Ogni disciplina ha i suoi Maestri, ogni sport ha i suoi Campioni, ogni epopea ha i suoi Eroi. Nel mondo dei videogames, i primi anni ’80 hanno visto crescere una concezione dell’intrattenimento ludico votata alla sfida più estrema, alla massimizzazione del risultato, al confronto su larga scala tra le eccellenze umane del joystick. Per divertimento, certo: ma anche per la gloria.
E così gli appassionati hanno cominciato a seguire le gesta di esseri inumani come Todd Rogers, dominatore dell’Atari 2600 dotato di una coordinazione occhio-mano pressoché sovrannaturale, conoscere personalità controverse come Billy Mitchell, il primo a completare la partita “perfetta” in Pac-Man (nel 1999), o ammirare record immortali come quello del compianto Scott Safran su Asteroids, che resistette incredibilmente dal 1982 al 2010, benché al momento del primato Scott fosse solo un ragazzo di quindici anni.
Dal 1981, molte di queste prestazioni sono state registrate ufficialmente grazie ad un apposito organismo creato da Walter Day, “Twin Galaxies”, che fra alti e bassi ha costituito e rimane tuttora il principale riferimento in tema di punteggi, la tela collettiva su cui i giocatori più capaci tracciano il proprio segno di grandezza.
Eppure, come in ogni campo agonistico, anche nel mondo dei videogames si celano storie e risultati rimasti per un motivo o per l’altro ai margini dell’ufficialità, avvolti dal mistero, ma forse per questo ancor più affascinanti: come Dorando Pietri, beffato da una squalifica che gli tolse una medaglia d’oro olimpica ma gli assicurò l’immortalità, anche alcuni draghi dell’universo arcade hanno visto riconoscersi una fama duratura a dispetto di un oblio patito nelle registrazioni formali.
Capita così che un grande appassionato inglese di un sito americano di retrogaming, Retro Uprising, decida di prendere ad oggetto un classico coin-op anni ‘80, Nibbler, per intervistarne i più grandi campioni, e che nella sua diligente ricerca si imbatta più volte in accenni e racconti circa un antico punteggio mai riconosciuto da Twin Galaxies, eppure accreditato da più parti.
Capita anche che questo appassionato, Josephjo, chieda informazioni ad un amico italiano, che incidentalmente è il sottoscritto: già, perché quel punteggio è stato raggiunto proprio nel nostro Bel Paese, e se vi va di sentire tutta la storia, preparatevi a fare un salto indietro nel tempo di quasi trent’anni.
Tempo di “video-atleti”
Legnano, 1984: Enrico Zanetti è un ragazzo di quindici anni che frequenta la scuola agraria. Nel tempo libero, si diverte con i videogames, privilegiando quelli da sala giochi. Oddio, parlare di "sala giochi" potrebbe essere fuorviante: Enrico ne frequenta eccome, ma la base prediletta del suo svago videoludico è un semplice bar, il “Bar Grillo”, attrezzato di diversi cabinati, sì, ma pur sempre un comune bar di provincia. Dal Bar Grillo alla carta stampata, la passione di Enrico per i videogames si riversa pure su un'ottima rivista edita da Jackson sotto l'emblematico titolo di "Videogiochi". Al suo interno, accanto a recensioni, articoli, rubriche della posta e tutto quanto contribuisce a colorire e rendere speciali le pubblicazioni videoludiche del tempo, si possono trovare spesso alcune pagine occupate da un'enorme tabella dedicata al sedicente "Scoreboard" dell'A.I.V.A., ossia: Associazione Italiana Video Atleti.
Questa curiosa associazione, fondata e di fatto "patrocinata" da Maurizio Miccoli, arcade-player eccezionale, si propone lo scopo di raccogliere i punteggi raggiunti da tutti i gamers italiani, invitati a documentare all'A.I.V.A. stessa i risultati conseguiti, generalmente con una fotografia spedita alla redazione di Videogiochi: l'emulazione è di là da venire, il concetto di "cheat" deve ancora nascere, e dopotutto i fruitori del servizio sono per lo più ragazzini, quindi il sistema, pur rudimentale, non si presta a violazioni rilevanti. I suddetti "ragazzini", però, sono fanciulli di un'altra epoca e, ludicamente parlando, di un’altra pasta rispetto ai coetanei odierni: se le pagine di Videogiochi, a leggerle oggi, trasmettono una certa tenerezza, per il linguaggio e la forma, le diverse puntate dello Scoreboard A.I.V.A. incutono sensazioni ben diverse. Quella era gente che spremeva i coin-op gettone dopo gettone, con una cocciutaggine e un impegno che trasudavano un misto di passione e sano agonismo.
