Il mio autunno, da qualche anno a questa parte, si tinge di videogioco e mentre le foglie seccano e cadono dagli alberi, inizia il mio pellegrinare per due eventi che per quanto possano essere contrapposti, sia per tipologia, target e importanza/grandezza, si somigliano più di quanto si possa pensare. Sto parlando del Milan Games Week e di Brusaporto Retrocomputing. Il primo si svolge nella fashionissima Milano (da un paio di anni a Rho) mentre il secondo nell’hinterland bergamasco dove la dea bendata fa casa. Il primo tratta di videogiochi moderni e il secondo di Retrogaming e retrocomputing. Il primo è pieno di sbarbatelli giovani appassionati e il secondo è pieno di gente dal capello bianco. Il primo è frequentato da gente famosa osannata per qualche oscuro motivo e il secondo anche. Ecco se negli anni scorsi vivevo questi due eventi con spensierata scioltezza, mai come quest’anno hanno generato in me estraneità, disagio. Sapete quando ci si sente un pesce fuor d’acqua?
Partiamo da Milano. Il Milan Games Week mette in scena il videogioco moderno (c’è anche un apprezzabile angolino di retrogaming che, anche se poca cosa rispetto al resto, fa sempre piacere vedere) dove bambini accompagnati da povere e ignare mamme e ragazzetti vestiti alla cazzo girano per stand a fare code per giocare la prossima hit videoludica. Dovremmo essere invidiosi: avrei tanto voluto qualcosa del genere nel periodo d’oro: colori, suoni, Nintendo e Microsoft, Sony, cosplay, gioventù, selfie con lo youtuber famoso, musica, negozi di gadget, youtuber famoso, gamestop, radio 105, Fortnite, tornei, premi, PC Gaming e youtuber famoso, redattori, campioni mondiali di videogioco, esport e youtuber famoso. Se si ha poco poco superato la trentina ci si sente vecchi e inadeguati. E io sono inadeguato: guarda c’è CiccioGamer! E chi cazz’ è? Mondo Marcio canta sul palco! E chi cazz’ è?! Himorta fa autografi al Gamespot! E chi cazz’ è Himorta?! E potrei andare all’infinito. Quest’anno ho sentito solo parlare di gente che non conosco e non di videogiochi. La sensazione è che il videogioco fosse da contorno a questi VIP del nuovo millennio. Ti giravi e vedevi una fila di ragazzini e ragazzine ad uno stand di magliette e pensavi a come fossero fighe le magliette di quel negozio per poi scoprire che c’era qualcuno di famoso, non mi ricordo manco il nome, che era li a chiacchierare a turno con il fan e a firmargli un qualsiasi oggetto firmabile. Ti giravi dall’altra parte e vedevi un quasi quarantenne vestito come un coglione che era il beniamino di tanti ragazzini solo perché smanetta ad un gioco per cellulare su youtube. Allora cercavo con lo sguardo qualche videogioco per rinfrancarmi e gli stand più affollati erano quelli di Fornite, League of Legend e tutti questi pseudo videogiochi che qualitativamente fanno cagare al cazzo, ma che hanno un potere attrattivo impressionante. Si potrebbe conquistare il mondo con roba del genere. Non fraintendetemi, il Milan Games Week è una grande festa in cu si respira la classica allegria e spensieratezza dell’età media che riempie annualmente la fiera e va bene così. Offre quello che chiede il giocatore medio. Un videogioco un po’ diverso da come lo conoscevo e che si sta uniformando al mondo di oggi e Final Fantasy VII Remake sta li a ricordarmelo.
