercato nipponico, per quanto commercialmente contratto, possa essere definito più maturo sotto questo punto di vista: inutile sottolineare poi come anche le software house occidentali abbiano prodotto titoli di grande spessore su console (unico ambito nel quale è possibile fare un raffronto fra le due scuole). Personalmente, da giocatore cresciuto "consolisticamente" su Nintendo, ho sempre apprezzato l'approccio pacato, integerrimo e rassicurante della casa di Kyoto, mentre individuavo in Sega un marchio che aveva rinunciato alle proprie origini nipponiche per assecondare il rumoroso e volubile mercato statunitense. Stereotipi, direte, ma la mia percezione di Nintendo e NEC come "vere" console giapponesi ha condizionato una buona parte della mia storia videoludica, con relativi titoli giocati e console collezionate. Sega, Capcom e Sony sono ormai competitor a livello globale, nonostante vedere i titoli Konami affidati a team di sviluppo europei mi faccia ancora, fosse anche per un solo attimo, rabbrividire. La giapponesità è rimasta in quei giochi nei quali l'esperienza ti coinvolge emotivamente e la sfida rimane intensa, politicamente scorretta ed incurante del compiacimento del giocatore: in questo senso preferisco Catherine a L.A. Noire, applaudo l'implacabile Demon's Souls e ricordo con piacere Dracula X sul Turbo Duo.

    • musehead
      #4
      musehead ha commentato
      Modifica di un commento
      Originariamente inviato da AlextheLioNet
      Pare che Peter Garza alluda in particolare ad un peso della componente narrativa che, a suo modo di vedere, si farebbe sentire maggiormente nei titoli occidentali piuttosto che in quelli nipponici.
      Mmh, non credo. Il pubblico giapponese ADORA visual novel (che in Occidente praticamente non esistono) e JRPG che sono quanto di più verboso mi venga in mente.

      Due esperienze di gioco diverse quindi, più voyeuristica la prima (in definitiva i pacioccosi bimbi americani adoravano i giochi in FMV su MegaCD), più hardcore e concentrata sulla giocabilità pura la seconda, in tipico Nintendo-style.
      Inizialmente pensavo fossi ironico
      Credo invece che tu intenda "hardcore" in maniera diversa dal trend attuale, ovvero, come hai specificato, un prodotto più incentrato sul semplice giocare e senza riferimenti alla difficoltà. Questo è vero, com'è vero però che la Nintendo abbia privilegiato spesso atmosfere leggere e gameplay semplificati, sin dai tempi delle sfide con Sega. In un certo senso ha fatto bene, perché ha salvaguardato l'anima da "giocattolo" esemplificata da Garza, il che l'ha premiata commercialmente. Il punto è che l'età media del videogiocatore cresce di pari passo con la voglia di qualcosa di più complesso.

      La citazione di Garza, comunque, si riferisce al mercato moderno, generalmente profondamente deluso (se non per i giochi facilmente piratabili) da Nintendo nella fascia "anziana". Sulla Wii c'è roba per ragazzini, mentre quella per "adulti" l'hanno portata le terze parti e non ha venduto nulla: lo strepitoso Xenoblade Chronicles ha venduto 80mila copie in Europa, No More Heroes 2 poco di più, Madworld non ne parliamo. Questo stesso genere di gioco vende moltissimo di più su X360-PS3. Credo che il pubblico si stia dividendo, fortunatamente, lasciando le piattaforme Nintendo ai più giovani giocatori e non certo "hardcore", per il bene di tutti che potranno trovare un'offerta più misurata sulla proprie preferenze. Ho le mie preferenze, ma non dico che una macchina sia migliore dell'altra, semmai che, in accordo con Garza, due sono meno "giocattolose" dell'altra.

      PS: penso che la console più "rumorosa" non sia stata il Megadrive ma il PC Engine che è ultranipponico. Al Giappone piace anche il baccano e la difficoltà estrema, tant'è che hanno inventato il manic shooter, Mega Man e Ninja Gaiden. Un ultimo appunto: dici che preferisci le atmosfere rassicuranti e pacate della Nintendo e ti piace Catherine?!?

    • pckid73
      #5
      pckid73 ha commentato
      Modifica di un commento
      Catherine lo preferisco a L.A. Noire per il coraggio e l'innovazione, basandomi su quello che leggo e chiarendo che non ho giocato personalmente nessuno dei due titoli. Per "rumorosità" intendevo marketing, spot pubblicitari, dichiarazioni... ed indubbiamente le campagne Sega degli anni 80/90 erano molto più chiassose di quelle di Nintendo! Per quanto riguarda hard-core, infine, intendo un'esperienza di gioco più pura e concentrata sulla giocabilità, ma non necessariamente difficile (da Wikipedia, "more involved games that require larger amounts of time to complete or master", senza che venga fatto alcun riferimento esplicito al livello di difficoltà). Da questo punto di vista ho sempre ritenuto i titoli Nintendo (SNES/N64/Gamecube) più incentrati sull'esperienza stessa e meno sugli aspetti d contorno. Il Nintendo 64, anacronisticamente basato su cartucce rinunciando a qualsiasi genere di orpello, sintetizza alla perfezione questa politica.Aggiungo anche che non ho mai considerato i giochi Nintendo come "facili", tutt'altro! L'approccio di Nintendo è sempre stato quello di proporre titoli affrontabili su due livelli: quello del giocatore meno maturo, in grado di avanzare senza difficoltà insormontabili pur perdendo importanti elementi di gioco; e quello del "completista", del giocatore più esperto che affrontava sfide più importanti pur di scoprire tutto. Ho trovato Super Mario Sunshine molto difficile, ad esempio, sotto questo profilo. L'articolo che ho pubblicato sul mio blog spiega che la "storia" raccontata da Nintendo per il Wii ha coinvolto soprattutto un pubblico "casual", per cui è a questo mercato che hanno fatto riferimento gli sviluppatori di software, compresa Nintendo.

    • Big_Paul86
      #6
      Big_Paul86 ha commentato
      Modifica di un commento
      Io non la butterei sul piano della difficoltà, io ne farei invece una questione culturale. I giapponesi hanno sempre prodotto giochi, per quanto alle volte assai influenzati dall'estero, culturalmente figli del Giappone. Esaurita la carica di novità durata 20/25 anni, in cui il modo di giocare e le idee originali del sol levante hanno sorpreso l'occidente, adesso la produzione nipponica si trova in difficoltà perché non riesce a rinnovarsi a differenza dell'occidente che per lo meno riesce ad essere interculturale. Ricodiamoci che il Giappone è solo una nazione contro "il resto del mondo".
    L'invio di commenti è disabilitato per i non registrati.

ULTIMI ARTICOLI

Comprimi

  • Taito Milestones 3
    Sul fatto che la Switch sia (e sempre sarà) una console straordinaria credo che siamo tutti d’accordo, ma è altresì vero che il simbolo odierno di Nintendo non è esente da alcuni difetti. Analizzando questo terzo episodio della serie di Taito Milestones,...
    23-01-2025, 11:42

ULTIMI COMMENTI

Comprimi

Sto operando...
X