Nel 1984 Enrico è appunto uno di questi maghi del joystick, i suoi punteggi sono importanti e anche lui non lesina di consegnarne talvolta le prove fotografiche a Videogiochi per vedere il proprio nome stampato sulla lista dei migliori. E' proprio scorrendo gli elenchi dei record che a Enrico viene l'idea di dedicarsi a fondo a Nibbler. Se volete avere un'infarinatura del gioco, qui trovate un'ottima RECENSIONE, ad ogni modo lo si potrebbe definire come l'antesignano del classico Snake. Quello che solletica la fantasia di Enrico è però il presentimento che quel titolo possa essere portato oltre una soglia mitica: IL MILIARDO DI PUNTI. Trattasi infatti di coin-op generoso in termini di score e di vite, tanto che i punteggi dei più capaci contano parecchi milioni. Il miliardo però, no: non l'ha ancora raggiunto nessuno in Italia... nel mondo, invece, uno soltanto: l'americano Tim McVey, con uno sbalorditivo 1.000.042.270. Ma Enrico sa di potercela fare, ed è un motivo più che sufficiente per provarci.
Il record
E' il 27 settembre 1984, e sono le 8:03 di un mattino di lunedì, giorno di chiusura del Bar Grillo. Ad Enrico, conoscenza abituale del locale, viene concesso di restare al cabinato in assenza di clienti, per essere disturbato il meno possibile. La partita prosegue ore ed ore: per un giocatore esperto come lui, Nibbler è anche, anzi soprattutto, una prova di resistenza, ed Enrico sa che ci vorrà parecchio tempo per infrangere la barriera a nove zeri. Mentre gioca, chiacchiera amabilmente con i due figli del proprietario, per stemperare la tensione, restare tranquillo e rilassato. L'impresa è titanica, una veglia bianca era già messa in conto: martedì mattina, dopo una notte insonne, Enrico ha già superato il record nazionale, precedentemente detenuto da Massimo Di Maggio con 577.114.420 punti.
Il fratello di Enrico passa a salutarlo in mattinata, portando un pizzico di preoccupazione “familiare”: il fresco campione italiano, appena quindicenne, non aveva avvertito che avrebbe passato la notte fuori casa, con comprensibile apprensione dei genitori! Nel frattempo, la voce del record in corso si sparge, il Bar Grillo apre i battenti e i curiosi cominciano ad affluire a frotte, attratti anche dalla notizia che si recheranno sul posto pure le telecamere di Antenna Tre, nota emittente locale. Intorno al pazzesco score di 915 milioni, tra le 20:30 e le 21:30, la promessa è mantenuta e una troupe di Antenna Tre registra un servizio rivolgendo anche alcune domande ad Enrico nel bel mezzo dell'azione. L'emozione si mischia all'allegria tipica della festa in piazza, dell'evento popolare: in serata sono necessarie le transenne per evitare che l'entusiasmo esondi. L'ambiente non è evidentemente il più idoneo alla concentrazione, se la intendiamo nel senso comune del termine. Ma per Enrico, con Nibbler come in altre prove di resistenza, si tratta piuttosto di connessione, di immedesimazione fisica: "io entravo in simbiosi con il videogame, era come un amico con cui giocavo... non mi stancavo affatto. A Bomb Jack (titolo ‘maratonato’ da Enrico sulle 20 ore...) mi sembrava di aver giocato qualche ora. Ero scocciato quando la sala giochi “mi buttava fuori” perché era ora di chiudere... ".
Il miliardo e il record mondiale sono il suo obiettivo, nulla lo può distogliere, il finale è già scritto: dopo quaranta ore e mezza di gioco, a mezzanotte e trentatre minuti Enrico lascia il cabinato con uno sconcertante punteggio di 1.001.073.840, superiore al 1.000.042.270 dell'americano Tim McVey. E' il miliardo. E' il record mondiale. Ma soprattutto, è quello che Enrico voleva: con una riserva ancora disponibile di ben trentotto vite, e pur essendo ben lontano dal limite della propria sopportazione fisica (lamenta solo un po’ di gonfiore a mano e caviglie), saluta tutti e chiude la maratona. Non è il punteggio in sé che gli interessava, ma la sfida. E l'ha stravinta.