Dopo essermi riempito di contemporaneità videoludica è stata la volta di Brusaporto Retrocomputing, nel bergamasco, dove sapevo che il mio spirito da retrogiocatore di merda avrebbe avuto la sua dose di vecchiume assortito. E alla fine è stato così. In realtà a Brusaporto ci vado più per rincontrare vecchie conoscenze di RH con la quale ci faccio volentieri quattro chiacchiere. E così da un po’ di anni incontro il mitico MacDLSA, Ocram0806, Pmin, Saxabar, MBry0. Ho avuto modo di conoscere da vicino Bostik, Ikaris e tante altre simpatiche e genuine persone. Un’occasione per vederci e ricordare i bei tempi. Anche qui una piccola festa tra vecchi (in tutti i sensi) appassionati: Spectrum, Apple 1, panino e salsiccia, vecchi CRT, nickname o nome e cognome di utente famoso, foto Steve Jobs, coso che suonava con le frequenze del quale non ricordo il nome ma che ha rotto il cazzo per tutto il tempo, NES, Dreamcast, nickname o nome e cognome di utente famoso, C64, MIST, Amiga, Sega e CDX, nickname o nome e cognome di utente famoso, Lasergame, Dragon’s Lair, Coin op, discorsi sul razzismo, Texas Instruments, il culo inguardabile, Atari e Palcom MSX, nickname o nome e cognome di utente famoso. Circondato da gente che ne sa tanto. Peccato che questi appassionati se la cantino e se la suonino da soli. Sono sempre le stesse persone che vedi negli stessi gruppi Facebook che parlano sempre delle stesse cose. Gelosi del proprio sapere perché i giovani, quelli del Gamesweek, non capirebbero un cazzo. Mai come quest’anno mi sono sentito a disagio, fuori dal (loro) mondo. È la prima volta che ho respirato egocentrismo, poca voglia di parlare di videogioco e molta di sé stessi. Poche le persone che parlavano di videogiochi con entusiasmo a chi invece non ne capiva una cippa. C’erano bambini che giocavano con il Dreamcast, il Commodore, vecchia roba e nessuno che si avvicinava a loro per raccontargli cosa stessero giocando. Manco provarci. Guarda c’è il tizio che fa le dirette su youtube! E chi cazz’è?! Attaccavi bottone con uno e la prima cosa che ti diceva è che lui si chiama con nickname che sicuramente dovrebbe ricordarmi qualcuno. E chi cazz’è?! Mai sentito. Parli con un altro e ti snocciola il suo nickname con la classica sicurezza di chi ti sta dicendo di essere una star mondiale. Mai sentito. Un altro e ti dice che lui è il megasupercapo di un sito di retrocomputing. Mai sentito. Altri che ti parlano male di altri che non ho mai sentito. Non ho fatto altro che annuire con la testa ogni qualvolta mi menzionavano un tizio che avrei dovuto conoscere. Per me potevano dire un nome e cognome qualsiasi e avrebbero avuto ragione lo stesso. Eppure tra di loro sembrano conoscersi tutti e a quel punto ho realizzato di essere io quello fuori da questo ambiente.
Sono un retrogiocatore, ho fondato un sito di retrogaming che è aperto da più di dieci anni e sono una persona distratta, scusatemi.
Fra l'altro, tanto per sottolineare l'ovvio , io a questi eventi vado essenzialmente per giocare, mostrare hardware e giochi e far giocare... e non lesino certo in spiegazioni e curiosità a chiunque si mostri interessato
Ripensavo fra l'altro al fatto che dell'ultimo Vicoretrò il momento che ricordo più volentieri è stato un lungo co-op in 4 a Gauntlet IV su Mega Drive dove il gruppo degli avventurieri era guidato da un ragazzo che per età poteva essere mio figlio e conosceva i meccanismi di gioco per averli appresi dai Gauntlet recenti (in questo caso da "novizio" sull'argomento Gauntlet mi sono fatto insegnare l'ABC da lui )
Fortunatamente escono ancora giochi VERI come hollow knight o dead cells che riescono comunque a ritagliarsi il loro spazio alla faccia degli "AAA".
Alla fine cambiano solo i mezzi.
Grazie a Youtube adesso si può giocare a recitare ad essere quello che vuoi.
Quello che mi fa paura è la effettiva notorietà che si ottiene (ok non tutti) e il potere di influenzare le persone.
Non mi importa di essere fuori anch'io da questo ambiente, per me non è interessante.
La sola cosa che si può fare è crearsi la propria nicchia di amici, o come si suol dire adesso, di "followers".