L'altro giorno mentre lavoravo ad un sito e contemporaneamente guardavo la posta, mettevo una recensione su RH, vedevo se il Napoli aveva venduto Cavani e nel frattempo avevo ricevuto un sms sullo smartphone e un amico mi aveva contattato su Facebook, mi sono reso conto che grazie alla potenza delle attuali macchine che ci circondano (siano tablet, pc o smartphone) siamo in grado di vedere/fare tante cose simultaneamente. Si tratta del tanto discusso fenomeno del multitasking.
A sentirla, multitasking sembra una parola che potrebbe destare impressione e infatti il solo pensiero che io riesca a fare tutte le cose sopra elencate contemporaneamente dà una certa soddisfazione. Ma come diceva Lubrano, la domanda mi sorge spontanea: il nostro cervello è così evoluto da riuscire a vivere intensamente tutte le attività simultanee che facciamo? Ci rimane qualcosa?
Walter Kirn, famoso scrittore americano, ha scritto che siamo quasi arrivati al "multitasking crash": cioè se di solito non abbiamo tempo, ora che i computer possono fare di tutto, ne abbiamo meno. Secondo Kirn quando si "agisce in multitasking" non rimane nulla di quello che facciamo. Secondo me è vero: siamo così bravi ormai nel passare di palo in frasca che molte volte non riusciamo più a dare priorità ad una cosa piuttosto che ad un'altra. Forse non facendo bene nessuna di esse.
Il punto, secondo me, è che ci ritroviamo costantemente collegati con il mondo per cui ci distraiamo continuamente. Per esempio mi capita sovente la scena di contattare qualcuno su Facebook e di ricevere come risposta che sta studiando. E se studi cosa ci fai su FB? Anche io, e mi vergogno a dirlo, mentre scrivo questo articolo, sto facendo altre mille cose simultaneamente. Non riesco ad evitarle, è più forte di me. Anche io sono figlio del multitasking. Molto probabilmente tutti i fruitori del pc/smartphone/tablet sono figli del "faccio tutto in poco tempo e non ho mai tempo per fare tutto". Ma cosa c'entrano i videogiochi nel titolo dell'articolo? Pensate: multitasking, connessi perennemente, concentrazione spezzettata. I videogiochi moderni!
Con le nuove generazioni di console mi sono venuti i brividi nel constatare che ormai si pensa al "videogiocare" come una parte di tante cose da fare contemporaneamente con una macchina. Così, ora, mentre giocheremo saremo disturbati da qualche amico su skype, oppure metteremo il gioco in pausa per andare su internet o per guardare un film. Anche il videogioco si adegua al mondo che ci circonda.
Eppure c'era una volta il videogioco fine a se stesso. Accendevi la macchina, facevi partire il gioco e poi in solitario e staccato dal mondo facevi la partita, vivevi una storia, ammazzavi mostri immondi e salvavi principesse senza che nessuno potesse scassarti i cabazizi, per dirla alla Montalbano. Si giocava solamente e bastava quello, non c'era nulla che potesse distrarci.
Ma anche se Kirn ha scritto parole condivisibili riguardo al multitasking possiamo anche dire che non c'è bisogno di preoccuparsi tanto. In fondo il nostro cervello ha dimostrato di evolversi nel tempo e di adattarsi ad ogni evoluzione della tecnologia. Ci abitueremo come abbiamo fatto con molte altre invenzioni. Tanto c'è stato e ci sarà sicuramente qualcuno che ad ogni nuova invenzione griderà al decadimento della società.
Ecco, avere internet sempre a "portata di mano" ha anche i suoi pro. Poter pagare una bolletta del gas da internet mentre leggi le notizie sul sito dell'Ansa senza fare la coda alla posta con i vecchietti nostalgici è una bella "guadagnata" di salute. Secondo me il problema principale non sta nella tecnologia in sè e nel concetto del multitasking ma nella forza di volontà di ognuno. Conosco persone che quando vanno in campagna spengono tutto in barba di chi li vuole contattare, altri che persino sotto l'ombrellone hanno il tablet acceso per leggere con ansia le email di lavoro. Il punto è che siamo noi a decidere cosa fare. E in fondo, se non andiamo su internet mentre stiamo al bagno, non verrà mica la fine del mondo? O no?
Ora scusatemi, vado a vedere se il Napoli ha venduto Cavani...
Momento nostalgia finito, scusate, gran bell'articolo!
Quando sento che per alcuni giochi devi per forza essere connesso a internet mi prende male.
Come dice l'articolo, quando videogioco voglio tagliare i contatti col mondo, almeno per quelle orette (sebbene ultimamente gioco poco), come quando si legge un libro. Per me è sempre stato così.
In ogni modo, il punto è che la tecnologia odierna ci permette di portare avanti in contemporanea le più disparate attività... mentre gli spot pubblicitari e gli indirizzi su tutto ciò che "fa tendenza" ci "impongono" di sfruttare al meglio tutto ciò, lasciando intendere che colui che non si allinea al "sempre connesso & sempre condiviso" è all'incirca uno "sfigato" (con unica possibile scusante i raggiunti "limiti d'età"... che però, come la pensione, si vanno spostando sempre più avanti).
Ovviamente sta a noi in quale misura far uso delle possibilità offerte dalle moderne tecnologie... facendolo perchè vogliamo effettivamente sfruttarle, perchè stiamo effettivamente esercitando la nostra volontà o perchè ne abbiamo effettivamente bisogno (e diciamocelo: non di rado si tratta di un'enorme comodità).
Se viceversa lo facciamo in modo passivo, accettiamo appunto passivamente uno dei profili commerciali preconfezionati e pronti ad accoglierci. A quel punto "saremo connessi" e porteremo avanti molte attività "in contemporanea"... chiedendoci però quali di esse portiamo avanti per una nostra reale volontà e quali invece sono legate ad un fenomeno di emulazione-adeguamento-traino del/alla massa.
Ci danno ad intendere che possiamo fare tutto, sottintendendo che, in un certo qual modo, dobbiamo farlo. Ebbene: per passare dall'effettiva possibilità all'implicito ed ipotetico pseudo-obbligo, bisogna (in teoria) fare i conti con la volontà. Qual è la nostra reale volontà? Se ci focalizziamo su quest'ultima scopriremo che il multi-tasking che davvero vogliamo è meno "multi" di quanto il profilo commerciale che si tende ad imporre voglia far credere.
Leggevo su "Airone" che i pesci viaggiano in banchi per poter reagire meglio all'attacco dei predatori. Quando questi ultimi si gettano sul banco, i pesci fuggono in ogni direzione, disorientando così l'inseguitore. Questi, infatti, perde tempo prezioso ed esita nello scegliere quale preda inseguire... così, quando si decide, è troppo tardi e non di rado non riesce a prenderne neanche una.
Così il multi-tasking: potendo e "pseudo-volendo" fare tutto contemporaneamente, finiamo per non fare davvero nulla di quello che effettivamente vogliamo fare... o per lo meno finiamo per farlo senza dedicargli la concentrazione e il tempo che, a nostro avviso, meriterebbe.
Sarò pessimista, ma spesso e volentieri vedo solo una bot-NET di persone che facendo mille cose simultaneamente, alla fine nessuna di queste lascia un segno o comunque viene fatta al 100%.