Dopo il record: il torneo di Torino
L’indomani, Enrico reagisce a modo suo allo spicchio di celebrità che si ritrova cucito addosso: “il giorno dopo il record alle 7 mi sono svegliato, colazione e fuori in bici…. non ero affatto stanco. Il fotografo locale mi è venuto a cercare alle 12 (aspettando che mi svegliassi…) e si è stupito che fossi in giro… In quei giorni varie persone mi indicavano come “quello del record”, ma niente in particolare. Mia mamma era orgogliosa e lo raccontava a tutti (con un certo mio imbarazzo), con mio padre non ne feci mai alcuna parola...”.
Ma l’entusiasmo è ancora palpabile e, soprattutto, la comunità arcade italiana è più viva che mai: in men che non si dica viene organizzato un torneo ufficiale fra i più grandi campioni nazionali di Nibbler, da tenersi a Torino. Per intenderci, lo sponsor della manifestazione è nientemeno che Heineken, la nota marca di birra: non esattamente bruscolini.
Il 25 ottobre si presentano alla sala giochi convenuta, la Game House, questi cinque sfidanti, tutti omaggiati durante quel periodo elettrizzante da un’intervista personale su tre diversi numeri della rivista Videogiochi, che dedicherà anche uno speciale all’evento: Massimo Di Maggio da Torino, idolo di casa e primatista nazionale appena spodestato; Rosario Grifanti, anche lui da Torino; Massimo Gaspari e Stella Alberti da Brescia; e naturalmente, Enrico: la star.
La competizione si svolge secondo i canoni del tipico videogame da maratona, con i naturali risvolti persino divertenti che rispondono all’ovvio interrogativo dell’uomo comune: come resistere quasi due giorni filati davanti a un coin-op? Racconta a questo proposito Massimo Gaspari: “ogni 30 minuti i giudici passavano a vedere a che punto eravamo e segnavano il punteggio e le vite di riserva. Il numero dei livelli non si poteva sapere in diretta ma solo a fine partita veniva indicato. Alla fine della mia partita era uscito un 4774. I livelli del Nibbler sono 32 diversi. Poi si ripetono sempre veloci. Quando raggiungi il livello 99 il successivo torna ad essere il numero 80. Quindi alla fine si gioca solo sui livelli 80-99 all'infinito. Come forse sapete si vince una vita ogni 4 giri. Riuscivo a vincere circa 20 vite in 30 minuti. Ovviamente ogni tanto sbagliavo e quando dovevo andare in bagno (capita...) dovevo lasciare girare il gioco a vuoto, morivano alcuni serpenti ma ne avevo parecchi di riserva. Quando ho smesso l'ho fatto per stanchezza e non perché avevo finito le vite. Gli ultimi poveri serpenti li ho uccisi...”.
E' ormai evidente che l’attenzione e la curiosità degli appassionati si concentrano sulla lotta di resistenza, sulla sfida ad oltranza, e la classifica del torneo ne tiene conto, ponendo i partecipanti in graduatoria sulla base non del punteggio, ma della durata della partita:
1° - Massimo Di Maggio (Torino): 889 milioni in 38 ore e 20 minuti
2° - Rosario Grifanti (Torino): 620 milioni in 29 ore
3° - Enrico Zanetti (Legnano): 637 milioni in 27 ore e 20 minuti
4° - Massimo Gaspari (Brescia): 400 milioni in 19 ore e 44 minuti
5° - Stella Alberti (Brescia): 352 milioni in 19 ore e 7 minuti
La vittoria, insieme ad un curioso premio di 100 kg di bistecche, va dunque a Massimo Di Maggio, che tuttavia non riconquista il primato italiano nonostante (sono ancora parole di Massimo Gaspari)“giocò fino al sabato mattina (la partita iniziò alle 18 del giovedì) e quando lo portarono via (dopo oltre 38 ore) era distrutto e praticamente non muoveva più il braccio con cui usava il joystick. La sua sfortuna fu che non sapeva giocare con le due mani come me e quindi usando solo una mano non poteva riposare l’altro braccio”.
