Il direttore esecutivo di Ubisoft, Yves Guillemot, ha recentemente concesso a Gamesindustry.biz (LINK) un'intervista che fa luce sulla politica (presente e futura) del publisher francese nei confronti di un settore, come quello del casual gaming, che risulta già validamente rappresentatto nell'offerta videoludica legata a tale etichetta.
Di seguito alcune dichiarazioni rilasciate in proposito dal dirigente:
<< Sul lungo termine non vedo alcuna ragione per cui il casual gaming non debba superare l’hardcore gaming in termini di profitti, anche perché c’è sempre più gente interessata a divertirsi con prodotti casual. >>
<< In Ubisoft siamo assolutamente entusiasti del successo di un prodotto come Just Dance, che ci ha tra l’altro dimostrato come ci siano tantissime persone che sono tranquillamente disposte a comprare un certo gioco, se come sviluppatore sei in grado di offrire loro esattamente ciò che cercano. >>
Guillemot ha precisato che, in ordine agli introiti della compagnia riferiti al 2010, l'utenza casual ha attualmente un peso pari al 40% (essenzialmente legato alle serie Raving Rabbids, Just Dance e Imagine).
Stando alle dichiarazioni del dirigente, poi, il publisher francese punta molto sul settore online con free-to-play e Facebook social games, come CSI: Crime City, Horse Saga e The Smurfs & Co.
Per quanto riguarda, infine, la ripartizione degli investimenti tra PC, mobile gaming e console, il direttore esecutivo di Ubisoft ha confermato che la compagia continua a scommettere su quest'ultime, ritenendole ancora competitive, a patto che in futuro garantiscano una spiccata flessibilità:
<< Vorrei più possibilità di interazione tra le persone e un opzione per adattare i contenuti dei giochi in base a ciò che gli utenti vogliono giocare. La diversificazione del software sarà uno strumento fondamentale per permettere ai giocatori di accedere esattamente al tipo di esperienza ludica che essi intendono vivere in prima persona. >>
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D'altra parte è verissimo che il mercato del casual gaming è magmatico e totalmente imprevedibile. Dato che l'utenza che "frequenta" più o meno saltuariamente questo genere di prodotti non può certo definirsi "dedita" ad essi (anzi...), va da sè che un publisher non possa e non debba contare molto su questo inaffidabile settore che peraltro non manca di subire l'influenza di variabili modaiole (anche se una società può sempre investirvi un tot in previsione di un eventuale ritorno, considerando che le somme messe "in gioco" non saranno mai impegnative come quelle imposte dai titoli "hardcore").
Anche se, a quanto pare, Ubisoft punta ancora molto sulle console, la politica del publisher francese potrebbe essere soggetta a rilevanti correzioni di rotta mirate ad indirizzare gran parte dell'offerta "casual" sugli smartphone e sui social games per PC. Probabilmente saranno proprio questi ultimi gli sbocchi relativamente più proficui legati al videogioco "disimpegnato" / "mordi-e-fuggi" che, grazie alla maggiore continuità legata ai social network, potrebbe anche attenuare un po' il carattere prevalentemente "saltuario" che al momento lo caratterizza.