Enrico, il più atteso, si piazza sul podio ma a ben dieci ore dalla vetta. Del resto, per lui la sfida è benzina, ma la SUA sfida era stata un mese prima, al Bar Grillo, questa per lui fu forse meno sentita come lui stesso ammette molto onestamente parlando del suo rapporto con il gioco: “avevo dei riflessi di mani/polsi notevoli ed acutezza visiva notevole, gestivo lo schermo con molta facilità. Ho sentito di alcuni che a Nibbler dopo una montagna di ore non vedevano più nulla o a pallini... io vedevo benissimo. La testa era fresca, solo problemi di fiacche e motivazione... soprattutto a Torino, dove sono stato “suonato” bene bene...”.
Più nel dettaglio, Enrico ricorda così quella esperienza, comunque positiva: “a Torino sono arrivato motivato, ma lo sponsor mi concedeva di portare un solo accompagnatore. Io avrei portato mio fratello (con cui condividevo record a go-go in quel periodo), ho dovuto andare con mia madre (che aveva seri problemi di salute...). Tra l’altro mio padre per accettare di farmi perdere un giorno di scuola...: non vi dico.
Sono arrivato in un luogo sconosciuto, la macchina non la conoscevo ed aveva una manopola a me non familiare. La persona che più conoscevo era Massimo Gaspari con cui avevo chiacchierato un poco prima. Massimo Di Maggio era circondato di supporters, in queste condizioni è un miracolo il punteggio che ho fatto... ad ogni modo, mi sono divertito”.
Dopo i videogames: Enrico oggi
Fa davvero uno strano effetto, dopo un racconto simile, pensare che solo pochi mesi dopo Enrico di fatto smise di giocare ai videogames: “continuai per un anno circa poi abbandonai completamente i videogiochi, quando sei ragazzo gli interessi cambiano velocemente...”.
In ogni caso Enrico, il suo record e lo storico torneo di Torino hanno lasciato il segno e contraddistinto un’epoca frizzante come non mai per l’Italia dei videogames, un periodo di fioritura ludico-agonistica pressoché impensabile e sbalorditiva per chi, come me, non ha avuto la fortuna di viverla di persona. Che poi Twin Galaxies non abbia riconosciuto il punteggio, importa davvero poco. Per i dettagli sull’omologazione mancata e per una lunga e bellissima intervista ad Enrico vi rimando allo splendido SPECIALE di Josephjo su Retro Uprising, sito in cui troverete anche le opinioni dei più grandi campioni attuali del “Serpentone”, come la vecchia conoscenza Tim McVey ed il giovane Elijah Hayter.
Io in questa occasione ho voluto rispolverare quella che è a tutti gli effetti l’Età dell’Oro del mondo arcade di casa nostra, un periodo tanto divertente quanto irripetibile, purtroppo per noi. E durante questo piacevole excursus, ho potuto conoscere persone di grande disponibilità come il mio concittadino Massimo Gaspari e, naturalmente, Enrico, al quale ho posto qualche domanda a proposito di alcune mie curiosità personali, partendo naturalmente dalle più ovvie: cos’hai fatto dopo?
Enrico: “Mi sono diplomato all’Istituto agrario e poi ho conseguito la laurea in Agronomia. A sedici anni ho praticato tennistavolo per due anni, poi karate per tre anni e poi kickboxing fino ad oggi (sono cintura nera 3° dan e maestro di point fighting). Ora ho una famiglia e dei figli e non gioco più ai videogames da quei tempi...”.
RH: A quanto pare di capire ad un profano come me, Nibbler si basa molto sull’esecuzione di pattern fissi: non trovi che il tallone d’Achille di molti arcade anni ’80 fosse una certa meccanicità nelle azioni, specie nel caso di partite finalizzate a massimizzare il punteggio più che al divertimento in sé?
Enrico: “è proprio come dici e a me piaceva... sono sempre stato un maratoneta dei videogames, più duravo e meno spendevo e più contento ero... A me succedeva di entrare talmente in sintonia con il videogioco che era come se fossi dentro... come se ne facessi parte e non sentivo più nulla dell’esterno...”.
RH: Non è certo recente il dibattito sui possibili effetti negativi dell’eccessivo uso di videogiochi, antica diatriba che si incastra spesso nel gap generazionale tra genitori e figli: come reagivano i tuoi genitori vedendo che dedicavi tanto tempo ai videogames? Ne erano preoccupati? I tuoi risultati “di grido” hanno influito sulla questione? E se sì, in che modo?
Enrico: “Mio padre diceva “se studiassi un decimo di come ti applichi ai videogames saresti uno scienziato...”: non apprezzava. Mia madre si disinteressava completamente di me per via dei suoi problemi con alcol (è deceduta quando avevo diciotto anni)”.
RH: Quello che più mi ha colpito nella storia dei tuoi record è stato constatare che all’età di quindici anni tu ti ponessi degli obiettivi anche nel gioco, e li perseguissi con determinazione e impegno, mettendoti alla prova, spostando l’asticella del limite sempre più in alto. Personalmente arrivo a pensare che questa attitudine, favorita dalle caratteristiche dei coin-op del tempo, possa essere stata utile per un ragazzo a formarsi una certa “cultura” del sacrificio, o più semplicemente il concetto di guadagnarsi un traguardo con passione ed impegno. Contemporaneamente guardo i quindicenni di oggi e li vedo giocare o più in generale “divertirsi” con atteggiamento meno entusiasta e talvolta persino annoiato, lasciandosi quasi guidare passivamente dal videogame, vezzeggiati in questo anche da una difficoltà generalmente più bassa. Il mio è puro e nostalgico delirio da fresco trentenne, o condividi questa analisi? C’era un potenziale un pizzico più “formativo”, con tutte le virgolette del caso, nei videogames di qualche anno fa rispetto a quelli attuali? Quanto conta la sfida per te, nei videogiochi e nella vita?
Enrico: “La sfida prima di tutto!! L’imperativo era quello di trovare i “trick” per fregare la macchina e durare il più possibile... la macchina è stupida... noi no...
Poi la maratona è un’altra cosa... con Nibbler è capitato perché qualcuno prima di me l’aveva fatto e quindi mi ha incuriosito...
Nella vita è lo stesso... Ora sono direttore R&D per un’azienda multinazionale Pharma con un team di 12 persone e nello sport ho conquistato il 3° posto alla Coppa del Mondo nel 2007 (Veterans category) e quest’anno (a 43 anni suonati) ho deciso di riprendere le gare con l’obiettivo di vincere una Coppa del Mondo...”
A conclusione di questo lunghissimo articolo (quasi una maratona per i lettori, tanto per restare in tema!), vi lascio quindi con il video del record del 1984 insieme ad un contributo più attuale, in cui Enrico si allena in palestra: c’è proprio da credergli, oggi nello sport come un tempo nei videogames, Enrico vive di sfide e agonismo!
Si ringrazia per la collaborazione, oltre naturalmente ad Enrico Zanetti:
Josephjo di Retro Uprising
Massimo “.m.” Gaspari, Daniele “RAX” e Sandro “Nibbler69” di Arcade Extreme
Paolone di casa sua
Luca "Ikaris" Boldini
Detto questo complimenti per l'articolo e per averci fatto conoscere anche Enrico, direi un duro già a 15 anni
Un'articolo dettagliato su un argomento interessante che ho sempre voluto conoscere in dettaglio, ma non c'è mai stata l'occasione.
Complimenti.
Bravo Ikaris!
p.s. sono stato troppo serio per cui devo dire una delle mie boYate... ho letto nell'articolo su Retro Uprising che stanno preparando un filmato sui recordmen mondiali di allora, e vogliono includere anche Enrico. Sarebbe bello se facessero una gag del tipo lui che arriva in cosplay da Sagat e finge di staccare con un calcio rotante la testa "dell'usurpatore" del suo record di allora
Io sono più interessato all'aspetto comunicativo-espressivo che a quello competitivo-sportivo del medium videoludico (forse perchè ai vecchi giochi arcade sono sempre stato una schiappa ) e però non posso non rimanere affascinato da questa bella storia, che assomiglia a tante leggende metropolitane inventate di sana pianta che circolavano nelle vecchie sale giochi, e che invece è vera!
la mitica storia di enrico mi ha fatto tornare alla mente un appassionante film di pochi anni fa, The King of Kong (2007), sull'eterna sfida a donkey kong di due ragazzi americani, essenziale nella filmografia di ogni gamers. facilmente reperibile in rete in lingua originale è stato tradotto in italiano dagli instancabili traduttori di italiansubs.net. consigliatissima la visione, oserei dire doverosa...